Mauro Sacchetto, Ad di Elica
Pubblicato il: 22/04/2020 15:58
“Chi è nelle condizioni di potere produrre in sicurezza, con tutte le misure per la salvaguardia della salute dei collaboratori, deve poter tornare a produrre. Noi ci stiamo adoperando per mantenere l’occupazione in Italia ma è chiaro che se non riaprissimo a brevissimo saremmo costretti a prendere in considerazione anche la produzione anche attraverso altri siti produttivi. In Cina, in Polonia noi siamo operativi… piuttosto che perdere un cliente, andare in default con i clienti, noi saremmo obbligati anche contrattualmente a continuare la produzione su siti che non sono italiani”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Mauro Sacchetto, ad di Elica, multinazionale italiana leader mondiale nella produzione di cappe e piani aspiranti da cucina che ha 4 stabilimenti nel nostro Paese, nelle Marche, con più di 2500 dipendenti.
Stabilimenti che ad oggi sono solo parzialmente aperti, come spiega Sacchetto. “La produzione di cappe e di piani aspiranti è ferma. Abbiamo aperta solo una produzione interna di motori per la catena del caldo, quindi caldaie. Fuori dall’Italia siamo aperti in Cina, in Polonia, in Giappone. Siamo chiusi anche in India e in Messico”, aggiunge l’ad dell’azienda che produce cappe e piani aspiranti non solo con il proprio marchio ma anche per tanti big mondiali degli elettrodomestici.
Una situazione che secondo Sacchetto sta diventando insostenibile. “Siamo in questa situazione -spiega- dai primi di marzo, dal decreto Salva Italia, da più di 40 giorni, e quindi i danni sono a due livelli. Il primo è ovviamente un danno di conto economico perché chiudere gli stabilimenti per quanto ci siano i decreti di cassa integrazione vuole dire comunque ‘bruciare’ cassa e compromettere quindi la sostenibilità dell’azienda”.
“Ma la cosa che più ci preoccupa -spiega Sacchetto- è che in questa situazione il mondo e i consumi si sono ‘mossi’ a macchia di leopardo, non in modo omogeneo. La Germania non ha quasi mai chiuso, i Paesi dell’Est Europa hanno continuato a consumare, la Russia per tutto marzo ha consumato moltissimo, altri nostro competitor tedeschi hanno potuto continuare a lavorare anche se in forma parziale. Se questa situazione di disomogeneità non viene risolta al più presto ci vedrà pagare un prezzo alto nella filiera nei prossimi tre-quattro anni”, aggiunge.
Infatti, secondo Sacchetto, “quando perdi un cliente a favore di un competitor,infatti, fino a quando riuscirai a recuperarlo e ricostruire una catena del valore passerà del tempo. Sono quindi preoccupato che non ci sia una competizione equa, in tanti altri Pesi d’Europa si è chiuso poco e questo sarà un problema per l’Italia non solo per Elica”.
E Sacchetto continua a ribadire l’esigenza di fare ripartire chi ha messo in sicurezza i lavoratori. “I lavoratori che ad oggi sono impiegati negli impianti aperti -spiega- lavorano secondo un rigido protocollo di sicurezza. Ci siamo sempre comportati in maniera assolutamente attenta verso la salvaguardia dei nostri collaboratori, abbiamo introdotto il nuovo layout degli spogliatoi, le distanze di oltre un metro, lo smart working molto prima che fosse imposto dal governo, stiamo cercando di fare molto di più. Abbiamo sanificato i nostri locali quando ancora nessuno lo prevedeva ancora”, spiega ancora il manager.
“E 40 giorni fa -aggiunge- abbiamo stipulato una polizza assicurativa che nel mal augurato caso un dipendente di Elica contraesse il virus ha una copertura finanziaria per le spese mediche, per la babysitter, per tutto quello che serve per concentrarsi sulla sconfitta della malattia senza aver altri problemi”.
Per le aziende, e anche le istituzioni, la vera sfida dei prossimi mesi, sarà, per Sacchetto, convivere con il virus. “Credo che aziende come Elica, che si sono mosse per tempo, con idee intelligenti, debbano potere dimostrare di sapere gestire anche il virus e se lo sono di avere un vantaggio competitivo. Chi rispetta le regole per la salvaguardia della salute dei dipendenti deve lavorare”, sottolinea.
“Noi in Italia abbiamo stabilimenti nelle Marche e abbiamo cercato di avviare con le autorità locali, prefettura, Confindustria, dei tavoli di confronto perchè siamo preoccupati di avere svantaggio competitivo. Come accaduto ad esempio per i supermercati le autorità a livello nazionale e locale dovrebbero dare delle norme di salvaguardia e le aziende che vi si attengono dovrebbero potere riprendere a lavorare. Temo che questo virus possa fare più danni a livello economico che sanitario”, conclude amaro Sacchetto.
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