Due esponenti della Lega (di cui uno ex M5S), uno di Forza Italia (il presidente Vitali), Fdi e Pd: sono i membri della “giuria di appello” interna a Palazzo Madama
di Riccardo Ferrazza
Due esponenti della Lega (di cui uno ex M5S), uno di Forza Italia (il presidente Vitali), Fdi e Pd: sono i membri della “giuria di appello” interna a Palazzo Madama
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Vitalizi, al Senato si prepara l’atto secondo. Dopo la decisione di giovedì 25 giugno della commissione Contenziosa di Palazzo Madama di cancellare la delibera che ricalcolava retroattivamente e al ribasso i trattamenti pensionistici degli ex parlamentari, la parola passa ai “giurati” dell’organismo interno di appello: il Consiglio di garanzia . Che, a differenza del “tribunale” di primo grado, è composto solo da senatori.
Nel verdetto della Commissione contenziosa, presieduta da Giacomo Caliendo (Fi), determinante è stato il voto dei due giuristi esterni: non è bastata la contrarietà dei leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi (fino a qualche giorno fa esponente di M5s), perché a favore della cancellazione della delibera dell’ottobre 2018, oltre al presidente forzista, hanno votato Gianni Ballarani (professore di diritto privato alla Pontificia università lateranense) e Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto (giurista ed ex rettore della Lumsa).
Il cosiddetto “taglio dei vitalizi” è una bandiera dei Cinque Stelle, non a caso i più furiosi dopo la sentenza di giovedì («ha ferito il PAese» ha detto Luigi Di Maio). Ma il Movimento 5 Stelle non ha propri esponenti nella commissione di Garanzia dove siede un quintetto di senatori (scelti tra gli eletti di Palazzo Madama che siano magistrati, professore universitarie in materie giuridiche, avvocati) così distribuiti: due della Lega, uno del Pd, uno di Fratelli d’Italia e uno di Forza Italia. Sulla carta tutti favorevoli a ripristinare il taglio, almeno a giudicare dalle dichiarazioni dei loro partiti negli scorsi giorni.
Luigi Vitali, 65 anni, avvocato penalista pugliese alla quinta legislatura (eletto con Forza Italia ma passato al movimento di Giovanni Toti “Cambiamo!”), già sottosegretario alla Giustizia nei Governi Berlusconi, è il presidente dell’organismo. In attesa del ricorso che dovrebbe essere presentato dal Segretario generale del Senato Elisabetta Serafin (entro trenta giorni dalla deposizione delle motivazioni) avverte: «Se dovessi pizzicare i componenti del collegio che presiedo – ha scandito in un’intervista al Fatto quotidiano – , che sono eletti nei partiti e nei movimenti che si sono espressi contro la decisione di Caliendo, non secondo diritto come hanno fatto finora, ma sulla base di altre valutazioni, farò tutto quello che mi consentono le norme per denunciare questo comportamento. Non sono disponibile a subire decisioni politiche».
Nel suo lavoro Vitali sarà affiancato dal vicepresidente Ugo Grassi, esordiente al Senato, eletto con il Movimento 5 Stelle ma passato a dicembre 2019 con la Lega («Non puoi rimanere in un partito in cui tutte le decisioni sono decise dai vertici» disse per motivare la sua scelta). Nato a Napoli, residente ad Avellino, 54 anni, Grassi è professore ordinario di Diritto civile. «Il passaggio alla Lega frutta solo il risparmio dei 300 euro della piattaforma Rousseau – raccontò il 14 dicembre -. Per il resto la Lega chiede il versamento di 3.000 euro mensili di contributo», una cifra che «serve anche a restituire i 49 milioni». Il reddito imponibile 2019 di Grassi è 91.820 euro.
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