Pubblicato il: 19/09/2019 14:17
“E’ fondamentale creare le condizioni legislative perché i fondi possano far crescere le aziende coinvolte e i lavoratori formati, superando concezioni burocratiche che ne appesantiscono il ruolo, e riportando alla formazione, circa 120 milioni, le risorse ad essa destinate. L’Unione europea abolisca il concetto di aiuti di Stato se riferiti a percorsi di formazione”. Questo l’appello che viene oggi da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil nel corso del forum ‘Il futuro del sapere, aziende e lavoratori nella trasformazione’ per i 15 anni di Fondimpresa svoltosi oggi a Roma all’auditorium della Tecnica. Il fondo delle quattro parti sociali, in continua crescita dall’anno della sua istituzione, è oggi il principale player in Italia con le sue oltre 200 mila aziende aderenti che rappresentano un bacino di 4 milioni e 681mila lavoratori dipendenti potenzialmente beneficiari delle attività formative finanziate.
La formazione finanziata da Fondimpresa, si sottolinea, “permette ai lavoratori, con l’accrescimento del patrimonio di competenze, di avere un ruolo attivo, e non più meramente passivo, all’interno del mercato del lavoro, con il conseguente aumento della capacità di incidere in maniera più consapevole all’interno dei processi produttivi in cui sono coinvolti”. “Chiediamo l’abolizione del concetto di aiuto di Stato – ha dichiarato il presidente di Fondimpresa, Bruno Scuotto – se riferito a percorsi di formazione perché un aiuto di stato consiste nell’intervento di un’autorità pubblica effettuato tramite risorse pubbliche, per sostenere alcune imprese o attività produttive. Un’impresa che beneficia di un tale aiuto ne risulta avvantaggiata rispetto ai suoi concorrenti”. Di conseguenza, prosegue, “il controllo degli aiuti di Stato risponde alla necessità di salvaguardare una concorrenza libera e leale all’interno dell’Unione. In riferimento alla formazione finanziata noi riteniamo che non sia corretto parlare di un vantaggio offerto a beneficio della singola azienda che ottiene il sostegno alla formazione”. “Il sostegno incide sì, com’è ovvio, sull’azienda beneficiaria ma incide in misura ancora maggiore sul lavoratore che viene formato e vede accrescere le proprie competenze professionali”, ha concluso.
L’intervento del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia
“La formazione – ha affermato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia,è la chiave per affrontare le sfide del futuro e le trasformazioni che deriveranno da industria 4.0. Occorre investire sulla formazione delle persone occupate anche in ragione del fatto che nei prossimi anni le imprese rischiano di non trovare quasi 200 mila profili di cui hanno bisogno. In un Paese dove la disoccupazione giovanile è al 30% , è un paradosso che bisogna superare al più presto. In questo quadro il contributo dei fondi interprofessionali è fondamentale. Mai come in questo momento è evidente la necessità per le imprese di puntare sulla conoscenza e sull’innovazione per poter essere competitive. Debitamente potenziati i fondi potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel mercato del lavoro”.
“I fondi – ha sottolineato il presidente di Confindustria – possono infatti favorire l’inserimento al lavoro dei giovani e dei disoccupati nonché accompagnare le sempre più delicate fasi di ristrutturazione e rilancio aziendale”.
Il commento di Cgil Cisl e Uil
“La necessità della formazione professionale continua – ha detto il segretario generale del Cgil, Maurizio Landini – è sempre più avvertita dai lavoratori e dalle imprese. La formazione continua deve diventare un diritto individuale esigibile per i lavoratori. Un fattore strategico per l’innovazione e la crescita del sistema delle imprese e per lo sviluppo del Paese”. “Percorsi condivisi tra impresa e rappresentanze sindacali – ha affermato Landini – sono elementi che qualificano in positivo le relazioni industriali sia in ambito aziendale che settoriale”.
