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Taglio parlamentari, ipotesi referendum il 22 o 29 marzo per «blindare» il governo

via libera della cassazione

A quel punto bisognerebbe attendere due mesi per il ridisegno dei collegi e si scavallerebbe l’estate, impattando sulla sessione di bilancio

di Emilia Patta

23 gennaio 2020


Stop a legge taglio parlamentari, raccolte firme per referendum

3′ di lettura

L’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione, con ordinanza depositata oggi, 23 gennaio, «ha dichiarato che la richiesta di referendum sul testo di legge costituzionale recante “modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, sorretta dalla firma di 71 senatori, è conforme all’articolo 138 della Costituzione ed ha accertato la legittimità del quesito referendario dalla stessa proposto». Via libera dunque al referendum confermativo – per il quale, ricordiamo, non è previsto il quorum – per far esprimere i cittadini sulla riforma costituzionale, “bandiera” del M5s, che taglia di netto il numero dei parlamentari: da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato.

VIDEO: Stop a legge taglio parlamentari, raccolte firme per referendum

60 giorni per decidere la data del voto
Per quanto riguarda la data del referendum, la convocazione spetta al Presidente della Repubblica con un suo decreto «su deliberazione del Consiglio dei ministri» che verrà appositamente convocato entro 60 giorni a partire da oggi, giorno in cui è stata depositata l’ordinanza della Cassazione che ha dato il via libera all’iniziativa. Entro due mesi, dunque, Palazzo Chigi deve decidere in quale data convocare le urne, decisione che deve essere presa in un periodo compreso tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo allo svolgimento del Consiglio dei ministri. Quindi si potrebbe votare tra gli ultimi giorni di marzo e giugno.

Con il voto a marzo governo «blindato»
La parola spetta ora al governo. Che a questo punto ha tutta l’intenzione e l’interesse ad indire la data del voto popolare il prima possibile. Dal momento che è facile prevedere la vittoria dei sì, prima entra in vigore la riforma prima si chiude la possibile finestra per tornare a votare in anticipo rieleggendo quasi mille parlamentari invece di 600 e rimandando di fatto il temuto “taglio” alla legislatura successiva. A maggior ragione se le elezioni regionali di domenica in Emilia Romagna dovessero andare male per il candidato democratico Stefano Bonaccini.

Le possibili date per arrivare almeno al 2021
Un voto ravvicinato per la conferma della riforma costituzionale blinderebbe di fatto il governo per molti mesi. Ipotizziamo un Cdm giovedì prossimo, 30 gennaio, che fissi la data del referendum a fine marzo (22 o 29). A quel punto occorrerebbe, anche volendo tornare alle urne, attendere due mesi per il ridisegno dei collegi dell’attuale Rosatellum (il 37% circa) in conseguenza del diminuito numero dei parlamentari: non si farebbe in tempo a svolgere le elezioni politiche a giugno, insieme alle amministrative, e scavallare l’estate significherebbe impattare con la sessione di bilancio. Legislatura blindata per almeno un anno, insomma.

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