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Desiderio e mercato binomio vincente per l’imprenditore vitivinicolo  

Desiderio e mercato binomio vincente per l'imprenditore vitivinicolo

Alessandro Torcoli (Civiltà del bere)

Desiderio e mercato: un binomio non sempre perfetto nell’attività di impresa, ma che si può rivelare vincente nel settore della vitivinicoltura. A discuterne, in occasione dell’ultima edizione di VinoVip Cortina, storica manifestazione organizzata dalla rivista ‘Civiltà del bere’, produttori e rappresentanti delle organizzazioni di categoria. “Il vino è uno dei prodotti, dal punto di vista economico, che più intrecciano desiderio e mercato, perché la voglia di fare vino o di entrare in questo business nasce sempre da una forte spinta di desiderio, per passione del prodotto o per tradizione famigliare, quindi non solamente per puro calcolo economico nel momento in cui scatta questo interesse”, afferma Alessandro Torcoli, direttore della rivista ‘Civiltà del bere’.

“Poi, però, si tratta di imprese e questa – avverte – è la cosa che bisogna sempre ricordare: quindi tutto ciò che è lo studio dell’impresa, la scienza economica, che va dal finanziamento delle attività all’organizzazione aziendale, dal marketing alla comunicazione, sono tutti elementi che il mondo del vino, volente o nolente, deve affrontare e più va a fondo, più si tiene aggiornato su queste tematiche, maggiore è il risultato e anche il valore aggiunto che possono portare le aziende”.

“Per noi che organizziamo eventi finalizzati soprattutto alla crescita culturale del mondo del vino, compresi i produttori vinicoli, è importante trovare nuovi temi e spunti per crescere tutti e imparare qualcosa dai nostri incontri; degustazioni per bere e assaggiare vino ce ne sono a migliaia in Italia ogni anno; cerchiamo di fare qualcosa di più colto e interessante anche per chi veramente ne ha viste tante, quasi tutto quello che succede in questo settore”, aggiunge.

Per Donato Rossi, componente di giunta nazionale di Confagricoltura, “l’assioma desiderio-mercato è assolutamente una trovata straordinaria: è ciò che un po’ identifica realmente quello che è l’interesse che c’è sul vino, un prodotto di eccellenza, che ha fatto la storia e che racconta la storia dei territori e di quelle biodiversità che ci appartengono da sempre”. “La nostra interpretazione come Confagricoltura – prosegue – è che il mondo del vino è in continua evoluzione, senza dimenticare il passato, stando ‘sul pezzo’, quindi continuando a essere presenti, ma anche programmando per un futuro e interpretando anche quelle che sono le soluzioni più sostenibili e che rispondono a quelle logiche e richieste che il consumatore ci richiede in qualità di produttori. E questo è il concetto che ci porta a essere oggi sui mercati in un certo modo e a rispondere a quelle logiche di mercato che diventano sempre più esigenti, ma sempre più trasparenti e che raccontano una storia che si adegua al presente e si proietta al futuro”.

Come osserva Stefano Bianchi, presidente di Foragri, “oggi il cliente, e quindi il mercato per un verso, chiede all’azienda molte più cose di prima”. “Il primo punto all’attenzione del cliente – spiega – è il brand, ma quel brand è fatto di tante voci: sicuramente di una qualità del prodotto, e questo è in cima alla classifica ed è il primo desiderio se possiamo dire così, cioè bere un ottimo bicchiere di vino; ma contemporaneamente oggi il cliente, più educato da questo punto di vista, è molto attento anche alla sostenibilità della produzione e quindi all’attenzione al minor utilizzo e sfruttamento del territorio, un’attenzione alla salubrità del prodotto, un desiderio di maggiore trasparenza nella conoscenza di come il prodotto viene realizzato, desiderio di una maggiore informazione sulle tecniche di produzione ma anche su chi produce quella qualità di prodotto”.

“Ad esempio, pensando a un’etichetta informatica del futuro – suggerisce – potrebbe contenere anche nome e cognome dell’enologo, del responsabile della vigna, del responsabile della cantina. Ci sono, infatti, figure professionali che intervengono nella realizzazione di quella qualità produttiva che, secondo me, devono essere fino in fondo valorizzate. E per fare questo, ovviamente, è molto importante che la formazione intervenga in maniera quasi permanente”.

Anche secondo Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi e titolare dell’omonima cantina di Atripalda, in Irpinia, “desiderio e mercato sono due aspetti che nel nostro settore si conciliano perché, specialmente per i vini di pregio, il nostro mondo mette insieme la componente razionale dell’agire umano con la sensibilità artistica che non può essere tenuta lontana dall’esperienza quotidiana di un viticoltore”.

“La nostra attività è fatta di interpretazione della natura – sottolinea – e di sua rappresentazione appunto in senso artistico perché ci vuole la creatività dell’uomo e la sua sensibilità nel pensare un vino alla luce dei vincoli che la natura pone. La perfezione della natura può essere soltanto alterata in peggio da parte dell’uomo; quindi, se non ci mette la sua sensibilità, è difficile poi riuscire a rappresentare un vino che abbia una personalità, uno stile, un’idea che si tramuta in un’emozione. E’ chiaro che questo nostro mondo è anche un mondo intrinsecamente debole, perché fatto di una miriade di aziende di dimensione piccola ed è un mondo fortemente governato dal punto di vista regolamentare da principi che spesso cozzano con quelli che normalmente guidano il funzionamento dei mercati”.

“Quindi, bisogna conciliare – ribadisce – questi due aspetti: da un lato, l’esigenza di salvaguardare i valori all’interno dei territori e, dall’altro lato, consentire a chi fa impresa di cogliere le opportunità sui mercati. Non è sempre facile, la normativa è anche molto farraginosa, in quanto stratificata per decenni e decenni e frutto anche di interventi che non sempre sono risolutivi e a volte aggiungono condizioni e vincoli alle imprese, senza consentire un normale flusso degli investimenti che in altri settori invece è più regolare e naturale. Quindi, tutto questo fa parte del quadro dei vincoli alle decisioni dell’imprenditore del mondo del vino, ma è anche un po’ uno degli elementi che ne fanno il fascino, se vogliamo”.

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