Anche per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan “la formazione continua dei lavoratori è un fattore strategico per lo sviluppo del paese, la qualità e la competitività delle imprese, tanto quanto lo è l’investimento tecnologico. Rappresenta anche il miglior deterrente per evitare l’invecchiamento professionale. In tal senso siamo impegnati ad operare nelle scelte contrattuali sia in sede aziendale sia a livello di contrattazione collettiva nazionale”.
“Nella stessa direzione – ha sottolineato la sindacalista – dovrebbero andare le scelte , gli orientamenti e le decisioni conseguenti da parte del governo, riconoscendo il fondamentale ruolo dei fondi interprofessionali, a partire da Fondimpresa, per le politiche attive del lavoro”.
“Il successo di Fondimpresa – ha ribadito il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – dimostra che la formazione continua è l’elemento fondamentale per aumentare la professionalità dei lavoratori e la produttività delle imprese e i fondi possono anche essere un concreto strumento attivo delle politiche del lavoro per la ricollocazione dei lavoratori e per l’inserimento di disoccupati e inoccupati. Ma ccorrono atti concreti a livello legislativo, nazionale ed Europeo e il ripristino delle risorse che sono state levate alla formazione e devono tornare al loro scopo originario. Su questo, per passare dalle parole ai fatti, impegneremo governo e parlamento”.
Per beneficiari avvisi buon livello inserimento lavoro
I beneficiari dei piani finanziati con gli avvisi Fondimpresa, a distanza di qualche anno dagli interventi, mostrano un buon livello di inserimento nel mercato del lavoro. Emerge dal ‘Rapporto di valutazione avvisi Fondimpresa’. Il Rapporto fornisce una valutazione dei piani formativi previsti dagli avvisi 2/2010, 2/2014, 4/2015, 3/2016 e 4/2016 di Fondimpresa. Nella prima sezione sono descritte le finalità e i target degli avvisi, mentre nella seconda si analizzano le caratteristiche principali dei piani, delle imprese partecipanti e dei lavoratori beneficiari. I risultati della valutazione di impatto dei piani implementati, relativamente agli esiti occupazionali dei partecipanti, sono presentati nella terza sezione. L’ultima sezione infine contiene una sintesi ragionata delle evidenze empiriche di maggiore rilievo.
L’avviso 2/2010, cosiddetto di mobilità, rappresenta un intervento straordinario per la formazione dei lavoratori posti in mobilità nel 2010 da aziende aderenti a Fondimpresa, finalizzata alla loro occupabilità. E’ un avviso di carattere straordinario finanziato attraverso le risorse del conto di sistema, conto collettivo ideato per il rispetto dei criteri solidaristici tra territori e nei confronti delle imprese di minori dimensioni. Viene utilizzato per finanziare, mediante la pubblicazione di avvisi, progetti che raggruppano più imprese in base a fabbisogni formativi comuni per territorio o settore.
I piani sono rivolti a lavoratori soggetti a procedure di mobilità nel corso del 2010 e/o a lavoratori collocati in mobilità anche precedentemente ma che, a seguito della formazione, vengano assunti nel 2010 in imprese iscritte a Fondimpresa; lavoratori in regime di sospensione del rapporto di lavoro in aziende aderenti a Fondimpresa (cassa integrazione, contratti di solidarietà), che devono acquisire competenze necessarie al mantenimento della loro occupazione.
Gli avvisi 2/2014, 4/2015, 3/2016 (avvisi cosiddetti cig) sono ideati per la realizzazione di piani formativi rivolti a lavoratori a rischio di perdita del posto di lavoro. L’avviso 4/2016 è invece mirato alla formazione dei neoassunti. Rientrano tutti nella categoria degli avvisi con contributo aggiuntivo, canale di finanziamento ideato per dare alle piccole e medie imprese maggiori possibilità di utilizzare il proprio conto formazione. Partecipando a questa tipologia di avvisi le aziende possono avvalersi di risorse integrative per realizzare il proprio piano formativo.
