Secondo uno studio della Commissione europea, l’assenza di una legge di protezione degli informatori provocava, in termini di benefici mancati, un danno che andava da 5,8 a 9,6 miliardi di euro nell’Unione Europea nel suo complesso. E solo per il settore degli appalti pubblici. Una legislazione comune per un sistema di Paesi come l’Europa, intrecciati e collegati per geografia ed economia, risultava necessaria.
«I casi più recenti come LuxLeaks, Panama Papers e Football Leaks», spiega la relatrice del provvedimento, l’europarlamentare francese di S&D Virginie Sozière, hanno contribuito a portare allo scoperto storie, notizie e inchieste importanti – alcune, addrittura, hanno fatto crollare governi. Ma hanno anche messo in luce «la grande precarietà di cui soffrono oggi gli informatori». il fatto che uno di questi sia stato appena catturato dalle forze dell’ordine e sarà estradato negli Stati Uniti è stato segnalato con la dovuta preoccupazione. A Julian Assange, forse come risarcimento, il Parlamento di Strasburgo ha assegnato un premio giornalistico.
Secondo il provvedimento, le aziende (che superano i 50 dipendenti) e le istituzioni (con esclusione dei comuni piccoli) dovranno predisporre a livello interno dei canali di sicurezza attraverso i quali i whistleblower potranno comunicare le segnalazioni “proibite”. La norma prevede anche di poter depositare le informazioni in via diretta alle autorità nazionali, agli organi e alle agenzie della Ue e, in alcuni casi specifici, anche in via pubblica, per esempio ai media.
Questa ultima possibilità può avvenire se si presentano alcune condizioni particolari: se c’è già stata una denuncia che non ha avuto seguito, o se si sia di fronte a un pericolo di interesse pubblico. Oppure ancora, se il whistleblower si trovi a rischiare una ritorsione personale.
Si quest’ultimo punto il Parlamento europeo ha insistito molto: la legge vieta le rappresaglie e stabilisce alcuni provvedimenti per evitare che il whistleblower venga sospeso, licenziato, declassato, intimidito. Lui, ma anche chi lo circonda: sono compresi, nella protezione, anche i suoi colleghi e familiari. I Paesi si sono impegnati a fornire, proprio per fare fronte a queste situazioni, il pieno accesso a consulenze per i ricorsi e alla difesa legale (nel caso in cui dovesse partire una querela o, peggio ancora, un processo). È previsto anche sostegno economico e, soprattutto, psicologico.
Insomma, come ha detto la Rozière, si tratta di un «segnale forte» che l’Europa ha voluto dare proprio «alla fine dei lavori di questo Parlamento Europeo». Quello che viene dopo, chissà cosa farà.
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/04/17/whistleblower-europa/41843/