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Come migliorare l’Employee Engagement per un ambiente di lavoro a misura di dipendente?

Tra i nuovi trend individuati, fondamentale il coinvolgimento del collaboratore negli obiettivi strategici dell’azienda

L’Employee Engagement, ovvero, come lo definisce Glassdoor1, “la misura di coinvolgimento del dipendente da un punto di vista emotivo, cognitivo e fisico nello svolgimento del proprio lavoro”, sta diventando un tema sempre più attuale. Ma quali sono le strategie messe in atto dalle aziende per ingaggiare il dipendente e che ruolo assume il manager in questo nuovo contesto in cambiamento?

Sempre più attenzione al singolo piuttosto che alla collettività

Solo di recente, si è iniziato ad assistere a un reale cambiamento, volto verso una nuova cultura aziendale improntata all’attenzione e alla valorizzazione del dipendente. Dallo studio dei nuovi trend in materia, emerge uno scenario in divenire, che, da una cultura legata al vecchio concetto di leadership e di carriera, passa a un approccio fondato sulle soft skill e sull’attenzione al singolo piuttosto che alla collettività. Il fenomeno della “Great Resignation”, partito dagli Stati Uniti per poi approdare in maniera dilagante anche in Italia, ha come risvegliato gli imprenditori di grandi aziende e PMI, e sta portando ora a un’inversione di tendenza.

Quali sono i vantaggi riconosciuti all’Employee Engagement?

Di recente, si sta comprendendo sempre di più, che il coinvolgimento del collaboratore negli obiettivi strategici a livello aziendale, lo rende anche più produttivo. Essere parte integrante dell’organizzazione e del raggiungimento dei risultati preposti e percepire il proprio ruolo come significativo all’interno dell’impresa, spinge il dipendente a sentirsi più realizzato sul lavoro e più propenso a collaborare attivamente al miglioramento collettivo, oltre che a dimostrarsi un vero e proprio ambassador dei valori aziendali.

Uno studio condotto da Gallup2 ha dimostrato che i dipendenti che si sentono più coinvolti sono il 21% più produttivi di quelli meno coinvolti. Inoltre, i dipendenti motivati sono generalmente più soddisfatti del proprio lavoro e hanno un minore tasso di assenteismo. Secondo Glassdoor1, il 54% dei dipendenti sarebbe addirittura disposto a rinunciare a un aumento di stipendio del 10% in cambio di un ambiente di lavoro più ingaggiante. Questi dati diventano ancora più significativi nel momento in cui il focus viene spostato sul personale in prima linea, spesso troppo distante dalla realtà e dalla cultura aziendale, ma soprattutto dai meccanismi decisionali.

Quali sono le strategie messe in atto per ingaggiare il dipendente?

Diverse sono le modalità utilizzate per rendere l’ambiente di lavoro coinvolgente e far sentire il dipendente al centro dell’organizzazione. Dall’employer branding al team building, dalla premiazione del best performer ai “thank you days”, dal riconoscimento dei meriti all’empowerment e alla responsabilizzazione del singolo rispetto agli obiettivi generali, dalla formazione per accrescere le competenze allo sviluppo delle soft skill. Tutto per attrarre i candidati migliori e fidelizzare i collaboratori già presenti in azienda.

Quale ruolo assume il manager in questo nuovo contesto?

Al fine di attuare un nuovo metodo organizzativo, bisogna innanzitutto che le figure manageriali, a partire da quelle dirigenziali, cambino il mindset con il quale si approcciano al dipendente. Comunicazione interna, definizione di percorsi di carriera chiari e ben strutturati per le persone che arrivano a lavorare, sostenendo la loro crescita sia professionalmente che personalmente: questi i punti da cui partire per creare quella che viene definita una “leadership gentile”, fenomeno di cui oggi si discute molto e che sta ridisegnando il profilo del ruolo manageriale in molti settori.

Prendersi cura delle persone, dei clienti sì ma anche dei colleghi, deve diventare una priorità. A tal proposito, un ruolo fondamentale assume la formazione, non soltanto dei dipendenti ma anche e soprattutto dei manager, che dovranno sviluppare particolarmente le cosiddette “soft skill”: imparare come poter comunicare, ingaggiare, motivare il collaboratore, al di là del proprio ruolo. Nasce la necessità, quindi, di creare percorsi di coaching e di feedback che vanno a mettere l’attenzione su come approcciare, comunicare, creare quel grado di interesse e motivazione, usando parole che possano evocare positività e gentilezza. Tutti i dipendenti hanno bisogno di attenzione e formazione, di qualcuno che li possa osservare e possa restituire loro un feedback, per capire come crescere e cosa si può fare di meglio. Lavorare insieme al proprio manager diventa anche sinonimo di creare il proprio piano d’azione e di sviluppo, per poter lavorare al meglio.

Le best practice descritte, se applicate nel modo giusto, possono portare grande beneficio sia all’ingaggio delle persone, sia anche alla creatività e all’innovazione dell’azienda stessa.

Questi temi sono stati oggetto di riflessione e discussione nell’ultimo MobieTalks, il nuovo format interattivo ideato da MobieTrain (https://www.mobietrain.com/it/) per diffondere e promuovere una cultura orientata all’empowerment dei lavoratori all’interno delle aziende italiane.

Con la partecipazione di Marianna Marcuzzo, Owner & Sales Manager di Smile to Move, Andrea Brambati, Training Manager di Pandora, Stefano Lavizzari, Head of People di Miscusi e la moderazione di Laura Fornaroli, Marketing Specialist di MobieTrain Italia, durante l’incontro sono nati spunti interessanti su come oggi le aziende italiane gestiscono il turnover dei dipendenti e quali pratiche mettono in atto per attrarre nuovi talenti.

“Un ambiente di lavoro coinvolgente può migliorare il benessere psicologico, la motivazione e la soddisfazione dei dipendenti, portando benefici all’intero business. Tra Great Resignation e Quiet Quitting, molte aziende si stanno interrogando su quali strategie adottare per attrarre nuovi talenti e mantenere quelli già presenti. MobieTalks offre l’opportunità di condividere esperienze e best practice su tutte quelle tematiche che possono avere un impatto concreto sul successo del business, coinvolgendo professionisti e professioniste provenienti da aziende che si sono distinte nel proprio settore” spiega Laura Fornaroli, Marketing Specialist di MobieTrain Italia.

Oltre 100 clienti in tutto il mondo si sono affidati alle competenze e al know-how di MobieTrain

 Sono sempre più numerose le aziende che si affidano a MobieTrain per supportare la formazione e il miglioramento delle performance dei dipendenti attraverso pillole di micro-learning. Dal settore della ristorazione, come Lievità, Paul & Paulette e Macha Cafè, al mondo dell’abbigliamento come Timberland, North Face e Vans, possono essere di qualsiasi comparto merceologico le aziende che si affidano a MobieTrain, proprio perché le soluzioni di formazione che propone sono personalizzate ad hoc sulle richieste ed esigenze dell’azienda e quindi adattabili a qualsiasi contesto.

 

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