Arresti e perquisizioni. Il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, è stato arrestato all’alba con l’accusa di corruzione. Secondo gli inquirenti, i pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, l’esponente grillino avrebbe incassato, in via indiretta e diretta, donativi in denaro da parte del costruttore Luca Parnasi, in cambio della spinta per il progetto dello stadio della Roma.
Suo sodale nell’attività criminosa sarebbe l’avvocato Camillo Mezzacapo, anche lui in carcere, mentre altri due intermediari, gli architetti Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli, sono ai domiciliari, mentre a piede libero sarebbero gli imprenditori Pierluigi e Claudio Toti, cui è stato interdetta, al momento, qualsiasi attività imprenditoriale.
Al centro di tutto, sottolineano i pm, ci sarebbe il sistema corruttivo, vero e proprio format messo in piedi da De Vito e Mezzacapo per trarre il massimo profitto dalla posizione ottenuta in seguito alla vittoria del Movimento Cinque Stelle alle elezioni capitoline. Un’occasione che Mezzacapo non esita a definire “congiunzione astrale”, come si rileva dalle intercettazioni, e che diventa anche il nome dell’inchiesta. Il traffico di influenze illecite e le condotte corruttive, rilevano gli inquirenti, sono relativi alla costruzione del nuovo stadio della roma, la costruzione di un alberto nei pressi della ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione degli ex mercati Generale di Roma Ostiense.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, De Vito e Camillo Mezzacapo, avvocato e intermediario nei traffici illeciti, avrebbero chiesto oltre 110mila euro (più altri 48mila) dagli imprenditori Claudio e Pierluigi Toti per la riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense.
Il quadro si è sviluppato in seguito all’inchiesta che ha portato all’arresto del costruttore capitolino Luca Parnasi e dell’ex presidente di Acea Luca Lanzalone. Per la precisione, gli inquirenti hanno notato una rete corruttiva più ampia ed efficace, in grado di raggiungere anche altri esponenti nel mondo dell’imprenditoria, come i Toti, sfruttando la posizione e le credenziali detenute all’interno dell’amministrazione capitolina. «Il sistema funziona secondo modalità collaudate ed attraverso soggetti esperti e ricchi di credenziali che si muovono in un indistinto connubio di lecito illecito, ove come una sorta di Giano bifronte accrescono la loro capacità d’influenza sul doppio versante a loro parimenti necessario dei rapporti normali con la società civile e di quelli opachi con il mondo illecito sottostante».
I due, dopo l’arresto di Parnasi, hanno continuato la loro attività criminosa, solo modificando alcuni dettagli del loro metodo: «un abituale canovaccio corruttivo che ha subito parziali modifiche a seguito dell’esecuzione delle misure cautelari nei confronti di Parnasi Luca e dei suoi correi, circostanza che li ha indotti – mettendoli in allarme – solo all’utilizzo di particolari accorgimenti e non anche, come sopraevidenziato, a desistere dai loro programmi criminosi».
Sul piano politico, la situazione è rovente. De Vito, personaggio importante del Movimento Cinque Stelle romano, fu il primo candidato sindaco pentastellato in Campidoglio, sfidando nel 2013 Ignazio Marino – e arrivando terzo. Alle elezioni successive, sconfitto alle primarie da Viriginia Raggi, riuscì a ottenere un altissimo numero di preferenze (da cui la presidenza del Campidoglio). All’interno del movimento, appartiene all’ala degli avversari del sindaco Raggi, insieme a Roberta Lombardi.
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