Pubblicato il: 19/02/2020 11:07
“Libertà, partecipazione, uguaglianza e universalismo sono i valori fondanti che ancor oggi stanno dentro quello che abbiamo definito ‘Il Quadrato delle tutele‘, scegliendolo come slogan per il 75° dell’Inca; quello stesso Quadrato scelto dalla Cgil, tanti anni fa, come simbolo della più qualificata organizzazione di rappresentanza degli interessi delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e dei disoccupati”. Così il presidente dell’Inca, Michele Pagliaro, ha ricordato questa mattina, nella sede della Cgil a Roma, i 75 anni del patronato.
“La nascita dell’Inca -ha ricordato Pagliaro- è strettamente intrecciata in quella faticosa opera di ricostruzione del nostro Paese, uscito dalla guerra in condizioni disastrose e con una popolazione ridotta alla miseria, a cui Giuseppe Di Vittorio, insieme ai Padri Costituenti, volle offrire il tanto atteso riscatto culturale, sociale ed economico. Per questa ragione, l’Inca porta in sé e nel proprio Dna i tratti dell’antifascismo e i valori fondamentali dello stare insieme nel rispetto della libertà, dei principi democratici, nella solidarietà e nella tolleranza“.
In tutti questi 75 anni, ha proseguito Pagliaro, l’Inca ha avuto un ruolo deciso nella crescita culturale e nella conoscenza dei diritti dei lavoratori italiani. “Ha accompagnato significativamente, insieme alla Cgil, il processo di emancipazione del mondo del lavoro -ha detto Pagliaro- e ha avuto un ruolo fondamentale ‘ad elevare le virtù civili dei lavoratori e del popolo’, come diceva Luciano Lama, per liberarli dallo sfruttamento e dalla schiavitù dell’ignoranza e dell’analfabetismo; una piaga molto estesa nel secondo dopoguerra, contro la quale l’Inca, nei primi decenni, ha organizzato corsi di scrittura e lettura per tante persone e a diffondere una nuova, quanto inedita allora, consapevolezza dei diritti del lavoro e di cittadinanza”.
“Il Quadrato delle tutele ci rende orgogliosi di ciò che abbiamo fatto, ma ancor di più -ha sottolineato il presidente dell’Inca- di ciò che riusciremo a fare in futuro. Settantacinque anni sono tantissimi, ma ce li portiamo benissimo, siamo capaci di affrontare le nuove sfide, pur nella consapevolezza della complessità del momento in cui viviamo: il dumping sociale e del lavoro al livello globale, la frammentazione dei diritti del lavoro e di cittadinanza, la precarietà occupazionale dei giovani, la grande questione delle migrazioni e della mobilità internazionali, ci impongono una diversa modalità organizzativa e operativa per rispondere a nuovi e vecchi bisogni”.
“Il nostro anniversario, oltre a testimoniare una longevità non scontata per una organizzazione grande come la nostra, sarà l’occasione per dimostrare non solo la nostra grinta, ma anche e soprattutto per rafforzare il tratto della coerenza e della concretezza a sostegno di quei valori, che hanno caratterizzato la storia passata dell’Inca”, ha detto Pagliaro.
Il presidente del patronato ha poi annunciato che è stato deciso di celebrare l’anniversario con tre iniziative territoriali (in Lombardia, Toscana, Sicilia), il cui programma dettagliato sarà presentato in una conferenza stampa il 28 aprile, in occasione della Giornata mondiale sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, con la partecipazione del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
“L’obiettivo che ci proponiamo -ha aggiunto Pagliaro- è quello di estendere l’azione di tutela individuale sui temi della previdenza, degli infortuni e delle malattie professionali e ancora delle migrazioni e della mobilità internazionale, coinvolgendo anche i più giovani, a cui manca spesso la conoscenza dei propri diritti”.
“A queste iniziative se ne potranno aggiungere delle altre a livello regionale e provinciale, che ogni struttura potrà svolgere per sottolineare l’importanza di questo anniversario, che cade in un contesto socioeconomico non facile, caratterizzato da una globalizzazione governata male e da politiche neoliberiste, improntate sull’austerità, che hanno fatto crescere enormemente le diseguaglianze sociali, culturali, generazionali e di genere”, ha spiegato.
“Un contesto che, negli ultimi decenni, ha alimentato una diffusa perdita di fiducia delle persone verso le istituzioni nazionali e internazionali, incapaci di immaginare un cambiamento progressista, riformatore, in grado di costruire il Paese del futuro, diverso, rinnovato e competitivo”, ha concluso.
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