La decisione del Consiglio dei ministri. Non è previsto il quorum
(ANSA)
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Il Consiglio dei ministri ha deciso di indicare la data del 29 marzo per il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. La scorsa settimana era arrivato il via libera della Corte di Cassazione alla consultazione richiesta da 71 senatori di vari gruppi con firme depositate il 10 gennaio.
I tempi
Il Governo aveva 60 giorni di tempo per decidere la data del voto, che deve tenersi tra i 50 e i 70 giorni successivi. Escludendo le domeniche delle Palme (7 aprile) e di Pasqua (12 aprile) si sarebbe finiti al 19 aprile o oltre se si fosse concesso un dibattito pubblico ampio. Alla fine la scelta dell’esecutivo è caduta sul punta già al 29 marzo. Confermata così la volontà di accellerare i tempi: dato che la vittoria dei sì è altamente probabile, l’entrata in vigore della legge chiude la possibile finestra per tornare a votare con le regole attuali che pevdono l’elezione di 945 parlamentari.
I precedenti
Per il referendum confermativo su una riforma “bandiera” del Movimento 5 Stelle che taglia di netto il numero dei parlamentari (da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato) non è previsto quorum. Si tratterà del quarto referendum costituzionale tenuto durante la storia della Repubblica, dopo quelli del 2001, del 2006 e del 2014. Nei tre precedenti, due volte la legge approvata dal Parlamento senza la maggioranza dei due terzi è stata respinta dagli elettori, una sola (la riforma del Titolo V della Carta, approvata dalla maggioranza dell’Unione negli anni dei governo Prodi, D’Alema e Amato) è stata approvata ed è diventata legge costituzionale.
Conte: «Non mi preoccupa»
L’appuntamento elettorale non preoccupa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Siamo fiduciosi che ci sia un ampio schieramento dei
cittadini a favore di questa riforma». Dopo la consultazione il Governo potrebbe finire la sua corsa? «No direi, proprio di no, non vedo connessioni» ha risposto il premier a “Otto e mezzo” su La7.
«A meno di sei mesi dall’approvazione definitiva della riforma da parte del Parlamento la parola finale passa ai cittadini. Sarà una grande
pagina di democrazia» è stato il commento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro.
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