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Fase 3: Fabbro (Anir), ‘per ristorazione collettiva -66% volume affari, 61mila addetti in cig’ 

Pubblicato il: 19/06/2020 15:32

Le conseguenze della pandemia da Covid-19 sul settore della ristorazione collettiva, sulle imprese e sui lavoratori “sono stati drammatici e solo analizzando il periodo marzo-aprile 2020 e rapportandolo all’anno precedente (dati Oricon 2020) risulta che la ristorazione collettiva segna -66% per calo del volume d’affari. Di 96mila addetti (che per l’82% è composta da donne) attualmente 61mila sono in cassa integrazione”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Massimiliano Fabbro, presidente di Anir, la neonata Associazione nazionale imprese della ristorazione collettiva, fa il punto sugli effetti della pandemia sul comparto.

In particolare, sottolinea Fabbro, “la ristorazione scolastica, invece, segna -94% e se non si riprenderà a settembre sono a rischio circa 39mila posti di lavoro, mentre la ristorazione aziendale, infine, è calata del 68,8%”. E secondo il presidente della neonata associazione “questa situazione determinata dall’esigenza di contrastare la pandemia da Covid19 necessita di riflessioni e misure straordinarie sotto il profilo della sicurezza igienico sanitaria dei pasti, della sicurezza dei lavoratori e la ricerca soluzioni alternative di servizio. Insomma, il settore va ripensato anche alla luce della convivenza con il Covid”, spiega.

Secondo Fabbro “l’esigenza di creare un soggetto come Anir che rappresentasse le imprese della ristorazione collettiva era già forte prima della pandemia. Oggi avere la responsabilità e la cura della ristorazione presso ospedali, scuole di ogni ordine grado, università, luoghi di lavoro, Istituzioni pubbliche e private, è un compito fondamentale quotidiano che richiede soggetti qualificati e professionali, in grado di garantire eccellenza, sostenibilità, tracciabilità e sicurezza”, spiega Fabbro, oggi a capo del Gruppo Fabbro Spa, una delle più importanti realtà italiane attiva nel comparto food, facility ed energy.

E per Fabbro “con il lockdown, si è resa ancora più evidente la necessità di una voce forte che riunisse i player più importanti del settore, rappresentandone le istanze e le criticità direttamente ai livelli istituzionali e governativi. Il nostro è un percorso industriale, e per questo una novità nel panorama italiano, un percorso che già in queste prime ore di attività associativa si sta arricchendo di ulteriori e importanti operatori del settore, cosa che onora me e la bontà del progetto; una sfida che mi piace e che affronterò con energia”, sottolinea il presidente dell’associazione di cui è segretario generale Gabriella Iacono, manager con lunga esperienza nel settore ed esperta di food innovation.

E Fabbro ricorda che i “numeri della ristorazione collettiva sono di tutto riguardo in termini occupazionali e di ricchezza prodotta. Nella grande famiglia dei servizi riteniamo di poter dare un grande contributo all’Italia, a fronte di una economia che si va sempre più terziarizzando. Nello specifico, tutto il comparto è costituito da circa 1500 imprese con un fatturato complessivo che supera i 6 miliardi di euro, per un totale di oltre 250.000 addetti, dati che indicano quanto la ristorazione collettiva insieme a tutto il comparto sia un’asse portante dei servizi per lo sviluppo dell’economia italiana”, sottolinea.

Per Anir è fondamentale mettere in campo nei prossimi misure capaci di far ripartire il comparto e anche l’economia. “La richiesta specifica” al governo “è di maggiore attenzione per gestire al meglio la riapertura, in particolare delle di scuole. Questo ultimo aspetto ci preoccupa molto per una assenza di visione, di progettazione strutturale dei servizi scolastici”, sottolinea Fabbro.

Secondo Fabbro “garantire un buon pasto scolastico è prerogativa di conquista sociale e di un buon grado di civiltà, uno status da cui non si può tornare indietro. Noi vogliamo e possiamo garantire questo servizio -sottolinea- dal primo giorno di apertura delle scuole, vediamo invece rimandare tale data senza alcuna preoccupazione per le centinaia di migliaia di addetti che rischiano il loro posto di lavoro, è una responsabilità politica che non vogliamo condividere, che denunciamo e che vorremmo fosse risolta a breve”.

“Altre richieste molto puntuali -spiega ancora Fabbro- sono relative all’entrata in vigore dei Criteri ambientali minimi (allo stato attuale ci sembrano inapplicabili), una revisione del codice appalti, una maggiore celerità nell’erogazione dei fondi alle imprese ed una estensione degli ammortizzatori sociali. Speriamo che il governo raccolga le nostre istanze: in gioco ci sono migliaia di aziende e di lavoratori la salute delle persone, dei nostri figli, dei nostri degenti. C’è la tenuta sociale e lavorativa dell’Italia”,

 

 

 

Adnkronos.

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