di Carlo Marroni
(© José Enrique Molina)
2′ di lettura
La vicenda che ha visto l’allora avvocato Giuseppe Conte fornire un parere legale a favore di una cordata di azionisti impegnato su Retelit era già nota da oltre un anno, poco dopo il suo arrivo a Palazzo Chigi come presidente del consiglio della coalizione giallo-verde. La novità di queste ultime settimane è il presunto legame con l’altra vicenda, quella dell’immobile a Londra comprato dal Vaticano nel 2012 assieme al finanziere Raffaele Mincione attraverso il fondo Athena Global Opportunities.
Fondo da cui la Santa Sede è uscita il dicembre 2018 riacquistando l’intero immobile, rilevando quindi la quota del 55% di Mincione. Lo stesso finanziere una settimana fa in un’intervista al Corriere della Sera aveva parlato di un investimento della Segreteria di Stato di 200milioni di dollari, di cui 80 utilizzati per il 45% dell’immobile e il resto per acquisti azionari, in tre titoli di società quotate a Piazza Affari: Banca Carige, Tas e Retelit, una società di telecomunicazioni che gestisce anche una rete in fibra ottica.
Quindi, sempre secondo la ricostruzione di Mincione, la Santa Sede per un periodo è stata proprietaria pro quota di azioni Retelit, anche nel periodo del 2018, anno in cui tenta la scalata candidandosi anche come presidente della società. Tentativo poi non andato in porto. A dicembre l’uscita della Segreteria di Stato dal fondo Athena. E’ in quella fase che spunta il nome di Conte il quale però non risulta aver interagito direttamente con la Santa Sede.
La partecipazione della Segreteria di Stato al fondo Athena dura fino al dicembre dello stesso anno, quando su spinta del nuovo sostituto alla Segreteria di Stato Edgar Pena Parra si interrompe il rapporto con Mincione (gli investimenti non avevano dato i frutti sperati, anzi) e si riacquista l’intero immobile con un bonifico di 44milioni di sterline, via Credit Suisse, attraverso l’intervento del finanziere italiano basato a Londra Gianluigi Torzi. L’inchiesta vaticana aperta mesi fa e culminata a inizio ottobre nella sospensione di cinque dipendenti (anche se Il direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza è stato praticamente prosciolto, come emerso dal comunicato ufficiale della scorsa settimana) farà luce anche sull’aspetto di come il fondo Athena abbia agito con i soldi del Santa Sede su acquisti azionari, e non solo su i ben più sicuri immobili.
www.ilsole24ore.com