L’ultimo caso è avvenuto, stando alle indicazioni fornite dalla Uil, in occasione della manifestazione unitaria sul pubblico impiego, che si è svolta oggi a Roma. Secondo il segretario generale della Uil Fpl, Michelangelo Librandi, uno striscione «ironico» raffigurante Matteo Salvini e Luigi Di Maio è stato “bloccato” dalla Digos.
«Volevamo mettere lo striscione al Pincio questa mattina – ha raccontato il sindacalista – ma ci hanno bloccato perché troppo grande. Abbiamo poi provato a metterlo per strada ma è intervenuta la Digos, dicendo che visto che questo striscione era contro i due vicepremier non poteva essere aperto». Secondo la ricostruzione fornita dalla Questura di Roma, invece, alcuni manifestanti della Uil sono stati esortati a «rimuovere uno striscione posto su una parete di interesse storico culturale» nei pressi del Pincio. «Nessuna valutazione» è stata fatta sul contenuto, «ma, si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico, così come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, dove si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali».
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Di Maio: non ho mai chiesto la rimozione di uno striscione
A stretto giro, Di Maio (prima) e Salvini (dopo) hanno commentato l’episodio. Il leader pentastellato ha pubblicato lo striscione rimosso sul suo profilo facebook. A corredo dell’immagine, un post nel quale ha spiegato: «Giusto per chiarire e senza alcuna polemica: non ho mai chiesto e non mi sarei mai sognato di chiedere la rimozione di uno striscione che, ironicamente e pacificamente, critica il governo. La libertà di pensiero – ha concluso il pentastellato – vale sempre».
Salvini: faccio guerra a mafie non a striscioni
Pochi minuti dopo, è stata la volta di Salvini: «Mi occupo di lotta alla mafia, alla camorra, alla droga, ai trafficanti di esseri umani e non faccio guerre agli striscioni – ha sottolineato -. Infatti ce ne sono ovunque e di ogni tipo. Ho dato indicazioni, già nelle scorse settimane, di non intervenire. Rispetto ovviamente la scelta della Questura di Roma cosi come rispetto le forze dell’ordine che proteggono gli italiani dalla mattina alla sera».
La manifestazione sovranista a Piazza Duomo e la protesta di Zorro
Non è la prima volta che il leghista finisce nel mirino di questa forma di protesta. E non è la prima volta che sono intervenute le forze dell’ordine. Il 18 maggio a Milano i rappresentanti dei principali partiti euroscettici e sovranisti d’Europa vengono “convocati” a Milano dal leader leghista. La manifestazione si tiene in piazza Duomo. Un grande striscione con la scritta “Restiamo umani” viene srotolato da Riccardo Germani, un sindacalista dell’Usb travestito da Zorro che preso una stanza dell’albergo di fronte al palco per esprimere questa protesta. Lo striscione viene rimosso e Germani identificato. «Ognuno è libero di esprimere quello che vuole – commenterà poi Salvini -, io adoro Zorro, non mi piacciono le minacce di morte ma viva Zorro».
A Brembate intervengono i Vigili del fuoco
Nei giorni della campagna elettorale, che si concluderà con un boom della Lega alle urne, gli striscioni contro il ministro dell’Interno e i selfie “a tradimento” diventano due strumenti per contrastare l’offensiva elettorale del segretario federale del Carroccio. Il 13 maggio, su richiesta della questura di Bergamo, viene rimosso dai Vigili del fuoco uno striscione, su cui è scritto: “Non sei il benvenuto”, affisso al secondo e ultimo piano di una palazzina del centro di Brembate prima dell’arrivo nel Comune del bergamasco di Salvini. Il comandante dei vigili del fuoco della città lombarda Calogero Turtorici spiega che si è trattato di un «intervento tecnico chiesto dalla questura», effettuato a seguito di una «decisione presa dal dirigente del servizio di ordine e sicurezza pubblica». Dalla questura fanno sapere che la decisione è stata presa «per evitare possibili tensioni, come avvenuto in occasioni simili anche per esponenti politici di altri partiti, e senza intenti di censura».
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