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Uso e abuso dei commissari straordinari, ma solo la politica può risolvere i problemi

 

L’Italia, un paese di commissari. Tecnici, quando scende in campo la Nazionale di calcio. Di polizia, quando ci sono stragi ed eventi di portata nazionale. E poi ci sono quelli straordinari. In questa categoria ne troviamo tantissimi e per tutti i gusti: per questioni europee, nazionali, locali e anche sconosciute ai più. La denominazione, riportata con un sofisticato burocratese, nasconde tante storie, molto diverse l’una dall’altra. Eppure, un dato sembra chiaro: un numero così ampio di casi mostra bene come la soluzione preferita per risolvere i mali endemici di politica e Pubblica Amministrazione sia solo una: ricorrere ai mezzi straordinari.

La lista pubblicata dal Governo riporta ben 31 Commissari straordinari. Una lista che comprende solo quelli di nomina governativa, perché quelli relativi alle tante aziende in crisi (Mercatone Uno, Whirpool, Ilva…) sono chiaramente tenuti fuori.

Non mancano però gli esempi interessanti. In Toscana, e più precisamente a Follonica, c’è il “Commissario straordinario del Governo per il recupero delle balle di rifiuti plastici pressati (Combustibile solido secondario) perse dalla Motonave “IVY” nelle acque del Golfo di Follonica”. Una definizione chilometrica che nasconde però un danno ambientale gravissimo. L’incarico, affidato al Contrammiraglio Aurelio Caligiore, è quello di recuperare 56 ecoballe di plastica perse dalla nave nel 2015. Una storia passata sotto silenzio per quattro anni. C’è il rischio di rovinare in maniera permanente uno dei tratti più suggestivi della costa tirrenica, premiato appena lo scorso maggio con la bandiera blu per “la qualità ambientale della località costiere”. E intanto le balle di plastica giacciono in fondo al mare.

Un’altra peculiarità tutta italiana poi è il dialogo tra Commissari. Come nel caso di Campione d’Italia, enclave italiana in Svizzera. La sua storia è legata al fallimento del Casinò, chiuso più di un anno fa. Da allora né il commissario della struttura da gioco, Maurizio Bruschi, né il Commissario prefettizio Giorgio Zanzi (a cui si è aggiunto anche un subcommissario, il prefetto di Como Michele Giacomino) sono riusciti a risollevare concretamente il territorio.

Nel caso dell’enclave, tra tanti commissari Basettoni, la vera assente è solo la politica. Con troppi mesi di ritardo Roma ha cominciato a interessarsi al problema campionese. La chiusura del Casinò, di proprietà comunale, ha fatto fallire Campione, costretta così a licenziare i suoi dipendenti pubblici, lasciare i suoi bambini al freddo nelle scuole e obbligando i suoi abitanti a rinunciare alle cure mediche, perché ritenute troppo costose. Storie incredibili per un paese civile come l’Italia. E intanto l’ombra del Canton Ticino, che vanta un credito di cinque milioni di franchi, incombe minacciosa. Più che un Commissario, servirebbe un miracolo.

Ma c’è chi ha troppo, e chi troppo poco. Sembra quasi strano, ma è così. Questo è il caso di Vera Corbelli, sul cui tavolo ci sono due dossier abbastanza spinosi. Infatti, è sia “Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” sia “Commissario straordinario per la progettazione l’affidamento e la realizzazione dei lavori relativi alla “depurazione delle acque reflueda eseguire nei comuni di Napoli est”. Due città, un solo commissario. In questo caso probabilmente sarebbe servito anche qualche esperto in più, vista la situazione emergenziale vissuta dai due territori. Ma tant’è. A volte la politica dà e a volte toglie.

 

 

 

 

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