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Zingaretti riparte (anche) dall’economia circolare

Il Pd di Nicola Zingaretti riparte (anche) dall’economia circolare. Per i non addetti ai lavori lo staff del neo segretario del Pd e governatore del Lazio rimanda al caso della Saxa Gres di Anagni, in provincia di Frosinone: la più grande fabbrica di piastrelle fuori dal distretto di Sassuolo, forte di un brevetto industriale rivoluzionario, in grado di prendere i residui di un inceneritore e trasformarli in un sampietrino green che permetterà alle città di pavimentare le strade senza ricorrere alle lontane cave di basalto della Cina.

Un bell’esempio di economia circolare: l’inceneritore non deve smaltire rifiuti in discarica, la fabbrica ex Marazzi Sud di Anagni (Frosinone) riapre e dà lavoro a 100 operai, la cenere diventa materia prima, l’ambiente ringrazia e anche l’economia. Il tutto il cofinanziamento della Regione Lazio, appunto. Ebbene, Zingaretti è in procinto di presentare le sue proposte per un’economia sostenibile, proposte che saranno con spirito bipartisan messe a disposizione anche di chi nel governo giallo-verde vorrà ascoltare. E uno dei punti qualificanti è proprio quello dell’economia circolare: «La proposta è quella di introdurre una fiscalità Iva di vantaggio per l’economia circolare, con una differenziazione delle aliquote tra i diversi impatti e cicli realizzativi che premi i beni che hanno un minore impatto ambientale», spiega il responsabile economico in pectore del Pd zingarettiano Antonio Misiani (la nuova segreteria sarà nominata la prossima settimana).

D’altra parte di svolta green del Pd si è a lungo parlato nelle scorse settimane, e il cosiddetto New Deal verde era punto qualificante della mozione congressuale con cui Zingaretti ha vinto prima il congresso tra gli iscritti e poi le primarie aperte il 3 marzo scorso. Il concetto base è che «la sostenibilità ambientale da vincolo deve trasformarsi in una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività». Deve insomma diventare «un’opportunità per centinaia di imprese italiane a innovare, crescere e creare lavoro, innanzitutto nel Mezzogiorno».

Centrale la politica industriale: nel pacchetto di proposte per un’economia sostenibile che Zingaretti sta mettendo a punto si punta molto sugli incentivi fiscali alle imprese. «Una forte spinta allo sviluppo sostenibile – si spiega – potrebbe derivare da una riforma fiscale green che, mantenendo invariata la pressione tributaria complessiva e prevedendo misure compensative per evitare impatti sociali e territoriali negativi , trasformi i sussidi dannosi per l’ambiente in incentivi per la riduzione dell’inquinamento, renda le accise sui carburanti proporzionali al contenuto di carbonio fossile (C02 emessa al litro) e il bollo auto proporzionale all’inquinamento effettivamente generato da ciascun veicolo».

Non mancheranno inoltre: un nuovo piano di manutenzione del territorio e delle piccole opere contro il dissesto idrogeologico (5 miliardi di euro l’anno); l’incentivazione della produzione di fonti rinnovabili; la spinta alla transizione verso la mobilità elettrica; un grande programma di riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati. «Saranno proposte per il Paese, a disposizione di tutti», insistono da Largo del Nazareno. Difficile, tuttavia, immaginare un’azione bipartisan su questi temi. Quel che è certo l’insistenza del Pd zingarettiano sull’economia sostenibile punta a intercettare, in vista delle europee, l’onda verde internazionale. Con un occhio particolare alla “base” verde del Movimento 5 stelle, presumibilmente delusa dalla politiche del governo giallo-verde.

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