“I commercialisti italiani chiedono di essere coinvolti nella stesura della riforma fiscale che il governo Draghi sta pensando di attuare grazie al contributo che l’Europa ci offre con i fondi per il Pnrr. Per non vanificare un’occasione più unica che rara l’Associazione nazionale commercialisti cerca di avere un confronto con le istituzioni e la politica per capire quali siano le migliori soluzioni da adottare nell’interesse dei cittadini italiani, di noi professionisti e dello Stato. Lavoriamo instancabilmente per raggiungere quell’unità che ci consenta di essere interlocutori forti, concentrandoci sui problemi di categoria”.
Queste le parole di Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, nel corso del Convegno nazionale “Riforme essenziali per il futuro del Paese con il contributo imprescindibile dei commercialisti” organizzato dall’Anc.
“Riforma fiscale e tributaria, decreto legge malattia, diritto all’equo compenso, una regolamentazione del mercato delle professioni evidenziando le anomalie, revisione del sistema delle sanzioni dirette che vanno a colpire i nostri patrimoni. Sono problemi concreti per i quali esigiamo soluzioni concrete che portino a un cambiamento reale – ha concluso il numero uno di Anc”.
Non tarda la risposta del governo con Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo Economico: “Siamo impegnati con il governo Draghi a gestire nel modo migliore possibile i fondi del Recovery e a riformare completamente il nostro sistema con norme più moderne che consentano di consegnare a nostri figli un paese moderno ed efficiente. A partire dalla riforma fiscale che ci accompagnerà per i prossimi 40 anni, da quella del lavoro per matchare in modo efficiente domanda e offerta, dalla semplificazione di una burocrazia fredda che va resa più snella. Tutti obiettivi previsti nella nota aggiuntiva del Def con un lunghissimo elenco di interventi. Samo pronti a vincere la sfida dell’impiego dei 192 miliardi di euro previsti dal Recovery, ai quali vanno aggiunti i fondi ordinari strutturali, per un’Italia più forte e moderna”.
Sulla legge delega per la riforma fiscale è intervenuta Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria al ministero dell’Economia, a margine del forum: “La caratteristica più importante della proposta di legge delega è quella di cercare di riportare a maggiore razionalità e omogeneità un sistema fiscale oramai troppo frammentato e complesso, che genera iniquità e inefficienze. Allo stesso tempo – ha aggiunto Guerra – è qualificante per la bozza di legge delega l’aver posto il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale al centro dell’azione di riforma, sia in generale, sia con specifico riferimento alle singole imposte, perché il fenomeno dell’evasione è sicuramente il vulnus più grave del nostro sistema fiscale”.
Sul ruolo dei professionisti nella partita del Recovery si sofferma Francesco Paolo Sisto, sottosegretario al ministero della Giustizia: “C’è un new deal di attenzione per le professioni che sono il tessuto connettivo che tiene insieme diritti e doveri dei cittadini nei confronti dello Stato. La riforma tributaria prevede la digitalizzazione dei processi e l’agevolazione dei dati telematici. Significa andare verso una maggiore equità e velocità dei processi migliorando la qualità del lavoro dei professionisti e tutti i meccanismi diretti e indiretti delle attività professionali. La proposta di legge sull’ equo compenso – ha sostenuto Sisto – sarà in Aula nei prossimi giorni e sarà una svolta con nuovi criteri che si rivolgono a prestazioni nei confronti di imprese bancarie e assicurative rimediando alla prassi, non consentita, di strangolare la qualità della prestazione con clausole che abbassano il rapporto con il compenso”.
