Francesco Cavallaro segretario generale Cisal
Pubblicato il: 30/10/2019 16:19
Fisco, moneta elettronica e rappresentanza. Questi i temi affrontati da Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, la Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, in occasione del consiglio nazionale di Rimini. “Il problema principale – afferma – che vorrei affrontare è come recuperare e porle a disposizione della collettività le decine e decine di miliardi sottratti dalla evasione fiscale ed evasione Iva. Noi abbiamo continuato a chiedere a gran voce l’introduzione del contrasto di interessi, abbiamo notato che nel precedente governo vi è stata attenzione, tanto è vero che siamo stati sollecitati a trasmettere un documento in proposito, richiesta alla quale abbiamo prontamente risposto”. “Ora – sottolinea – leggiamo di un tentativo, di introdurre una sorta di contrasto di interessi, timido, in ritardo e condizionato da uno strano obbligo di utilizzo della moneta elettronica, operante solo su alcune categorie di esercenti o produttori di beni e servizi. Che, se non vi sono ulteriori novità, dovrebbe partire nel corso del prossimo anno, quindi già depotenziato negli effetti per quanto riguarda il 2020”.
“Sembrerebbe – avverte Cavallaro – che sia sfuggito qualcosa perché non si comprende la ratio. Invece il nostro timore è che ci siano delle motivazioni, per ora ignote, ma che vanificano o riducono al minimo l’effetto del contrasto di interessi“. In primo luogo, continua il segretario generale della Cisal, “l’obbligo di pagare con carta elettronica che è associato alla possibilità di poter ottenere questo presunto sconto-rimborso-beneficio al cittadino derivante dal rilascio dello scontrino fiscale a seguito del pagamento elettronico”.
“Temiamo che – rimarca – impostato così si rivelerà un buco nell’acqua. Le categorie presso le quali si dovrebbe poter attivare il meccanismo di contrasto di interessi, sono limitate e ciò potrebbe indurre una specie di meccanismo concorrenziale e quindi non avere effetti concreti. Se vi sono categorie commerciali o altro in questo elenco occorre vedere con quale frequenza il singolo cittadino vi ricorre e se la capacità concorrenziale della categoria è tale da convincere il cittadino che è più convincente del presunto bonus che lo Stato gli riconoscerebbe”. “E forse – dice – ciò spiega l’obbligo del pagamento elettronico e il limite all’utilizzo del contante, azioni che tutto sommato sono vessatorie nei confronti dei cittadini. Quindi, non siamo di fronte alla attivazione del contrasto di interessi a tutto tondo, ma di un timidissimo approccio e con molti limiti“.
Per Cavallaro: “Non bisogna legare l’introduzione del salario minimo alle norme sulla rappresentanza sindacale“. “La Cisal – spiega – si è dichiarata, anche durante il governo precedente al primo governo Conte, favorevole alla introduzione di un salario minimo, pure registrando che ben poche sono le voci sindacali favorevoli alla istituzione del salario minimo, oltre quella della Cisal”.
“Quindi – dice – vi è una linea di coerenza indiscutibile della nostra organizzazione su questo importante aspetto. Ma il legare a un eventuale provvedimento di legge sull’introduzione del salario minimo anche le norme sulla rappresentanza sindacale è a nostro avviso profondamente errato, non ci spaventa, ma siamo contrari e ovviamente in tal senso ci siamo fermamente espressi”.
“Ma – sottolinea – ci auguravamo e ci auguriamo, invece, che si apra un dibattito su questo tema e che, per quanto complicato e oneroso, in fase di avvio e ci attendiamo che l’esito sia la mera applicazione dell’articolo 39 della Costituzione e, quindi, del successivo articolo 46. Ma a quanto pare, almeno al momento, non pare che vi siano le condizioni e vi sono tentativi di non affrontare la semplice applicazione di tali articoli”.
“Paradossalmente – afferma Cavallaro – l’applicazione di tale articolo risolverebbe anche tutti i problemi che hanno i vari soggetti istituzionali che si devono confrontare con le organizzazioni sindacali e che probabilmente possono ricevere dinieghi e veti circa le opportunità di aprire il confronto, democraticamente, con tutte le rappresentanze sindacali”.
“Basta solo e semplicemente – auspica il leader sindacale – applicare la Costituzione. Applicare l’articolo 39 e quindi l’articolo 46. Il problema non è che la Cisal non vuole una legge sulla rappresentanza e rappresentatività, il problema è che dalla entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana ad oggi non sono stati applicati tali articoli e, in alternativa a ciò, si è detto e fatto di tutto. La Costituzione è estremamente chiara tutto il resto è un arzigogolare mirato ad eludere il dettato costituzionale”.
“Ai governi – ribadisce – abbiamo sempre cercato di dare i nostri contributi in termini costruttivi, ma fermi nella difesa dei diritti dei lavoratori e dei pensionati e continueremo a farlo. Certo, comprendiamo che possa risultare indigesto e possa non gradire la nostra compagnia, a chi guarda con interesse la gestione della previdenza complementare, e sentirci dire che noi vogliamo che siano abolite la Dini e la Fornero”.
“Così come – ammette – può risultare indigesto sentirci dire, come abbiamo detto, che la Ape volontaria è una vergogna e che l’opzione donna non è una opzione ma qualcosa che deve essere definito diversamente da opzione. E’ altrettanto sicuramente indigesto per qualcuno il fatto che ribadiamo che ai lavoratori del pubblico impiego deve essere riconosciuto il periodo di blocco dei contratti ai fini previdenziali affinché essi non paghino una tassa alla insipienza altrui per tutta la loro vita”.
“E’ sgradevole – continua Cavallaro – sentirci dire che è indigeribile il blocco delle perequazioni delle pensioni dopo che per una vita si sono pagati i contributi, che, ancorché lievemente mitigato dal governo precedente, rimane pur tale”.
“Comprendiamo – sottolinea il leader della Cisal – che sia sgradevole sentirci dire che il Sud langue, e lo diciamo con cognizione perché lo viviamo così come per il resto del paese, e che occorre intervenire e diciamo anche come. Risulta anche forse non piacevole sentirci dire che vedere impegnati ben 23 miliardi per le clausole di salvaguardia non ci pare una soluzione adeguata a fronte di un paese che vede aumentare la povertà e segnatamente i bambini in povertà“.
“Queste cose e altre ancora – rimarca – le abbiamo dette sempre e le diciamo e le diremo, ma non a tutti sono gradite, ma è un problema loro, non nostro. Noi siamo stati e sempre lo saremo a dare il nostro contributo e assumerci le nostre responsabilità ma a dire le cose in modo chiaro. Noi andiamo avanti perché questa è la Cisal, da sempre con la schiena dritta, da sempre nata dai lavoratori e dai pensionati e fatta dai lavoratori e pensionati e continua a crescere“.
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