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Coronavirus: Dona (Unc), ‘palestre chiuse? Il rimborso è un diritto’ 

Intervista al presidente dell’Unione nazionale de i consumatori

Pubblicato il: 23/03/2020 13:43

“Per il coronavirus sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, terme (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza), centri culturali, centri sociali, centri ricreativi, scuole di ballo. Conseguentemente, il consumatore ha diritto al rimborso della quota parte di abbonamento del quale non può usufruire (o del singolo titolo di ingresso)”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona.

“Tuttavia – precisa – bisogna distinguere: se il contratto prevede un numero prestabilito di ingressi senza scadenze temporali, allora è ragionevole ritenere che l’utente possa usare il suo diritto di accesso quando sarà finita l’emergenza; se invece l’abbonamento è mensile o annuale, con ingresso libero, si dovrebbe avere diritto alla restituzione della quota parte dell’abbonamento non utilizzabile durante l’emergenza”. “Osserviamo – spiega Dona – che in questi giorni alcuni operatori stanno proponendo ai consumatori di ‘congelare’ gli abbonamenti per poi riprenderli a emergenza finita, ma questa è un’opzione che il consumatore è libero di accettare o meno, visto che non è detto che abbia interesse a prolungare la frequentazione (anche per il rischio della chiusura definitiva del centro)”.

“Se si è stipulato – chiarisce – un contratto di finanziamento per la palestra o la piscina si può interrompere il versamento delle rate comunicando alla finanziaria per iscritto l’impossibilità di frequentare”. Diverso il discorso per le attività sciistiche. “Sono chiusi gli impianti – commenta – nei comprensori sciistici. Quindi chi aveva acquistato un abbonamento stagionale o skipass per la stagione invernale (o per più giorni) ha diritto alla restituzione della quota parte dell’abbonamento non più utilizzabile (anche se le condizioni contrattuali lo escludono, perché in questo caso sarebbero vessatorie)”.

 

 

 

Adnkronos.

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