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Spadafora contro la «deriva sessista» di Salvini. La replica: «Lasci»

gli insulti contro le donne del vicepremier

La polemica per l’intervista del sottosegretario pentastellato alle Pari opportunità torna ad avvelenare il cima nella maggioranza, coinvolgendo nello scontro altri ministri ed esponenti di M5S e Lega. E provocando l’annullamento «per motivi personali» della conferenza stampa di Spadafora sull’attuazione del Piano sulla violenza contro le donne

di Vittorio Nuti

9 luglio 2019


3′ di lettura

L’Italia «vive una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?». È quanto si chiede il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, in una intervista a Repubblica che riaccende lo scontro tra M5S e Lega. Come esempio di insulti contro le donne Spadafora Spadafora cita infatti «gli attacchi verbali del vicepremier alla capitana Carola definita “criminale, pirata, sbruffoncella”. Parole, quelle di Salvini, che hanno aperto la scia dell’odio maschilista contro Carola, con insulti dilagati per giorni e giorni sui social».

Il giudizio di fuoco del sottosegretario assai vicino a Di Maio scatena la reazione indignata del leader leghista: «Cosa sta a fare Spadafora al governo con un pericoloso maschilista? Se pensa che sono così brutto e cattivo, fossi in lui mi dimetterei e farei altro, ci sono delle Ong che lo aspettano». In conferenza stampa al Cara di Mineo Salvini sente odore di provocazione, ed è pronto a rimandare il pallone in campo pentastellato. «Per me il governo dura altri 4 anni, spero», avverte. Ma, aggiunge, «se ogni giorno c’è un sottosegretario del Movimento 5 Stelle che si alza e la “spara”, diventa impegnativo… Lavorassero, se invece hanno voglia di fare polemica io son qua a fare il mio lavoro e vado a fare un giro nel centro liberato». Nel pomeriggio, comunque, Salvini getta acqua sul fuoco: «Il governo non è rischio, se tutti lavorano il governo va avanti», rassicura i giornalisti alla Camera.

Com’è comprensibile, la polemica scatenata dall’intervista dilaga rapidamente nel corso della giornata, coinvolgendo nello scontro altri ministri ed esponenti dei due partiti. E provocando l’annullamento «per motivi personali» della conferenza stampa di Spadafora sull’attuazione del Piano sulla violenza contro le donne, ovvero lo spunto dell’intervista in occasione del primo censimento nazionale dei centri antiviolenza. Tra i primi a schierarsi, ovviamente dalla parte di Salvini, c’è il ministro dell’istruzione Marco Bussetti: « È inaccettabile strumentalizzare il tema della violenza sulle donne per demonizzare il nostro ministro che sta difendendo il paese». Netta anche Erika Stefani, ministro per gli Affari regionali in quota Lega, che considera «vile» utilizzare «il dramma della violenza che troppe donne hanno subito o subiscono per attaccare Salvini».

In casa Cinquestelle, il vicepremier e capo politico Luigi Di Maio si preoccupa di tenere a bada l’incendio, e raffredda le polemiche. «Quanto casino per un’intervista, ma è possibile che ora il problema di questo Paese debba diventare una intervista?», si chiede. E invita tutta la maggioranza «a lavorare piuttosto visto che i risultati ci sono. Sono già partiti quasi tutti gli appalti, il 96%, dei 400 milioni stanziati per i Comuni. Questi sono temi di cui deve parlare il governo e che ci rendono orgogliosi. Quindi lavoriamo e andiamo avanti».

Dall’opposizione di centrodestra, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, bolla come «delirante» l’intervista del sottosegretario. «Secondo il ragionamento di Spadafora – spiega Meloni solidale con Salvini – se critichi Carola Rackete sei un sessista, un odioso maschilista e sei responsabile di un clima di attacco ai diritti delle donne. Peccato però che il primo ad ignorare volutamente gli attacchi alle donne sia proprio lui che, da sottosegretario alle Pari Opportunità, non ha ritenuto opportuno spendere una sola parola di solidarietà nei confronti delle avversarie politiche, come la sottoscritta, raggiunta negli ultimi giorni da pesantissimi insulti e minacce di morte».

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