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ANCHE PER I PROFESSIONISTI RICONOSCIUTA MALATTIA

di Vincenzo Caccioppoli

Martedì 21 dicembre 2021, la Commissione bilancio del Senato ha
approvato l’emendamento alla legge di bilancio che introduce una nuova
disciplina a tutela delle partite Iva in caso di infortunio e malattia. La
modifica, di fatto, prevede nuove regole per la gestione degli
adempimenti in caso di sospensione delle attività per cause considerate
di forza maggiore, in modo tale da assicurare maggiori garanzie sia ai
liberi professionisti che agli intermediari (Consulenti del lavoro e
Commercialisti) che li seguono. Questa è una decisione che i
professionisti aspettavano da anni e che ora è diventata realtà grazie al
lavoro del senatore Andrea De Bertoldi, di Fdi, della commissione
finanze e banche del Senato.
A premere affinché l’emendamento venisse approvato è stata soprattutto
l’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC), con una lettera inviata
al Senato a seguito del parere negativo sull’emendamento arrivato dalla
Ragioneria di Stato. I blocchi alla modifica della disciplina non hanno
fermato i portavoce della proposta, appoggiati poi dal Senato.
“Oggi è una giornata bellissima – ha dichiarato il Presidente Marco
Cuchel dopo il passaggio in Senato – per tutti i lavoratori professionisti
del nostro Paese e aver dato il nostro contributo come associazione al
conseguimento di questo storico risultato è motivo di grande orgoglio e
soddisfazione.”.
L’emendamento prevede che gli adempimenti per i professionisti malati
o vittime di infortunio, sia ricoverati in ospedale che a casa, siano sospesi
nel caso di periodi di malattia superiori ai tre giorni. Tutela anche per i
parti prematuri, nonché in caso di interruzione di gravidanza. Più tempo
per inviare le comunicazioni, inoltre, nell'ipotesi di decesso del
professionista. Anche se, comunque, nel caso di sospensione dei termini
saranno dovuti gli interessi al tasso legale. L’emendamento approvato
con la legge di bilancio ingloba il ddl sulla malattia dei professionisti,
presentato ormai più di due anni fa (era l'agosto del 2019) sempre dal
senatore di Fratelli d'Italia Andrea de Bertoldi, che più volte è stato
discusso in Parlamento senza mai successo. Alla base della mancata
approvazione, almeno fino ad oggi, motivazioni economiche. La
ragioneria generale dello stato aveva infatti sempre bloccato la norma,
per la quale la legge di bilancio stanzia invece 21 milioni di euro all'anno.
Vengono quindi accolte le richieste più volte sollevate dai consigli
nazionali di garantire una tutela al professionista in caso di malattia, che
si traduce in una sospensione automatica dei termini di eventuali
scadenze che arrivino proprio durante il periodo di degenza. Le

disposizioni si applicano a tutti i casi di infortunio, seppure non avvenuti
in occasione di lavoro e a tutte le malattie professionali e a tutti i termini
con «carattere di perentorietà e per il cui inadempimento è prevista una
sanzione pecuniaria e penale». Al professionista non potrà essere
imputata nessuna responsabilità per le scadenze da eseguire nei sessanta
giorni al verificarsi dell’evento. La proroga sarà concessa solo se tra le
parti esiste un mandato professionale antecedente alla data del ricovero.
La norma identifica poi le varie fattispecie collegando ad esse le
tempistiche dei rinvii; nel caso di malattia o infortunio i termini saranno
sospesi a decorrere dal giorno del ricovero in ospedale o dal giorno
d'inizio delle cure domiciliari fino a 30 giorni dopo la dimissione dalla
struttura sanitaria o la conclusione delle cure domiciliari, considerando
sempre periodi di degenza superiori ai tre giorni. Gli adempimenti
sospesi dovranno poi essere eseguiti entro il giorno successivo a quello di
scadenza del termine del periodo di sospensione. La sospensione dei
termini si applica poi, come detto, anche nell’ipotesi di decesso del libero
professionista, sempre purché esista un mandato professionale tra le
parti avente data antecedente al decesso. In questo caso, lo stop sarà di
sei mesi dalla data della morte. In presenza di false dichiarazioni, la pena
va dai sei mesi ai due anni a cui si aggiunge una sanzione da 2.500 a
7.750 euro. Le sanzioni riguarderanno anche i soggetti che aiuteranno i
professionisti a dichiarare il falso, come medici o altri operatori sanitari.
La norma è stata accolta con grande soddisfazione da parte delle
categorie professionali.

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