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Un programma senza coperture: il nodo che i giallorossi non stanno sciogliendo

Ho letto con attenzione il programma M5s-Pd. Non indica alcuna copertura finanziaria, né per i 23 miliardi di euro necessari per sterilizzare l’aumento dell’Iva né per l’abbattimento del cuneo fiscale, né per le altre spese e investimenti di cui parla. Avanza però l’ipotesi che il governo con il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri voglia chiedere a una Commissione europea più benevola del passato maggiori margini di deficit (cioè debiti per le future generazioni).

Bruxelles può anche dire sì a una maggiore flessibilità, per ragioni più “anti-salviniane” che economiche, ma non potrà certo autorizzare uno sforamento del 3% del rapporto deficit-Pil e con ogni probabilità nemmeno il raggiungimento di quella soglia. Non basterebbe nemmeno, peraltro: calcolando che il deficit tendenziale sarà già sopra il 2%, e che ogni punto di deficit vale all’incirca 17 miliardi, significa che nella “migliore” delle ipotesi il governo Conte-bis avrebbe un margine di 14/15 miliardi. È una cifra molto inferiore a quello che serve solo per l’Iva, figuriamoci per il resto del programma.

Tutto questo ragionamento è fatto al netto di una questione per noi cruciale: aumentare ulteriormente il deficit pubblico è sbagliato e miope, per un Paese con un debito asfissiante e pericoloso. E questo non per le regole europee, ma per non sovraccaricare di ulteriori debiti e interessi i contribuenti italiani del futuro. Dunque, dove recuperare risorse? Quali spese possono essere ridimensionate? Si pensa forse di reperire fondi aumentando le entrate? Quando si parla di ridurre le “tax expenditures”, bisognerebbe usare meno latinorum e più chiarezza: ci stanno dicendo che dovremo rinunciare a detrazioni e deduzioni Irpef per evitare l’aumento dell’Iva. Sarebbe una intollerabile partita di giro, o meglio una presa in giro.

Con Più Europa crediamo invece che vadano abrogate e sostituite proprio quelle misure che più rappresentano una iniquità intergenerazionale.

Primo, va abolita Quota 100, che è una forma di pre-pensionamento a vantaggio di pochi lavoratori di oggi, a spese dei lavoratori più giovani, ma di cui tra qualche anno non potrà godere più nessuno.

Due, riteniamo che per il contrasto della povertà si debba tornare al vecchio reddito di inclusione (magari da irrobustire), rinunciando agli eccessi iniqui e assistenzialisti del reddito di cittadinanza. Sarebbero altri miliardi risparmiati. In più, crediamo che si possano e debbano fare delle scelte esplicite per tagliare miliardi di euro di sussidi fiscali ingiustificati, anti-concorrenziali e dannosi per l’ambiente oggi concessi ad alcuni settori economici. Ma di questo, come di altro, non c’è purtroppo traccia nel programma del governo.

Insomma, se è facile scrivere un libro dei sogni, realizzarlo è molto più difficile se non si parte dal nodo che i due nuovi alleati hanno finora eluso: come evitare l’aumento dell’Iva, come ridurre il cuneo fiscale, come finanziare gli investimenti evocati senza danneggiare finanziariamente gli italiani di oggi e di domani.

Postilla: non diteci “con la lotta all’evasione fiscale!”, perché sappiamo tutti che la lotta all’evasione si fa, ma non si può programmare negli esiti e soprattutto non si può usare come copertura estemporanea e contingente per scelte che devono invece essere stabili e durature negli anni.

*Piercamillo Falasca, vicesegretario di Più Europa

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/06/governo-pd-5-stelle-finanziaria-economia-crisi/43436/

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