Pubblicato il: 14/04/2020 16:01
“Per la nostra azienda il cambiamento è stato positivo. Un’affermazione così netta va spiegata. Ci siamo adeguati prontamente alle regole dettate dai primi decreti di marzo: abbiamo applicato alla lettera le indicazioni sul distanziamento sociale e subito dopo è iniziato, per circa la metà dei nostri collaboratori, lo smart working”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Riccardo Rossi, amministratore RedOrange, società di consulenza e progettazione meccanica, associata alla Compagnia delle Opere Marche Sud, nata per innovare e sviluppare prodotti e tecnologie, dalla fase creativa alla fase di industrializzazione.
“Nei fatti – precisa – RedOrange ha messo tutti i suoi trenta collaboratori in condizione di lavorare a domicilio, dotandoli di un software specifico ed uniformando le procedure per non danneggiare le performance lavorative. Non siamo rimasti sorpresi da una modifica del nostro modus operandi perché, lavorando principalmente nella progettazione meccanica, lo smart working è un’eventualità sempre presente, eravamo pronti sotto il profilo tecnico”.
“Siamo da quasi sessanta giorni – sottolinea – in una situazione di emergenza, a causa di una pandemia che sta mettendo a dura prova il Paese: il nostro ringraziamento va, come cittadini, a tutti i medici, infermieri, alle forze dell’ordine ed a tutti coloro che continuano a lavorare per preparare la ripartenza dell’Italia”.
“RedOrange però – avverte – ha cercato di far passare un messaggio molto importante: un team in smart working non peggiora il tipo di risultato, anzi lo migliora. Non poter visitare fisicamente un cliente, ad esempio, significa poter dedicare più tempo all’analisi a tavolino delle sue esigenze di progettazione, preparare una proposta più mirata”.
“Stiamo notando – chiarisce – che i risultati si mantengono su standard alti e crediamo che lo smart working non sarà smantellato in azienda nel momento in cui si concluderà l’emergenza. A nostro avviso sta cambiando il paradigma operativo, probabilmente i nostri ‘spazi fisici’ non saranno più così indispensabili, ci sono evidenti risparmi nel lavoro da remoto ed i nostri clienti non vengono penalizzati. Stiamo assimilando l’abitudine a preparare con l’ausilio di strumenti multimediali i nostri incontri sulle piattaforme di meeting e le nostre riunioni, come quelle con i clienti, sono molto più rapide, sintetiche e concrete”.
“Questa idea del lavoro da remoto – fa notare Riccardo Rossi – fa anche parte del nostro lavoro, nel senso pochi giorni fa abbiamo spiegato, in un webinar con cento partecipanti, l’importanza dei sistemi di teleassistenza, che saranno obbligatori almeno nella prima fase di riapertura delle attività aziendali dopo l’epidemia. Altri sistemi utilizzano la realtà aumentata: esistono già degli speciali occhiali trasparenti attraverso i quali le persone vede in tempo reale il monitor del tecnico collegato in remoto, il quale effettua l’assistenza, indica al cliente cosa fare e visualizza con lui, eventualmente, anche la documentazione necessaria”.
Un’altra applicazione tecnologica “è quella per i ‘virtual tour’: si può visitare un negozio, interagire con il venditore, persino valutare un paio di scarpe. Questa emergenza è un’opportunità, non voluta e indesiderabile certo, ma è un’occasione per fidarsi di più delle tecnologie, che esistono già”. A tal proposito, “vale la pena di ricordare che la nostra azienda ha, in tempi molto precedenti allo scoppio dell’epidemia, ideato una workstation trasportabile (visibile in foto) che permette ai nostri tecnici di portare a casa o dal cliente un hardware con tutta la potenza di calcolo di una workstation ma con le dimensioni di un portatile: con questo progetto abbiamo anche vinto un concorso allo Smau 2018”.
“Per quanto riguarda la nostra Accademia di formazione – precisa Riccardo Rossi – che prima dell’emergenza Covid-19 era composta da quattro classi. Formiamo tecnici che trovano lavoro alla RedOrange ma anche nelle aziende partner, privilegiando naturalmente chi è disoccupato: è un’attività di cui siamo orgogliosi, perché creiamo figure professionali nei settori in cui c’è offerta di lavoro e dunque se ne avvantaggiano i nuovi tecnici, le aziende che li stanno cercando ed anche le agenzie del lavoro che posso rispondere alle richieste delle imprese”.
“La formazione online – ammette – imposta dall’emergenza ha modificato le modalità di attuazione: non è possibile fare otto ore giornaliere di lezione davanti ad uno schermo, abbiamo ridotto a quattro le ore e le abbiamo ulteriormente suddivise in due interventi. Dividendo in ‘pacchetti’ le tematiche dei corsi, abbiamo chiesto ai docenti di registrare i loro interventi: non se ne avvantaggia solo il corsista, noi stiamo costruendo per il prossimo futuro un database importante di video formativi. La nostra organizzazione sotto il profilo dei processi e delle procedure, è stata rivista per adattarla allo smart working. La flessibilità dimostrata ci ha permesso di non ridurre il personale, di non ricorrere alla cassa integrazione e di continuare così ad avere un rapporto soddisfacente con i nostri clienti. Se il lockdown attuale dovesse continuare, potremmo forse avere ripercussioni future, perché potrebbero averne i nostri clienti e noi ne risentiremmo in maniera indiretta”.
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