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Cnpr Forum: “Prevenire i rischi per le aziende”

“Crisi d’impresa: l’obiettivo non è penalizzare gli imprenditori ma salvare le aziende”

“Bisogna dare sollievo alle imprese dopo questo lungo periodo di crisi al quale si è aggiunta una pesante crisi energetica come conseguenza del conflitto in Ucraina. Il codice della crisi di impresa andrà interpretato in questo senso, al fine di superare tutte le difficoltà interpretative del testo, semplificando il quadro delle procedure concorsuali”. Queste le parole di Vita Martinciglio (capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio), nel corso del webinar “Crisi d’impresa: l’obiettivo non è penalizzare gli imprenditori ma salvare le aziende” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“I primi segnali di supporto alle imprese – ha proseguito – sono stati dati con il decreto Sostegni ter all’interno del quale sono stati previsti 3,3 miliardi di euro per fronteggiare il ‘caro bollette’. Attualmente stiamo lavorando alla stesura definitiva dei decreti Energia e Tagliaprezzi che avranno l’obiettivo di continuare a supportare le aziende di fronte a questa crisi. Accanto a questi provvedimenti ritengo necessarie altre misure più pragmatiche per fare fronte alle carenze di solvibilità. Sul piano energetico, infine, occorre procedere a un Recovery fund europeo – ha concluso Martinciglio – per superare le criticità di tutti i Paesi UE che non hanno adeguatamente investito in piani energetici di autonomia”.
Sul sostegno alle imprese si è soffermato anche Patrizio Giacomo La Pietra (senatore di Fratelli d’Italia in Commissione Agricoltura a Palazzo Madama): “Serve una visione d’insieme che parta da regole più semplici per aprire un’impresa e prosegua con l’alleggerimento dei vincoli per gli imprenditori. Fare impresa in Italia è un atto eroico. Servono sistemi finanziari e bancari che agevolino le aziende e tengano conto di un sistema produttivo, come il nostro, non assimilabile a quello del nord Europa. Dobbiamo capire che il lavoro non lo creano i decreti ma le imprese e noi dobbiamo cercare di tutelarle. Le azioni da mettere in campo – ha rimarcato La Pietra – devono essere finalizzate a creare tessuto economico sano che faciliti il ruolo degli imprenditori. I lavoratori sono quelli che pagano di più le crisi e, oggi, non hanno adeguate protezioni. Abbiamo previsto sussidi sociali spesso usufruiti in maniera sbagliata. Siamo in un sistema con delle misure come il reddito di cittadinanza che hanno creato criticità notevoli. Gli artigiani non trovano manodopera. Bisogna cambiare paradigma incentivando le persone ad andare a lavorare e non a restare a casa”.
Secondo Raffaele Trano (parlamentare di ‘Alternativa c’è’ nella Commissione Bilancio della Camera): “Anticipare crisi e insolvenza è sicuramente utile ma bisogna agire a monte. Occorre fornire tutti gli strumenti per sostenere l’impresa, per non farla morire. Anche il premier Mario Draghi ha parlato chiaramente del ‘whatevery takes’. Dobbiamo proseguire sulla strada delle proroghe e delle moratorie dei carichi tributari, agendo da un punto di vista pragmatico per salvare il nostro patrimonio di piccole e medie imprese che spesso si trovano a non poter fare fronte ai debiti con il fisco, all’aumento delle materie prime e al costo del lavoro. La riduzione dei fatturati limitano la liquidità. Al premier chiediamo l’impegno per una pianificazione strategica che guardi al futuro con maggiore serenità. Erogare solo ristori non serve. Così ci giochiamo la salute di tante imprese italiane e, soprattutto, dopo la crisi dei mutui sub prime, due anni di pandemia e ora una guerra alle porte dell’Europa, c’è un serio rischio per la tenuta sociale del Paese”.
Anche Silvia Benedetti (deputata di ‘Manifesta’ in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati) ha parlato delle difficoltà in cui si trovano a ‘navigare’ le aziende con l’emergenza sanitaria e il conflitto militare in Ucraina: “Le imprese in questo periodo stanno affrontando la crisi internazionale, gli effetti delle sanzioni commerciali e della crisi climatica. Va fatta una riflessione su che cosa si vuole produrre nell’ottica di un minor spreco di risorse. La produzione di plastica monouso, ad esempio, non è sostenibile perché usiamo materie prime ed energia per un prodotto che ha una vita brevissima. Una riflessione simile mi viene per il settore dell’automotive. E’ necessario pianificare un aiuto concreto alle pmi per la transizione energetica. Mi riferisco, per esempio al settore energivoro: cartiere, acciaierie e produzioni di nicchia come le vetrerie di Murano che, in alcuni casi, hanno dovuto sospendere le produzioni per il ‘caro bollette’ diventato insostenibile per l’equilibrio dei conti aziendali. In Europa bisogna liberare risorse finanziarie per agire proprio a sostegno di misure straordinarie e strutturali”.
 Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara): “Al fine di prevenire le crisi d’impresa è stato pubblicato il nuovo codice della crisi con l’obiettivo di innovare rispetto alla precedente legge fallimentare. Prevenendo le crisi per salvare le aziende invece di continuare con il meccanismo liquidatorio. Adesso bisogna far sì che si riesca concretamente a procedere in modo che questa norma venga applicata in pieno. Non dimentichiamo che spesso nelle crisi azienda l’anello debole sono proprio i lavoratori in termini di perdita dei posti e difficoltà di ricollocazioni Lo Stato deve fare di più per scongiurare le crisi sociali oramai alle porte”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione Cnpr): “E’ importante confrontarsi sulle novità introdotte dal nuovo codice della crisi d’impresa. Ritengo, però, fondamentale che la politica ragioni su alcune soluzioni efficaci per impedire alle aziende di dover attivare lo stato di crisi provocato dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria e dalla guerra in Ucraina, attraverso sostegni mirati. Questi sono modelli virtuosi interessanti. Cerchiamo di prevenire le crisi d’impresa ricorrendo a meno tecnicismi e modifiche continue dei quadri normativi, aumentando la propensione a tenere in piedi il nostro sistema imprenditoriale”.
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