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Sul Mes a rischio il Governo e il posto dell’Italia in Europa

maggioranza in tilt

Se lo spread tornasse fuori controllo il Governo cadrebbe e con esso la sua già fragile legge di bilancio, anche perché verrebbe meno il suo principale scudo: la benevolenza dell’Europa targata Ursula von der Leyen

di Alberto Orioli

3 dicembre 2019


Il fondo Mes, ecco le cifre sottoscritte dall’Italia e dagli altri Paesi aderenti

4′ di lettura

Lo spread, balzato a 175 punti quando il premier Giuseppe Conte parlava alla Camera del Meccanismo europeo di stabilità, è una febbre e segnala un rischio. È un avviso, come altre volte, di quello che potrebbe accadere all’Italia se continuasse a mostrarsi un Paese rissoso e di fazione come è stato ancora lunedì 2 dicembre.
O meglio: se si consolidasse l’idea di un Paese, in parte ancora scettico su euro ed Europa, non attrezzato a discutere argomenti complessi, come è appunto il Mes. Che, va detto chiaro, non prevede ristrutturazioni automatiche del debito, né prelievi forzosi dalle casse dei Paesi meno abbienti per favorire le famigerate banche tedesche. Né postula la prevalenza di euro-burocrati sugli Stati, ma semmai lascia uno spazio importante alla mediazione politica sulle condizioni da richiedere agli Stati in difficoltà che eventualmente facessero domanda di finanziamento. E, soprattutto, va ribadito che l’Italia non ha alcun bisogno di chiedere aiuti.

Un vantaggio dalle vendite in blocco
Forse è proprio il caos il risultato che cercava chi ha lanciato a freddo, e in modo corsaro, l’attacco al governo giallo verde sul Fondo salva Stati, cosa che ha indotto il senatore Mario Monti a prefigurare addirittura il rischio di aggiotaggio. Perché alla speculazione, in genere, gli stessi sospetti sulla percezione di una possibilità di difficoltà futura di un Paese dell’Eurozona sono sufficienti per monetizzare un vantaggio dalle vendite in blocco. Ed è chiaro che se lo spread tornasse fuori controllo il Governo cadrebbe e con esso la sua già fragile legge di bilancio, anche perché verrebbe meno il suo principale scudo: la benevolenza dell’Europa targata Ursula Von Der Leyen.

La Lega ha ripetuto il suo mantra sovranista, appoggiato da Fratelli d’Italia, ma è il Movimento 5 Stelle ad aver portato all’interno del fortino di Palazzo Chigi il tema che altrimenti sarebbe rimasto fuori, derubricato a innocuo argomento tattico usato da un’opposizione altrimenti marginalizzata.

Nessun blitz carbonaro
Il M5S, o meglio una sua parte, soffre la concorrenza leghista e Luigi Di Maio, la cui leadership è traballante, si vede stretto tra l’esigenza di dare voce all’ala destra del suo movimento e l’obbligo di fedeltà istituzionale a un Governo che è anche il suo Governo. Non a caso lo stesso Matteo Salvini nella sua requisitoria anti-Conte ha fatto propria la stessa posizione dei 5 Stelle illustrata alla Camera, in un continuo gioco di specchi che forse nasconde un idem sentire mai tramontato.

E non è l’unico tema: anche sul giustizialismo e sullo spirito anti industriale connaturato ai 5 Stelle Di Maio dovrebbe fare chiarezza per consentire al movimento di crescere e diventare finalmente un partito adatto a responsabilità di Governo.

https://www.ilsole24ore.com/art/sul-mes-rischio-governo-e-posto-dell-italia-europa-ACVhuo2

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