Pubblicato il: 22/05/2019 16:22
“Manifesti e santini? L’epoca delle grandi commesse è finita, ora è tutto in mano ai social”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Patti, tipografo e stampatore con 30 anni di esperienza alle spalle, anzi di campagne elettorali. “Tra pochi giorni si vota, eppure a livello lavorativo – spiega – non ce ne siamo quasi accorti. E’ vero che le Europee solitamente hanno un target di ordini più basso rispetto alle politiche e alle amministrative, però un ‘silenzio’ così non si era mai sentito”.
“Ora – sottolinea – i candidati si affidano a delle vere e proprie campagne social, in modo da raggiungere sempre e ovunque gli elettori. Quando qualche anno fa si cominciò a fare pubblicità con i social, noi del settore pensavamo che fosse una moda del momento e che durasse solo per qualche appuntamento elettorale. Purtroppo, ci siamo sbagliati: ogni elezione ha visto un assottigliamento del mercato, un calo delle commesse a favore dei social”.
“Stampiamo molto meno – ammette Giuseppe Patti – con inevitabili ricadute non solo sulle nostre entrate, ma anche sull’indotto; mi riferisco agli ‘attacchini’ che prima guadagnavano molto attaccando sui muri e sui tabelloni centinaia di migliaia di manifesti. Venti-trenta anni fa c’era la gara non solo ad attaccare il singolo manifesto, ma anche a coprire quelli degli avversari. Ma i tempi sono cambiati, o forse no. Le cene elettorali resistono, non sono sicuro che portino voti ma commensali, anche in piedi, sicuramente sì”.
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