La maggioranza più larga possibile, di salvezza nazionale. Il perimetro parlamentare di Mario Draghi potrebbe spaziare dalla Lega a Leu, passando per Pd e M5s. Al primo giorno di consultazioni, mentre sfilano davanti al premier incaricato i piccoli gruppi parlamentari di Camera e Senato, fino a ieri indispensabili per immaginare un Conte ter, si intravede uno spazio politico prima inimmaginabile. La formula sarebbe il modello Ciampi, con pochi ministri ‘tecnici’ di alto profilo ad affiancare il premier sui dossier più delicati, come l’economia, la giustizia e forse anche la sanità, ma in Consiglio dei ministri i rappresentanti (magari anche i leader) di tutti i partiti.
E’ questa l’ipotesi che rimbalza nei rumors parlamentari. Draghi mantiene un riserbo assoluto, nei colloqui con le delegazioni, sulla forma politica che intende dare al suo esecutivo. Solo al secondo giro di consultazioni potrebbe scoprire le sue carte. Per ora prende appunti, ascolta, annota auspici e condizioni. Un governo di tutti – senza Fdi e forse un pezzo di sinistra – sarebbe la risposta più corale possibile all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’unità nazionale. Realizzarla non sarà semplice: la presenza di parte del M5s ma soprattutto della Lega è ancora un’incognita.
Le riforme, a partire da quella della pubblica amministrazione. Il piano vaccinale, come premessa indispensabile di una ripresa, non solo economica, che si annuncia “lenta”. Il Recovery plan come occasione storica, per l’Italia e per l’Ue, da non sprecare. I giovani e la scuola, i posti di lavoro da creare e l’appuntamento da far tremare i polsi, a stretto giro, con la fine del blocco dei licenziamenti. Ai rappresentanti dei piccoli gruppi parlamentari l’ex presidente della Bce fornisce in pochi tratti le sue priorità.
“Ha una visione”, commentano i più entusiasti. “Si vede che è abituato a far oscillare i mercati con le sue frasi: ogni parola al suo posto”, si stupisce un deputato. Ai gruppi chiede proposte e spunti, prende appunti, si sente dire a più riprese che il governo deve essere politico, che i gruppi parlamentari vanno ascoltati. Batte molto – questo lo riferiscono tutti – sul tasto della campagna vaccinale.
Che governo sceglierà per questa missione, è ancora un’incognita. Ma tra i partiti si diffonde la convinzione che non sarà solo tecnico, sarà anche politico. E non solo perché lo chiedono quasi tutti, a partire dai Cinque stelle. Ma anche perché portare in Cdm i rappresentanti dei partiti vorrebbe dire avere un più saldo canale con il Parlamento. Certo, comporre tutti i desiderata non è facile. Il Pd vorrebbe una maggioranza Ursula, solo con gli europeisti, senza Lega e Fdi. La Lega auspica forte discontinuità con il Conte bis, il che vorrebbe dire fuori i ministri uscenti (e il premier). Il M5s, che ha i numeri più importanti in Parlamento, vuole garanzie sui suoi temi e i suoi ministri. Forza Italia chiede rassicurazioni sul futuro Guardasigilli. A dare carta bianca sono +Europa e Azione, che si candidano a fare i pasdaran ‘draghiani’, mentre potrebbero stare fuori parte del M5s e anche i parlamentari più di sinistra.
La maggioranza potrebbe prendere forma nel secondo giro di consultazioni. Potrebbe essere quello il momento in cui emergeranno anche con più chiarezza i profili dei ministri. C’è chi ipotizza una squadra snella, “di competenti”. Per ora ci si affida solo a ipotesi e rumors, ci si interroga se Draghi al dunque farà la sua lista o chiederà ai gruppi di indicare rose di nomi.
All’Economia, c’è chi accredita l’ipotesi che il premier tenga l’interim, ma viene considerato più probabile che scelga un tecnico di sua fiducia come Daniele Franco o Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Daniele Scannapieco (Bei), mentre vengono considerate in ribasso le quotazioni dell’uscente Roberto Gualtieri.
Alla giustizia continua a farsi il nome di Marta Cartabia o Paola Severino. Un tecnico come Ilaria Capua potrebbe andare alla sanità, dove però non è esclusa la conferma di Roberto Speranza. All’interno Luciana Lamorgese potrebbe restare, anche se su quel ministero pesa l’incognita Lega. Carlo Cottarelli potrebbe entrare in squadra così come la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni.
Quanto ai politici, Nicola Zingaretti non sembra escludere del tutto un suo ingresso, se Draghi glielo chiederà. Per ora lo smentisce, ma non viene escluso, anche Giuseppe Conte, che con il suo sostegno ‘sposta’ il M5s. Potrebbe essere confermato per il M5s Luigi Di Maio e per il Pd Lorenzo Guerini, Dario Franceschini o Andrea Orlando se Zingaretti decidesse di no.
Matteo Renzi ai suoi esclude di essere interessato, potrebbe indicare Ettore Rosato o Maria Elena Boschi. Per Fi Antonio Tajani. Per la Lega, naturalmente, Giancarlo Giorgetti o un tecnico d’area. I desiderata dei partiti rischiano però di scontrarsi con i piani del premier incaricato e con la necessità di dare la sua impronta non solo sui temi, ma anche nella squadra, anche per superare i veti incrociati. C’è chi non esclude che alla fine i partiti possano entrare solo nei posti di viceministro o sottosegretario. Difficile, però, che si accontentino: il M5s l’ha detto più chiaro di tutti, se il governo non sarà ‘politico’ difficile che voti sì.
Fonte Ansa.it