Mario Mantovani, presidente di Cida (Foto Adnkronos/Labitalia)
Pubblicato il: 21/01/2020 12:04
“E’ preoccupante il proliferare di nuove proposte per modificare il sistema pensionistico, sarebbe opportuno mantenere un atteggiamento sobrio e basarsi su dati certi, per evitare il diffondersi di incertezze e ansia fra i lavoratori”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, in vista dell’incontro lunedì prossimo fra il ministro del Lavoro e le parti sociali al quale la categoria dei manager ha chiesto ufficialmente di partecipare. “Troppo spesso le pensioni sono state utilizzate come strumento di consenso, di ristrutturazione settoriale, di sussidio al reddito familiare. Tentazioni demagogiche, inoltre, hanno distorto la realtà dei fatti: in particolare, vengono criminalizzate le pensioni più alte tacendo il fatto che sono spesso originate da versamenti contributivi molto alti e già scontano meccanismi di solidarietà attraverso metodi di calcolo penalizzanti”, ha avvertito.
“Inoltre, non sempre, tra chi percepisce pensioni basse, vi sono lavoratori indigenti, bensì tanti che hanno potuto versare contribuzioni limitate. Le incertezze riguardo il sistema pensionistico sono paragonabili negli effetti a quelle sul debito pubblico: concorrono a ridurre l’affidabilità del nostro paese e la fiducia dei suoi cittadini, specialmente giovani, che scelgono di trasferirsi altrove”, ha aggiunto il presidente di Cida.
“Una comunicazione non puntuale dei numeri sulla spesa per protezione sociale – ha proseguito – restituisce, peraltro, una percezione spesso distorta sul tema, perfino nelle statistiche europee: si trasferisce, infatti, il messaggio secondo cui sarebbe la spesa previdenziale a gravare eccessivamente sul bilancio del welfare e, di riflesso, sul bilancio pubblico. Dall’analisi dei dati emerge che la spesa pensionistica relativa a tutte le gestioni ha raggiunto, al netto della quota Gias (Gestione degli interventi assistenziali), i 220,840 miliardi di euro nel 2017 (+2,34 miliardi sul 2016), pari al 12,87% del Pil”.
“Se da tale importo – ha spiegato – scorporiamo ogni forma di assistenza (Gias per dipendenti pubblici e maggiorazioni sociali e integrazioni al minimo per il settore privato), di fatto erogati in base al reddito e classificabili come uscite per sostegno alla famiglia e all’esclusione sociale, si arriva al valore di 201,560 miliardi, vale a dire all’11,74% del Pil, un valore assolutamente in linea con la media Eurostat. A fronte quindi di una spesa per pensioni tutto sommato sotto controllo (in media d’anno +0,88% dal 2013), quella assistenziale cresce anno dopo anno al ritmo del 5%. Nel 2017 il numero delle pensioni ‘assistite’ è pari a 8.023.935”.
“Quindi, due sono i fattori critici: il primo – ha elencato il presidente di Cida – è fare chiarezza sui numeri, giungendo a una netta separazione contabile della previdenza dall’assistenza anche con l’introduzione di un’Anagrafe nazionale dell’assistenza; il secondo è un adeguato intervento sul contrasto all’evasione che non è solo fiscale ma anche contributiva”. “Appare anche in discussione lo sviluppo della previdenza complementare, i cui benefici in termini d’integrazione del reddito da pensione, ma anche di ammortizzatore sociale nelle fasi di discontinuità occupazionale, sono sempre più evidenti. Lo sviluppo del modello di ‘lavoro organizzato’ porterebbe anche all’estensione della previdenza complementare. È altresì importante che la complementarietà sia garantita dall’impiego di risorse private, collettivamente impiegate, con meccanismi solidaristici, rifuggendo dalla tentazione di coinvolgere Inps nello sviluppo di prodotti in concorrenza con quelli privati”, ha osservato.
“Auspichiamo, pertanto, un aumento delle detrazioni fiscali per versamenti alla previdenza complementare, nonché azioni utili ad estendere l’ambito d’applicazione della medesima”, ha detto il presidente di Cida. “Il tema della previdenza, infine, non può escludere i giovani, anzi deve interessarsi fortemente a chi entra nel mondo del lavoro per prepararlo/educarlo al suo iter previdenziale. In questo senso, oltre agli interventi relativi alla previdenza complementare, sarebbe opportuno insistere sulla necessità di costruire e tutelare il proprio ‘portafoglio’ contributivo”, ha concluso Mantovani.
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