Immagine di archivio (Fotogramma)
Pubblicato il: 12/03/2020 15:47
L’emergenza coronavirus ha avuto un impatto rilevante per il 75% dei manager e delle aziende. Da subito hanno annullato tutti i viaggi (84%) e i momenti di lavoro in presenza fisica (65%) mettendo a lavorare da casa tutti i lavoratori per cui è possibile (70) e chiudendo spesso al pubblico (23%). A fronte di un allentamento del blocco nel giro di 15-20 giorni, il 75% dei manager vede un calo del fatturato: il 38% del 5-10%, il 23% del 15-20%, il 14% addirittura oltre il 30%. Questo emerge dall’indagine di AstraRicerche per Manageritalia che, dal 5al 9 marzo, ha raccolto via web (Cawi) l’opinione di 1.452 manager. Un campione ampiamente rappresentativo dei 25mila dirigenti e 8.500 aziende del terziario privato, che si è espresso quindi prima dell’ultimo decreto.
L’andamento dell’economia a un anno è valutato negativo per quella italiana (86%, 48% molto negativo), europea (77%, molto 16%) e globale (70%, molto negativo 11%). Poi vengono l’andamento del proprio settore (negativo 52%, molto 12%) e quello della propria azienda (negativo 45%, molto 7%).
I manager comunque non si perdono d’animo e, anzi, per reagire puntano soprattutto su misure espansive: sostegno alle vendite (46%), con azioni di marketing (38%) e sconti/promozioni (22%), e riconsiderazione della strategia, con revisione di alcuni aspetti della catena del valore (36%) e della logistica (26%) e, anche solo momentaneamente, del modello di business (25%) e una riconsiderazione dei mercati su cui puntare di più (segmenti di mercato e paesi meno toccati). Certo poi non mancano, ma sono ampiamente minoritarie, misure restrittive. Si ipotizza infatti di intervenire sul personale bloccando le assunzioni (27%) e, ma solo nel 22% dei casi, interrompendo, anche solo momentaneamente, rapporti di lavoro a tempo determinato (20%) e a tempo indeterminato (7%).
“In quest’emergenza – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – parliamo ancor più di sempre con tanti dei manager associati quotidianamente, ma li abbiamo ascoltati anche con un’indagine. Certo la situazione è difficile, come dimostrano le prime stime sul calo del fatturato, ma, gestita l’emergenza organizzativa, stanno già guardando alla ripresa. C’è profondo rispetto per chi in questo momento è ancora più in prima linea sul fronte sanitario”.
“Si nota e marcata – spiega -la voglia di lottare e di agire al contrattacco più che in difesa. Intravvedono anche l’opportunità di cambiare davvero il lavoro, passando a un’organizzazione più flessibile con vantaggi per persone e aziende e stanno già pensando a mettere in atto misure espansive e questo è un bene”.
“Certo, questa è la fotografia di aziende strutturate e con una buona presenza e cultura manageriale, che in termini di opportunità e azioni da compiere dovrebbe delineare la strada per la ripresa anche per le tante aziende che ancor oggi in Italia non hanno adeguata presenza e cultura manageriale. E proprio da qui queste dovrebbero ripartire”, aggiunge.
Il telelavoro, adottato per tutelare la salute dei lavoratori e favorito da una maggiore flessibilità normativa, è stato adottato da tantissime aziende (84%), anche se non per tutti i lavoratori. In molti casi (38%) ha riguardato anche persone che non lo avevano mai fatto prima. Solo nel 16% delle aziende non lo si è potuto fare, anche solo parzialmente.
E tantissimi sono i manager che intravvedono, una volta finita la crisi, l’opportunità di ampliarlo passando a un vero smart working foriero, dicono, di vantaggi per il benessere delle persone (87%) e la produttività delle aziende (69%). Certo, servirà anche cambiare l’organizzazione.
L’impegno dei manager è stato massimo nel rassicurare i lavoratori e condividere le misure adottate dall’azienda (69%), gestire l’improvvisa riorganizzazione del lavoro (64%), gestire i rapporti con clienti (61%) e fornitori (43%), anche per scongiurare il panico e trovare soluzioni praticabili (52%). Supportati in questo dalla più che buona reazione dei lavoratori alle misure adottate dall’azienda (77%), che nella maggioranza dei casi hanno reagito bene anche alle notizie generali diffuse sul virus, senza mostrarsi eccessivamente impauriti.
I manager vogliono anche fare qualcosa come categoria e così chiedono a Manageritalia un dialogo con Governo e politica per favorire misure eccezionali per favorire la ripresa dell’attività (72%). Per farlo chiedono di costruire insieme con Manageritalia una piattaforma di ipotesi di lavoro per superare la crisi (48%). Certo poi chiedono a Manageritalia anche supporto per chi dovesse perdere il lavoro e ricollocarsi (46%). Un supporto anche a livello informativo (38%) e formativo (22%) per gestire e superare la crisi.
Il giudizio sulla classe dirigente maggiormente coinvolta nella gestione dell’emergenza è fatto di luci e ombre. Su tutti le istituzioni sanitarie che hanno strappato un voto tra 8 e 10 nel 74% dei casi o comunque la sufficienza (17%). Seguono nell’ordine, sempre con un voto positivo per la maggioranza dei manager intervistati, le aziende (62% voto 8 o +, 26% sufficiente), le regioni più interessate (40% voto 8 o +, 33% sufficiente), il governo (28% voto 8 o +, 32% sufficiente), gli italiani in generale (26% voto 8 o +, 33% sufficiente) e la maggioranza parlamentare (24% voto 8 o +, 31% sufficiente, l’8% non giudica).
Sui sindacati, rappresentanti di aziende e lavoratori, un terzo degli intervistati dice di non saper esprimere un giudizio, mentre sono giudicati insufficienti dal 38% e sufficienti dal 33%. Negativo invece il giudizio sui media, insufficienti per il 77% e sufficienti solo per il 23%, e sull’opposizione parlamentare, insufficiente per il 68% e sufficiente per il 25% (l’8% non giudica).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.