Pubblicato il: 31/01/2019 16:55
“Con uno stop o un rallentamento alle liberalizzazioni delle aperture domenicali delle attività commerciali, è chiaro che ci sarà un calo dei consumi e dell’occupazione nelle nostre attività. E delle singole situazioni di sofferenza che alcune aziende stanno già attraversando potrebbero trasformarsi in stati di crisi”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione, l’organizzazione di categoria delle aziende della distribuzione moderna, che raggruppa una trentina di grandi gruppi distributivi, con 221mila addetti, commenta le ultime ipotesi di modifica allo studio del Parlamento sulle liberalizzazioni nel commercio volute dal governo Monti nel 2011.
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“Ad oggi -continua Gradara- non c’è un testo definitivo di questo provvedimento in Parlamento, abbiamo solo delle indiscrezioni. Di certo, intervenire, in questo momento storico di crisi e incertezza, su questo settore non è proprio il caso a nostro parere”.
E Gradara spiega perché: “Ci sarebbe un calo dei consumi, poi una diminuzione dell’occupazione nelle nostre aziende e si farebbe un assist all’e-commerce che andrebbe a riempire i ‘vuoti’ lasciati dall’assenza del negozio fisico”. Di certo, per Gradara, “meno restrittivo sarà l’intervento, meno pesante sarà l’effetto sul settore”. “Noi avevamo stimato, sulla base delle prime ipotesi di intervento fatte, quelle più pesanti, che avrebbero provocato una perdita di 40mila posti di lavoro nelle nostre imprese. Adesso non sappiamo quello che accadrà ma di certo con le restrizioni non si creano posti di lavoro, ma si perdono”, sottolinea.
E sulla situazione economica attuale, Gradara sottolinea che “il nostro settore è un ‘termometro’ delle tendenze che sono in atto nell’economia e che poi vengono certificate dagli istituti statistici. Stiamo assistendo alla fine di una debole ripresa che abbiamo attraversato e ci avviamo verso una situazione che si sta complicando molto. Le aspettative per quest’anno sono molto deboli”.
Secondo Gradara, quello che “manca sono gli investimenti, quelli pubblici e quelli privati, e quelli privati non vengono incentivati dalla situazione di incertezza che si respira nel Paese”. “A Milano ad esempio -continua- ci sono tanti progetti per la costruzione di nuovi centri commerciali, ma c’è paura tra gli investitori anche per l’assenza di chiarezza sulla normativa sulle liberalizzazioni. Non dobbiamo dimenticare che le nostre aziende investono in Italia 3 miliardi di euro all’anno”.
Tra le misure del governo “sul reddito di cittadinanza in tanti sono d’accordo sul fatto che potrebbe essere una massiccia iniezione di denaro nella nostra economia. La sfida sta però nel fatto che non resti solo una misura assistenzialistica e si trasformi in un intervento strutturale, capace di intervenire sull’occupazione. Altrimenti, sarà fuoco di paglia”. Per Gradara, però, “il lavoro non si crea per decreto, le aziende assumono se ci sono le necessità, se c’è fiducia, se i consumi crescono”.
Per quanto riguarda la quota 100 per le pensioni: “il nostro è un settore ‘giovane’, abbiamo fatto delle verifiche e non saranno tanti coloro che potranno usufruire di quota 100 per andare in pensione tra i nostri occupati. Certo, qualche tasso di sostituzione ci sarà, ma al di là di norme e contributi le aziende sostituiranno quanti usciranno dagli organici se ce ne sarà la necessità. Se l’economia crescerà allora il tasso di sostituzione sarà alto, altrimenti no”.
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