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Imprenditoria femminile. Tinari (Giovani imprenditori): “Solo il 49,5% delle donne ha un’occupazione. Servono nuovi bandi per l’imprenditoria e incubatori per le start-up femminili”

“Solo il 49,5% delle donne, in Italia, ha un’occupazione. L’Abruzzo è perfettamente in linea con lo standard nazionale: un problema fortemente sentito, ancor di più nell’era Covid. La parità di genere sul lavoro è uno degli asset su cui lavorare per rendere un Paese più moderno e attento, poiché il lavoro delle donne è una risorsa essenziale per la crescita e lo sviluppo economico di un territorio”. E’ quanto afferma Laura Tinari, presidente Giovani Imprenditori della provincia dell’Aquila, che evidenzia come “durante la fase di emergenza da coronavirus, a pagare il costo più alto, sono state le donne: il 76% dei richiedenti congedo Covid sono state donne, di cui il 58% nella fascia di età tra compresa tra i 35 e 44 anni. Alle donne sono, poi, andate”, prosegue Tinari, “il 51% delle erogazioni nella categoria delle partite Iva e collaborazioni; stessa quota nel settore del turismo. L’emergenza Covid rappresenta una sfida critica per le imprese femminili, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che in provincia dell’Aquila sono quasi la totalità, perché l’incertezza del periodo e le ridotte opportunità che si prefigurano all’orizzonte, già da settembre, avranno un forte impatto negativo sull’imprenditoria femminile”. Il problema più grande resta l’accesso al credito “a cui si aggiunge”, prosegue Tinari, “quello di un network più limitato che le donne hanno. A tal proposito, avanziamo proposte concrete e operative come nuovi bandi per l’imprenditoria femminile, che aiutino non soltanto chi vuole iniziare a fare impresa ma anche chi vuol vedere la sua azienda crescere, e la nascita di incubatori per le startup femminili, molte delle quali mi auguro possano essere legate alle discipline Stem, poiché è in questi settori che si annidano, oggi, e in futuro sempre di più, le maggiori possibilità di lavoro. Per sostenere le donne lavoratrici e madri, o aspiranti madri, è necessario rivedere alcune misure che permettano loro di lavorare e gestire la famiglia senza dover necessariamente scegliere. Tra tutti i lavori delle task forse nate durante il Covid trovo particolarmente interessante quello prodotto dal gruppo “Donne per un nuovo Rinascimento” voluto dalla ministra per le Pari opportunità, Bonetti, di cui voglio sottolineare due proposte legate al welfare aziendale: la creazione di asili nido interaziendali e quella relativa allo smart working”. Per Tinari, “il welfare aziendale deve sganciarsi dal mero ruolo di sostegno al reddito dei lavoratori per essere sempre più uno strumento utile ad armonizzare le dimensioni di vita familiare e lavorativa sia delle donne che degli uomini”. Di qui alcune proposte avanzate dalla Presidente dei Giovani Industriali come l’asilo nido interaziendale, “da realizzare nei nuclei industriali mettendo in sinergia piccole e medie imprese e grandi aziende, associazioni datoriali e sindacati, aperto con orari modellati su quelli delle imprese operative sul territorio. E, poi, il tema dello smart working, uno strumento che abbiamo conosciuto in misura massiccia durante questa pandemia, ma che per funzionare davvero dovrà riacquisire quei caratteri di flessibilità e responsabilità che la legge 81 del 2017 gli aveva affidato: uno strumento”, evidenzia Tinari, “pensato sia per le donne che per gli uomini e che vedeva un’alternanza tra le giornate lavorative trascorse in ufficio e quelle a casa. Il ricorso a nuove forme di organizzazione del lavoro innovative, che prevedano la forma agile, potrebbe essere realizzato attraverso incentivi rivolti soprattutto all’occupazione under 35. Per le giovani che hanno voglia di mettersi in gioco in prima persona e fare impresa lo Stato potrebbe pensare a istituire un fondo per la micro-impresa femminile e servizi di tutoring tecnico-gestionale. Un compito, questo”, conclude Tinari, “a cui le Camere di Commercio potrebbero assolvere con i Comitati per l’imprenditoria femminile”.

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