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Venti di crisi, ora il leader leghista guarda a renzi

politica 2.0economia società

di , Lina, Palmerini

14 febbraio 2020


(REUTERS)

2′ di lettura

Dopo la sconfitta in Emilia e il sì al processo sulla vicenda della nave Gregoretti votato ieri dal Senato, si potrà dire che è la seconda battuta d’arresto per Salvini. Sì, ma da che punto di vista? Certamente da quello della spallata al Governo, meno sotto il profilo dei consensi.

Fino al 26 di gennaio, cioè poche settimane fa, il leader leghista aveva centrato la sua strategia tutta sulla capacità di assediare il Conte II. Dunque teneva su la sua propaganda promettendo il massimo che può fare un capo dell’opposizione: decidere la fine dell’Esecutivo in carica. Il colpo, però, non gli è riuscito. Le urne emiliane hanno sabotato il suo piano e adesso la decisione di Palazzo Madama indebolisce ancora di più il progetto di far saltare la maggioranza. Semmai, ora, a dare la spallata potrebbe essere Renzi ed è per questa ragione che nella Lega si guarda a lui con un ritrovato interesse (sembra pure ricambiato). Insomma, Italia Viva potrebbe dare al Capitano quello che lui non è riuscito a ottenere anche se le vie dei due leader si separano su un punto: uno vuole le elezioni, l’altro no. Andrebbe costruito un punto di incontro, magari un governo a tempo simil-istituzionale ma i colloqui tra i due partiti sono appena agli inizi.

Intanto nel partito di Salvini si contano i danni e i benefici del via libera al processo. I vantaggi che si aspettano riguardano una ripresa di consensi per la Lega. Si vedrà nei prossimi giorni dai sondaggi e alle regionali di maggio ma non c’è dubbio che una eventuale via crucis processuale dell’ex ministro dell’Interno restituisce smalto in un momento in cui era appannato per la sconfitta emiliana. Tutte le carte che si era giocato lì, inciampi inclusi, l’avevano consumato nei temi e nell’esposizione mediatica. Adesso invece i senatori gli restituiscono un argomento con cui parlare agli italiani, la difesa dei confini. E lo rafforzano. Che questo processo abbia risvolti tonificanti per il Capitano lo si è visto dalla mossa di Giorgia Meloni. Ieri, è andata al Senato per stargli a fianco capendo che questa vicenda riporta i riflettori sul suo alleato. E lei si è presa un po’ di quella luce.

Poi però c’è pure la parte amara per Salvini, quella dei danni perché in caso di condanna scatterà la legge Severino quindi ci sarà la decadenza da senatore e l’incandidabilità. Non è uno scherzo. Sarà un handicap per lui – anche se continuerà a fare il segretario politico – e per il partito che dovrà scegliersi un vertice istituzionale diverso. Se ne comincia a parlare mentre a voce più alta si parla di un’altra riorganizzazione: quella del programma. Nel senso che un partito del 30% non può fare battaglie solo sugli sbarchi mentre emergono nuove priorità e la sinistra si attrezza. Ne è consapevole Giancarlo Giorgetti: «Servirà aggiornare l’agenda su due temi principali: ambiente e sviluppo sostenibile; natalità. È necessario il nostro punto di vista su questi due fronti per dare risposte credibili a un’opinione pubblica più consapevole e soprattutto per declinarli in termini di crescita». I confini non bastano e, per riuscire a governare bene, nemmeno i processi.

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