Il presidente dei giovani commercialisti: “Servono strumenti idonei per la ripresa”.
“Il prossimo Decreto sul lavoro è un’occasione fondamentale per costruire seriamente gli strumenti idonei ad affrontare la ripresa e le eventuali ricadute epidemiche. Chiediamo che sia frutto di un confronto pragmatico per la costruzione della strategia difensiva con ammortizzatori sociali moderni e idonei all’emergenza; e per la progettazione di una ripresa garantita da agevolazioni ponderate che riducano la curva dei costi fissi delle risorse umane già innalzata dalle misure anti Covid e da elementi strategici di flessibilità gestionale ed economica-finanziaria. Se “dobbiamo correre”, come ci dicono, occorre farlo senza ostacoli sulla strada del rilancio”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Negli ultimi mesi abbiamo assistito a uno spettacolo “poderoso”, con l’emissione di un grande quantitativo di norme e documenti di prassi tardivi, incompleti, contraddittori. La galassia di orpelli burocratici diretti e indiretti che sono stati creati, però, contrasta in maniera netta con le proposte avanzate sin dal primo momento dalla nostra Categoria. Secondo noi, era ed è fondamentale implementare un sistema di tutela del lavoro che non sottragga tempo e capacità da dedicare alla vera gestione della crisi e della successiva ripartenza”.
“Invece – conclude De Lise – abbiamo perso tempo prezioso per comprendere nuove modalità di richiesta di ammortizzatori sociali, per comunicare una quantità svariata di codici identificati delle sospensioni dei versamenti dei contributi previdenziali ed assicurativi; per gestire la cassa integrazione in deroga prima con le Regioni e poi con l’INPS; per coordinare gli effetti dei decreti legge con quelli talvolta differenti delle relative leggi di conversione; per comprendere come utilizzare le estensioni dei periodi di ammortizzatori sociali. E non ci si accorge che da quasi un mese molte imprese non sono in grado di gestire gli esuberi di risorse umane perché vige un asistematico divieto di licenziamento”.