…invece di prenderli a ceffoni, impallidisce. Le memorie di Ségolène Royal, testimone di un episodio sconcertante e della sudditanza dell’ora “senatore semplice” ai discendenti di Asterix. Buono solo per minacciare in patria
Claudio Bozza e Stefano Montefiori, Corriere della Sera
«Quello che finalmente posso dirvi» (edizioni Fayard) è il libro, uscito ieri in Francia, con il quale Ségolène Royal racconta trent’anni di lotte ambientaliste e femministe, e una carriera politica da protagonista. L’ex candidata socialista alle presidenziali del 2007, ministra per la prima volta 26 anni fa e oggi ambasciatrice nei negoziati per l’Artico e l’ Antartide, evoca un «dovere» di parlare: «Non avevo l’intenzione di scrivere subito sulla mia esperienza politica e umana – è l’attacco del libro -, ma nel momento in cui le donne si esprimono liberamente, in particolare con il movimento #MeToo, molte di loro mi hanno chiesto la mia testimonianza».
E per motivi diversi nessuno dei colleghi maschi ne esce bene: né l’ex presidente e padre dei suoi quattro figli François Hollande che l’ha «crudelmente tradita», né il presidente attuale Emmanuel Macron o gli ex premier Manuel Valls e Lionel Jospin, e neanche tre ministri francesi protagonisti, in due distinte occasioni, di commenti ignobili nei confronti di una collega italiana. Royal tace i nomi, «ma loro si riconosceranno».
Otto marzo 2016, vertice italo-francese a Venezia. «Lo scenario è magnifico. Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha fatto le cose per bene – scrive Royal -. Ci troviamo in un motoscafo nella laguna di Venezia all’uscita dell’aeroporto. Siamo in pochi. I due leader, due ministri uomini e me. I due ministri guardano il programma della giornata e bisbigliano tra loro lasciandosi sfuggire una grassa risata. Il mio sguardo chiede loro che cosa li fa divertire tanto e a quel punto li rivedo come se fosse oggi, stravaccati, senza alcun ritegno, scoppiare a ridere citando il nome di una ministra italiana che parteciperà alla riunione di lavoro: “Quella lì dev’essere brava a fare altro, mica la politica”».
Nella ricostruzione di Ségolène Royal, «il presidente francese fa finta di non avere sentito nulla mentre Matteo Renzi impallidisce e incrocia il mio sguardo costernato. Non può rimproverare i ministri francesi. Vado in suo – e anche in mio – soccorso perché ero davvero scioccata come ministra e umiliata come donna, e rispondo loro “Poveri abbrutiti, ma vi siete visti?”».
Interpellato dal Corriere, l’ufficio stampa di Renzi offre un versione diversa, pur confermando il passaggio in motoscafo durante la visita a Venezia. «Renzi era in motoscafo con Hollande insieme a Royal e alle ambasciatrici Maria Angela Zappia e Catherine Colonna, oltre all’ ambasciatore italiano in Francia Giandomenico Magliano. Non c’erano ministri».
Secondo i collaboratori dell’ex premier nessuno sentì commenti sessisti, né Renzi – che pure parla il francese – né gli ambasciatori Zappia e Magliano. «Probabilmente le frasi incriminate furono dette in presenza della delegazione francese. E se comunque furono pronunciate pubblicamente nessuno degli italiani le sentì». Ségolène Royal scrive peraltro che non era la prima volta. Il 24 febbraio 2015, in occasione del vertice franco-italiano precedente, stavolta all’ Eliseo, le due delegazioni sono sedute a tavola una di fronte all’ altra per la colazione di lavoro.
«Alla mia destra un ministro, e non dei meno importanti, si accosta a me e mentre la stessa ministra italiana prende la parola mi dice: “Hai visto quella? Sarebbe più brava a fare qualcos’altro, mica a occuparsi del suo ministero”. Non credo alle mie orecchie. La stessa volgarità che in motoscafo a Venezia. Quindi, è così che certi uomini parlano delle donne nell’esercizio delle loro funzioni. Non so che cosa mi ferisce di più: se la frase in sé, o che quel ministro abbia immaginato che la sua riflessione stupida mi avrebbe fatto ridere».