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Coronavirus: Borsa Italiana, cambiare cultura e organizzazione per smart working efficace 

Borsa Italiana, cambiare cultura e organizzazione per smart working efficace

Marina Famiglietti, head of hr capital markets & Italy e executive director di Borsa Italiana

Per trasformare lo smart working in una filosofia lavorativa sempre più efficace, sono essenziali cambiamenti culturali e organizzativi così come anche investimenti in tecnologia. Siamo nella giusta direzione”. Lo dice, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Marina Famiglietti, head of hr capital markets & Italy e executive director di Borsa Italiana, una delle aziende pionieristiche nell’adozione dello smart working in Italia, che ha condotto una ricerca tra i propri dipendenti in smart working e continua ad essere in ascolto dei propri manager.

“Nato come iniziativa di welfare – spiega – sostenuta soprattutto dal genere femminile, lo smart working ci ha reso complessivamente più forti e capaci di agire con rapidità, padronanza e resilienza in momenti come quello attuale. Momenti in cui è fondamentale sostenere i colleghi, i clienti e la continuità del business, proteggendo la salute delle persone e dando il nostro contributo al contenimento della diffusione del virus. La situazione straordinaria si è rivelata un grande test di resilienza: la nostra organizzazione, che aveva già introdotto da due anni e in maniera estesa questo nuovo modo di lavorare, ha assorbito facilmente la discontinuità”.

“Abbiamo condotto una ricerca – afferma Marina Famiglietti – sull’universo dei dipendenti italiani in smart working dopo la prima settimana e i risultanti sono interessanti. Il 66% degli intervistati valuta positivamente questa modalità di lavoro e il supporto tecnologico fornito, sia in termini di attrezzature che di disponibilità dei colleghi dell’it. In generale l’alto livello di fiducia instaurato dai managers è stato dichiarato come un elemento di forte motivazione per tutti i colleghi e di fatto sta cambiando le regole di ingaggio”.

“I dipendenti – sottolinea – hanno accettato facilmente la nuova modalità di lavoro. Naturalmente noi avevamo alle spalle un lungo periodo di test, ma la nostra ricerca conferma che i colleghi hanno adottato rapidamente e con soddisfazione lo smart working. Oltre l’80% dei dipendenti in smart working ha risposto alla survey tempestivamente, dimostrando un alto livello di adesione e l’orgoglio di far parte di una organizzazione che ha dato loro questa possibilità, ieri con lungimiranza ed oggi con senso di responsabilità sociale. L’obbligo imposto dalla situazione come spesso accade è stato un acceleratore formidabile che ha vinto in poche ore le resistenze individuali, ove ancora persistenti”. “L’attuale situazione – fa notare – ha consentito di superare il limite di considerare lo smart working una modalità di lavoro occasionale per farlo divenire una filosofia lavorativa sempre più efficace”.

La ricerca “condotta sul campione dei nostri colleghi in smart working ha evidenziato come, in questa fase di discontinuità, siano stati da loro riscoperti il valore della ricerca del miglioramento continuo, così come dello spirito di collaborazione e di adattamento. La consapevolezza che i comportamenti dei singoli fanno la differenza ha motivato le persone a superare i propri confini abituali e a dare il massimo, magari abbandonando la comfort zone garantita da abitudini consolidate”. “Parlando di limiti – avverte – se il 66% del nostro campione valuta positivamente lo smart working con riferimento all’attività ordinaria, questo dato scende al 53% nel caso dell’attività di tipo progettuale. Un dato non così basso, ma su cui stiamo riflettendo. Probabilmente il repentino e radicale cambiamento di abitudini ha richiesto a tutti una maggiore concentrazione sul day by day ed un cambio di priorità”.

“E’ emersa – aggiunge – anche la necessità di interazioni e relazioni più efficaci supportate sia dall’adozione di nuovi parametri organizzativi, come per esempio l’organizzazione di riunioni più snelle o brevi, che da supporti tecnologici sempre più evoluti. Un ‘virtual coach’ che possa affiancare ciascun manager e team per definire la ‘remote team etiquette’ di ciascuna area di business potrebbe essere il prossimo step per individuare strumenti e tecniche efficaci in remoto anche per attività più complesse e progettuali. Questo è un esempio di come lo smart working ha spinto la nostra organizzazione a rimanere in ascolto delle nostre persone e dei nostri clienti per poter capire come riorganizzare al meglio il lavoro nel breve e nel lungo periodo”. Lo smartworking, conclude, “ha dimostrato di creare vantaggi per i singoli, le aziende e la collettività e sta dimostrando di avere le potenzialità per divenire una modalità di lavoro stabile. Il cambiamento culturale e organizzativo è già avvenuto, ora a noi dare forma alle nuove modalità di lavoro per il futuro”.

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