La necessità di recuperare il rapporto con i professionisti ha trovato sponda bi-partisan, come testimoniato dagli interventi dei parlamentari presenti. A partire dall’affondo di Andrea De Bertoldi, segretario della Commissione Finanze del Senato: “Vogliamo una riforma fiscale che non sia calata dall’alto ma che veda coinvolti i professionisti e non arrivi dalle ‘segrete stanze’ di Palazzo Chigi. Rivolgo questo appello al ministro Franco e al premier Draghi. I tecnici si rivolgono alla politica per avere risposte. La politica lo sta facendo, spesso con posizioni unitarie, ma conta sempre di meno. Talvolta esclusa dalle scelte che vengono fatte dal governo. Problemi come il ddl malattia, l’equo compenso e tanti altri, si scontrano con il muro di gomma. Abbiamo bisogno di persone competenti e capaci – osserva De Bertoldi – che abbiano voglia di interloquire con le professioni. Soprattutto su temi di interesse generale per il Paese”.
L’importanza di chiudere la vertenza sull’equo compenso è stata sottolineata da Chiara Gribaudo (commissione Lavoro a Montecitorio): “Il futuro delle professioni deve essere un tema centrale per il governo. A partire dall’equo compenso che deve essere garantito a tutti. Non servono leggi spot ma l’emanazione del decreto Parametri da parte del Ministero della Giustizia. Professionalità e competenze saranno essenziali per l’attuazione del Pnrr. La formazione sarà indispensabile, seppur faticosa, e dovrà essere premiata e riconosciuta ridefinendo la grammatica dei diritti dei professionisti”.
Così come l’estensione del welfare alle libere professioni è stato evidenziato da Tommaso Nannicini (presidente della commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori della previdenza): “Il sistema di protezione sociale va allargato al mondo dei lavoratori autonomi. Non ci sono lavoratori di serie A e di serie B. Il primo punto è permettere alle casse previdenziali di liberare alcune risorse per disegnare strumenti adeguati a sostegno degli iscritti. Abbiamo bisogno di strumenti efficaci – ha rimarcato Nannicini – per combattere i cali di reddito e per affrontare le sfide formative con sistema di formazione permanente di massa che permetta di affrontare le sfide del cambiamento. Bisogna eliminare i paletti all’erogazione del welfare allargato e promuovere l’incentivazione fiscale che riveda la deducibilità degli investimenti da destinare ai contributi assistenziali. Ciò permetterà di avere una categoria forte e pronta ad affrontare le nuove sfide del Paese”.
La voce dei professionisti si è levata con forza attraverso l’intervento di Luigi Pagliuca, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili: “Qual è il nostro futuro? Già qualche anno fa ho lanciato l’allarme sull’anomalia di una crescita sempre più ridotta nelle iscrizioni. I fattori non sono complicati da comprendere. I commercialisti e gli esperti contabili hanno studiato, svolto un tirocinio e superato un esame di stato per conseguire l’idoneità professionale e hanno l’obbligo di effettuare l’aggiornamento professionale continuo, eppure, assistiamo alla concorrenza di tante altre categorie per l’elaborazione e la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e non solo. Deontologia, polizze di assicurazioni, rispetto delle norme antiriciclaggio, tutte fattori che riguardano esclusivamente noi, per non parlare dei rischi sulle responsabilità di chi svolge ruoli nei collegi sindacali e amministrativi. Poi, c’è stata l’emergenza coronavirus e i professionisti hanno sempre garantito l’assistenza alle imprese anche per sostegni e ristori. Chiediamo alla politica – ha ribadito Pagliuca – di essere ascoltati e guidati nella risoluzione dei problemi, superando i continui scontri. Il ‘non fare’ ci avvelena quotidianamente e ostacola il cambiamento”.
Sulla stessa linea Elbano de Nuccio (numero uno dell’Odcec di Bari): “E’ necessario che i commercialisti siano parte integrante del processo di riforma in fase di genesi delle norme. Solo così si possono ottenere norme efficaci ed efficienti. Per far questo dobbiamo anche riorganizzare la nostra rappresentanza nazionale. In questo ultimo anno siamo stati privati del diritto di andare al voto e in questo anno speriamo di recuperare il tempo perduto e speriamo che nei prossimi mesi si raggiunga una soluzione. Il dialogo con le istituzioni lo impone”.