La lista dei delfini spiaggiati si allunga. Stavolta addirittura con una doppietta: Giovanni Toti e Mara Carfagna che solo il 19 giugno scorso erano stati designati da Silvio Berlusconi a coordinare il rilancio di Forza Italia. Un destino forse segnato in partenza. Almeno a guardare i precedenti. Il Cavaliere prima o poi, con modalità diverse, ha sempre esautorato chi aveva chiamato al vertice del partito e a maggior ragione chi aveva tentato di raggiungerlo senza chiedere prima il permesso
di Barbara Fiammeri
Toti (Fi): ci serve un nuovo contenitore a fianco della Lega
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Il «che fai, mi cacci?» pronunciato da Gianfranco Fini, nella burrascosa direzione all’auditorium della Conciliazione nell’aprile del 2010 davanti a telecamere e taccuini, è il primo vero scontro sulla leadership del partito. Che allora era il Pdl, quel Popolo della Libertà nato dal discorso pronunciato da Berlusconi sul predellino della sua auto il 18 novembre del 2007 a Piazza san Babila a Milano, in cui alla fine confluì anche An, il partito allora di Fini. Come è andata a finire è noto: Fini, a cui Berlusconi chiese di dimettersi da presidente della Camera, fondò un suo movimento (Futuro e libertà) che ebbe però vita breve decretando anche la fine della carriera politica dello stesso Fini, travolto dallo scandalo dell’appartamento di Montecarlo.
La scissione dei finiani provocò però al Pdl un’emorragia di consensi alle amministrative della primavera del 2011 e Berlusconi, che doveva intanto fare i conti con il caso Ruby, decise di affidare il 1° luglio del 2011 la guida delpartito ad Angelino Alfano, che era allora ministro della Giustizia e suo fedelissimo. Ma l’idillio durò poco. Berlusconi, che con lo spread a 574 punti era stato costretto a dimettersi da presidente del Consiglio permettendo la formazione del governo Monti, lo riteneva senza “quid”, non in grado di assumere il ruolo di candidato premier alle elezioni del 2013. Un giudizio poco lusinghiero manifestato di fronte a molti giornalisti, che tenterà subito dopo di correggere ma che era effettivamente quel che pensava. Anche Alfano poi prenderà la valigia, decidendo di rimanere nel Governo Letta e di abbandonare Berlusconi che aveva deciso intanto di resuscitare Forza Italia.
Si arriva così alla prima investitura di Giovanni Toti. Siamo nel gennaio del 2014, Toti giornalista Mediaset, direttore di Studio aperto e Tg4, viene nominato dal Cavaliere consigliere politico. Il rapporto tra i due è tutto abbracci e sorrisi, come documenta la foto che li immortala sul balcone della Maison de relax di Gardone Riviera con Berlusconi stretto nel solito doppiopetto e Toti in accappatoio bianco. Dentro Forza Italia la decisione calata dall’alto non viene presa bene. Ma non c’è da preoccuparsi. Berlusconi non ha alcuna intenzione di abdicare e Toti lo capisce presto.
Dopo essere stato capolista della circoscrizione Nord occidentale alle europee del 2014, l’anno dopo Berlusconi lo impone come candidato governatore per la Liguria del centrodestra. Un ruolo che gli da visibilità e gli consente di ricavarsi uno spazio autonomo, di gestire direttamente il rapporto con la Lega di Matteo Salvini ma anche con Fdi di Giorgia Meloni e di smarcarsi da Berlusconi prendendo sempre più le distanze da Forza Italia. Il resto è storia recente. Dopo diverse “minaccie” di scissione e la costruzione di un consenso all’interno del partito, Berlusconi decide di accettare i suggerimenti di chi gli dice di trovare un compromesso con il governatore ribelle.
Si arriva così al 19 giugno, quando il Cavaliere decide di nominarlo coordinatore. Assieme però a Mara Carfagna, la deputata salernitana il cui consenso al Sud e in particolare in Campania è andato crescendo e che, pur evitando dichiarazioni belligeranti, aveva manifestato anche lei un disagio crescente per lo stallo nel partito.
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