Pubblicato il: 22/02/2019 12:57
“La legge sull’equo compenso, approvata ieri in IX commissione Lavoro, è il frutto della collaborazione tra la Regione Lazio, la Federazione degli ordini degli ingegneri del Lazio e di altre categorie professionali”. E’ quanto si legge in una nota dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Roma. La presidente della IX commissione consiliare, Eleonora Mattia, al termine della votazione che ha visto licenziare la proposta di legge numero 69 su ‘Disposizioni in materia di equo compenso e tutela delle prestazioni professionali’, ha dichiarato: “Nei limiti delle competenze legislative regionali, con questa legge si introducono strumenti, da un lato, per garantire che la Regione, le società controllate e gli enti strumentali riconoscano compensi equi ai professionisti“.
“Dall’altro – ha aggiunto – per assicurare al professionista di ricevere il pagamento delle spettanze a pena di sospensione del procedimento amministrativo che ha richiesto la prestazione del professionista. Vengono inoltre negate le autorizzazioni a chi non paga il progettista”.
I professionisti laziali si sono dimostrati uniti per affrontare la crisi economica, che li ha colpiti duramente, anche a seguito di riforme che hanno generato una concorrenza al ribasso a scapito dell’opera professionale prestata.
“Questa legge – ha commentato Carla Cappiello, presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Roma – rappresenta una tutela per noi ingegneri laziali, poiché introduce norme fondamentali a garanzia della certezza del pagamento dei compensi dei professionisti tecnici nei confronti dei privati”.
“Siamo molto fieri di questa legge – ha detto Mauro Annarelli, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Frosinone – nata dalla collaborazione tra tutti gli Ordini degli ingegneri del Lazio. I temi trattati sono di estrema rilevanza, in quanto vanno ad incidere sul lavoro e di conseguenza sulla vita di numerosi colleghi”.
Obiettivo della legge è quello di far fronte ad un calo dei redditi dei professionisti italiani che, tra il 2005 e il 2017, ha raggiunto il 20%, e alle differenze economiche legate all’età e al genere.
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