I piani devono essere rivolti prioritariamente e prevalentemente ai lavoratori delle imprese aderenti al Fondo che subiscono sospensioni del rapporto di lavoro, nello specifico: lavoratori oggetto di richiesta di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) interessati dal relativo provvedimento nel periodo di svolgimento della formazione; lavoratori con contratti di solidarietà; altri lavoratori eventualmente partecipanti devono essere dipendenti delle aziende proponenti, per i quali sussista l’obbligo del versamento del contributo integrativo.
I cinque avvisi Fondimpresa si compongono di un set di piani (1.172) articolati in azioni (10.362) che sono state implementate attraverso interventi formativi (63.948) erogati a quasi 23mila partecipanti-teste. Complessivamente la durata della formazione erogata è superiore a 4 milioni e 700 mila ore, concentrate in particolare nei corsi di tecniche di produzione (36%). Nel 2018 circa il 90% dei lavoratori che ha beneficiato di un intervento previsto dagli avvisi cig risulta essere occupato, mentre tale quota si riduce al 54% per i beneficiari dell’avviso mobilità (2/2010). Contenuta l’incidenza dei partecipanti che risultano disoccupati nel 2018 (5%), mentre è rilevante (28%) la quota di beneficiari dell’avviso mobilità che risultano fuoriusciti dal mercato del lavoro e non risultano pensionati (cosiddetti irregolari).
La performance occupazionale dei lavoratori di imprese interessate da processi di chiusura al momento della partecipazione all’avviso mobilità sono in linea con le aspettative: la quasi totalità dei lavoratori beneficiari che sono occupati nel 2018 risulta infatti aver cambiato datore di lavoro rispetto al periodo di partecipazione agli interventi, mentre quasi la metà ha conosciuto una variazione negativa dei propri salari tra il 2010 e il 2018, a fronte di una variazione mediana del salario pari al +2,5%. La condizione occupazionale dei partecipanti agli avvisi cig risulta, invece, più stabile e migliore in relazione alla crescita dei salari: in media, infatti, i lavoratori che hanno cambiato lavoro sono pari a solo circa il 13%, con un aumento mediano di salario pari ad almeno il 14% rispetto al 2010.
Le traiettorie occupazionali dei beneficiari degli avvisi mobilità 2/2010 e cig 2/2014 risultano migliori rispetto a quelli di lavoratori che si trovavano in condizioni simili al momento dell’intervento ma che non hanno potuto partecipare ai percorsi formativi. In particolare, la situazione lavorativa dei beneficiari (trattati) dell’avviso mobilità al 2017 è migliore rispetto a quella di due gruppi di controllo formati da lavoratori in mobilità nel 2009 e/o 2010 e residenti, rispettivamente, in tutta Italia o nel solo Veneto. Il tasso di occupazione per i trattati dall’avviso mobilità è pari al 54% contro una media nazionale del 39%. Inoltre, la variazione mediana del salario tra il 2017 e il 2010 è leggermente positiva per i beneficiari dell’avviso mobilità (3%) contro una flessione generalizzata dell’1%.
Positivo anche il trend occupazionale per i lavoratori beneficiari (trattati) del piano cig 2/2014 se confrontato con quello di un gruppo di lavoratori in cig nello stesso periodo a livello nazionale. Il tasso di occupazione nel 2017 dei trattati è notevolmente superiore a quello del gruppo di controllo (87% rispetto al 61%) e anche il tasso di disoccupazione è di molto inferiore per i trattati (5% rispetto al 28%), mentre è limitata l’incidenza dei lavoratori di entrambi i gruppi che fuoriescono dal mercato del lavoro formale. Più in linea con il dato generale del gruppo di controllo nazionale è invece la condizione in termini di variazioni di salari, con entrambi i gruppi che registrano una contrazione delle retribuzioni per circa il 32% dei lavoratori, mentre il gruppo dei trattati mostra una variazione mediana dei salari più bassa (12% rispetto al 17%).
Adnkronos.