Pubblicato il: 06/08/2019 14:36
“Abbiamo ribadito la necessità di evitare tagli al welfare, potenziando invece sanità e previdenza per bilanciare le tendenze demografiche, con l’invecchiamento della popolazione”. Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, riassume il messaggio lanciato in occasione del tavolo di confronto, svoltosi a Palazzo Chigi fra governo e parti sociali in vista della legge di bilancio 2020-2022. Un messaggio, ribadisce il presidente, “a favore di una politica economica di stabilità, intesa non come conservazione dell’esistente, ma come affermazione di coraggio e responsabilità“.
Mantovani chiede “un impegno straordinario di manutenzione dello Stato sociale, cui si devono affiancare politiche per la famiglia, per l’istruzione, per il sostegno alle transizioni lavorative, anche attraverso modelli di formazione continua”. “L’impegno è di tale portata e durata da non poter essere affrontato con le sole forze di una legge di Bilancio, con l’impegno pur deciso e chiaro di uno o più partiti politici, con l’emanazione di nuove leggi e decreti urgenti”, prosegue.
“Abbiamo chiesto, quindi, di concentrare gli sforzi del governo sulla composizione di un quadro di stabilità e di riduzione del rischio-paese, avviando nel contempo un percorso di lungo termine, con partecipazione ampia ed equa di cittadini e imprese”, spiega. “Entrando poi nel merito delle iniziative concrete – sottolinea il presidente di Cida – abbiamo ribadito il nostro giudizio negativo sul ‘salario minimo’, preferendo una più ambiziosa proposta di ‘lavoro organizzato’, che superi in prospettiva la distinzione fra lavoro autonomo e quello dipendente e sia finalizzata ad alleggerire e rendere flessibile l’impianto retributivo e i livelli organizzativi corrispondenti, sviluppandoli nei contratti più specifici, a livello aziendale”.
“Altra proposta concreta che abbiamo portato al tavolo con il governo, riguarda la necessità di ‘managerializzare’ il nostro sistema produttivo, caratterizzato da una fitta presenza di medie-piccole e micro-imprese. L’attuale carenza di manager limita le potenzialità di crescita e di queste realtà produttive e impedisce l’ingresso di capitali esterni”, spiega Mantovani.
“Sarebbero utili, in tal senso, incentivi fiscali a favore dei soggetti (dirigenti e alte professionalità) che investano in start up o in partecipazioni nel capitale sociale delle pmi con particolare riferimento al trattamento di fine rapporto o alle somme percepite a titolo di incentivazione all’esodo”, osserva.
“Abbiamo manifestato critiche anche sulle ipotesi di una flat tax, peraltro non ancora definita in concreto, che secondo le nostre elaborazioni, in base alle indicazioni raccolte ai tavoli di confronto con le forze politiche, comporterebbe una riduzione delle entrate tributarie di circa 25 mld”, spiega Mantovani. “A nostro giudizio, sarebbe preferibile una riduzione delle imposte sui redditi delle società (Ires) e incorporazione dell’Irap favorendo la localizzazione di nuove imprese italiane ed estere, la permanenza di quelle esistenti e lo sviluppo dell’occupazione nei settori a maggiore redditività. Occorre poi riorganizzare detrazioni e deduzioni in poche grandi famiglie, favorendo quelle relative a sistemi organizzati di welfare contrattuale (collettivo e aziendale)”, suggerisce Mantovani.
“Tutte le nostre proposte, che saranno contenute in un documento che consegneremo al governo in occasione degli incontri autunnali, sono orientate ad un progetto di medio-lungo periodo, convinti che non è tempo di cure-shock. Siamo altresì convinti che occorre far leva su quei cittadini che più di altri possono portare competenze e impegno, a ogni livello: dare loro fiducia, svilupparne l’aggregazione, incitarli a superare limiti e chiusure, difenderli da critiche motivate soltanto dall’invidia sociale”, conclude Mantovani.
Adnkronos.