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Taglio parlamentari a settembre, salario minimo e conflitto interessi al ralenti

Lo stallo sul salario minimo
In realtà è molto difficile che questi provvedimenti vadano in porto a settembre. È ancora stallo di fatto, per esempio, in Senato sul disegno di legge sul salario minimo che non riesce a concludere il suo iter in commissione. A dividere le forze di maggioranza restano i costi che rischiano di ricadere sulle imprese, stimati in circa 6 miliardi di euro se davvero si fissasse a 9 euro la paga oraria per chi oggi non rientra in un contratto collettivo nazionale. Dopo il «no» di tutte le parti sociali, i rilievi di Istat, Ocse, Aran, la Lega ha deciso una frenata temendo gli effetti negativi dell’introduzione della soglia minima di 9 euro lordi l’ora sul mondo produttivo di piccole imprese, artigiani e commercianti che storicamente rappresenta la sua base elettorale.

Che le basi per una intesa ci siano lo ammette anche la Lega, ponendo pero’ un paletto che lascia intuire come non si sia affatto vicini a chiudere: «L’accordo c’e’ se sarà a costo zero per le imprese» ha chiarito il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, insistendo sul fatto che già l’Italia è il paese con il piu’ alto costo del lavoro e non si può «gravare ancora soprattutto sulle piccole e medie imprese».

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Conflitto interessi al ralenti
Sulla legge sul conflitto di interessi, altro cavallo di battaglia M5s, va ricordata il 25 giugno l’audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera del presidente dell’Anac Raffaele Cantone, che ha auspicato «una legislazione omogenea e unitaria sulle tematiche del conflitto di interessi. Una legge che provi a recuperare le tante norme che sono contenute in tante leggi e che tra loro non sono neanche particolarmente coordinate». Ma prima della pausa estiva non sono previste altre audizioni. In mancanza di un testo base siamo ancora alle tre proposte depositate: di Anna Macina (M5s) che regola i conflitti delle cariche di governo (statali e locali) e dei componenti delle Autorità di garanzia e vigilanza, a quella di legge; di Emanuele Fiano (Pd) che avanza tra l’altro l’ipotesi “blind trust”; e di Francesco Boccia (Pd) sul conflitto di interessi digitale che prende di mira, pur senza citarla esplicitamente, la piattaforma M5s Rousseau.

Acqua pubblica in commissione
Non avanza neppure il disegno di legge sull’acqua pubblica. La pdl contenente “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” (primo firmatario la deputata Federica Daga), in linea con la proposta di legge di iniziativa popolare venuta fuori dal risultato del referendum del 2011, giace da ottobre 2018 in Commissione Ambiente a Montecitorio. Ed è rimasta a lungo ferma in attesa della relazione tecnica del Governo.

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