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Tre giorni dopo il caso Soleimani, Conte fa un’intervista per dire che deve pensarci su

«Stiamo parlando di vicende delicate e complesse che, per essere valutate a pieno, richiedono anche informazioni di intelligence decisive per pesare tutti gli elementi». Così ieri Giuseppe Conte, in un’intervista a Repubblica, ha risposto alla domanda se la pratica dell’omicidio mirato messa in atto con Soleimani non meritasse un giudizio di merito. Cioè, in breve, con un no.

Ma è evidente dall’intera intervista che Conte avrebbe risposto allo stesso modo alla richiesta di un giudizio di merito su qualsiasi altra questione. Salvini parla di assenza dell’Italia in politica estera? «Non replico, non è il migliore frangente per le polemiche di politica interna». L’Ilva? «È un problema che abbiamo ereditato e che ci trasciniamo da anni. Detto questo, se si riferisce allo scudo penale, è emerso evidente come non sia questo il vero problema». La revoca della concessione ad Autostrade? «Ci confronteremo all’interno della maggioranza perché tutti siano coinvolti nella dimensione politica della decisione finale». Ma è rispondendo alla domanda se rifarebbe il governo con la Lega che il presidente del Consiglio offre la sintesi migliore del suo pensiero e della sua posizione: «Con il senno di poi, sarebbe facile dire di no. Ma il senno di poi in politica non sempre ha un senso».

Il significato più profondo di tutti i discorsi di Conte, infatti, è che nessun senno ha un senso, né prima né poi. Non c’è problema di merito che meriti un giudizio di merito, e non possa essere eluso con una risposta di metodo. Perché di tutti i problemi Conte è orgogliosamente ignaro, che si tratti delle decisioni di Matteo Salvini sulla nave Gregoretti o dei suoi rapporti con la Russia quando erano al governo insieme. Come lo sarà di tutto ciò che ha fatto oggi, quando qualcun altro gliene chiederà conto domani.

Lo dimostra, soprattutto, quell’incredibile risposta sulle «complesse vicende» iraniane, sulle quali ancora non potrebbe esprimere un giudizio perché «richiedono anche informazioni di intelligence decisive per pesare tutti gli elementi». E stiamo parlando di avvenimenti che risalgono a tre giorni fa. Dunque, le cose sono due: o abbiamo un serissimo problema di intelligence, o Conte ha proprio deciso di offenderlo, quel poco che resta della nostra intelligence.

 

 

 

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