Roma, 30 ottobre. – Misurazione della vista a domicilio per bambini e addirittura neonati o per chi è impossibilitato ad uscire di casa, come anziani e disabili, con strumenti spacciati come ultra tecnologici e in grado di rilevare la giusta gradazione per i nuovi occhiali da acquistare, naturalmente nel negozio di riferimento, anche in presenza di gravi patologie dell’occhio. Il tutto gestito non da esperti oculisti, ma da titolari di centri ottici, che addirittura si vantano di ‘scippare’ il lavoro ai medici postando sui social foto delle visite a domicilio.
Succede a Roma, ma questo è solo un esempio dei tanti casi di abuso della professione oftalmologica che avvengono in tutta Italia. La denuncia arriva direttamente dall’Associazione Italiana dei Medici Oculisti, che per accendere i riflettori sul tema ha scritto una lettera al Nas di Roma, alla Federazione nazionale degli ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri e all’Ordine dei Medici di Roma, chiedendogli di intervenire.
“La diagnosi deve essere effettuata rigorosamente da un medico oculista- dice Luca Menabuoni, presidente di AIMO- Gli ottici possono correggere solo vizi di rifrazione contenuti, non visitare. La visita è una prestazione medica e chi non è medico non deve mai assolutamente eseguirla, soprattutto su bambini, disabili o affetti da patologie. Ancora più fuorviante per la salute pubblica, inoltre, è che si sponsorizzi l’utilizzo di una strumentazione capace di poter rivelare le patologie in atto dell’occhio, cosa assolutamente non vera. Questo crea falsi negativi e ancora peggio tranquillizza pazienti affetti da gravi malattie progressive e silenziose, come il glaucoma, che solo un esame specialistico può evidenziare e quindi controllarne l’evoluzione. A nostro avviso attività del genere sono un abuso della professione medica. Chiediamo per questo un intervento per modificare l’impostazione e i contenuti sia del materiale pubblicitario sia delle iniziative stesse che ricadono nell’abuso di professione medica”.
Intanto oculisti e ottici si confronteranno proprio su questo tema il prossimo 8 novembre a Francavilla al Mare (Chieti), in occasione del Terzo convegno interdisciplinare ‘Qualità della visione. Incontro-dibattito: la legalità degli atti professionali’, organizzato dal dottor Michele Marullo, primario di Oculistica dell’ospedale Santo Spirito di Pescara. L’evento, patrocinato da AIMO e dalla ASL di Pescara, è anche un corso formativo (da 8 crediti ECM) a numero chiuso e limitato a 100 posti (l’iscrizione è gratuita e si effettua entro il 31 ottobre 2019 online sul sito www.athenacongressi.it).
“In questo terzo incontro- spiega Marullo, responsabile scientifico del corso- oculisti, ortottisti ed ottici optometristi avranno l’opportunità di confrontarsi sulle problematiche di confine, quali la refrazione, la contattologia, l’ipovisione, le dislacrimie, la qualità della correzione tempiale o corneale e molto altro, ma soprattutto di interagire, in un dibattito aperto e al cospetto di autorevoli rappresentanti sia legali sia professionali, per discutere dei ruoli e delle competenze delle specifiche specialità”.