avvocatoinprimafila il metodo apf

Taglio dei parlamentari snodo della legislatura, chi lo tocca si scotta

La riforma costituzionale voluta dal M5s marcia spedita verso l’approvazione finale nonostante non piaccia a nessuno in Parlamento, eletti pentastellati compresi

 

2 agosto 2019


 

Chi tocca il taglio del numero dei parlamentari si scotta. Ed è per questo che la riforma costituzionale voluta dal M5s marcia spedita verso l’approvazione finale nonostante non piaccia a nessuno in Parlamento, eletti pentastellati compresi. L’ultimo dei quattro sì previsti dalla Costituzione è stato calendarizzato nell’Aula della Camera alla riapertura dopo la pausa estiva, il 9 settembre. Ed essendo la seconda ed ultima lettura sarà un sì o no secco, senza possibilità di presentare emendamenti e senza possibilità di voto segreto.

Taglio del numero dei parlamentari verso il sì finale
Dopo occorrerà attendere i tre mesi previsti in caso di approvazione con meno dei due terzi per dare agli aventi diritto (un quinto dei membri di una Camera o cinquecento elettori o cinque Consigli regionali) il tempo di richiedere il referendum consultivo. Ma nessuno, neanche il Pd e Fi che voteranno contro, avrà il coraggio di sottoporre al voto una riforma “anti-casta” così popolare. E dunque, se come in molti credono si andrà a votare nei primi mesi del 2020, il Parlamento sarà eletto con le nuove regole: 400 deputati invece di 630, 200 senatori invece di 315. Un taglio secco di oltre un terzo che riduce la rappresentanza lasciando intatto il meccanismo del bicameralismo paritario (due Camere che danno entrambe la fiducia al governo e che approvano le stesse leggi) con il conseguente rischio ingovernabilità ormai storico nel nostro Paese.

PER APPROFONDIRE/ Sì al taglio dei parlamentari, addio elezioni anticipate

La convinzione del Pd: salterà il banco prima del via libera?
In ambienti del Pd vicini al segretario Nicola Zingaretti si scommette tutto sul passaggio di settembre: Matteo Salvini – si dice – farà saltare il governo appena in tempo per non approvare in via definitiva il famigerato taglio dei parlamentari. E dunque si andrà a votare all’inizio del nuovo anno. Per quale motivo il leader leghista – è il ragionamento – dovrebbe ridurre la possibilità di accontentare le tante richieste di candidatura nella sua lista da parte degli amministratori del Nord e di allargare la Lega al Sud accogliendo i transfughi di una Forza Italia ormai in via di sfaldamento? Val la pena ricordare che con l’attuale legge elettorale non basta avere circa il 40% dei voti per ottenere la maggioranza in Parlamento ma occorre vincere anche nel 70% dei collegi uninominali: la conquista del Sud è per Salvini la conditio sine qua non.

 

 

www.ilsole24ore.com

Exit mobile version