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In Veneto qualifiche difficili da trovare per 1 assunzione su 3 

Pubblicato il: 09/08/2019 10:39

Sono le imprese del Nord-Est quelle che incontrano maggiori difficoltà nel reclutamento del personale. Il Veneto è tra le regioni italiane in cui il mancato incontro tra le esigenze occupazionali delle imprese e le caratteristiche dei lavoratori disponibili impatta maggiormente sul mercato del lavoro. Sono le principali evidenze messe in luce dal report a cura di ClicLavoro Veneto e Veneto Lavoro sul tema della mancata corrispondenza tra domanda e offerta nel mercato del lavoro e dei fattori che lo alimentano.

Il mismatch è un fenomeno in crescita, dovuto all’effetto concomitante di diversi fattori: una congiuntura economica positiva, una piena occupazione che riduce la platea dei candidati che spesso sono i più fragili, una crescita che incentiva la ricerca di competenze specialistiche, l’invecchiamento della popolazione lavorativa che porta con sé un problema sempre più diffuso di obsolescenza delle competenze, l’avanzamento tecnologico in molti settori e mestieri tradizionali e, non ultimo, un sistema di servizi per il lavoro ancora non adeguato a fornire risposte efficaci ai disoccupati e alle persone in cerca di lavoro.

Secondo i dati dell’indagine di Excelsior-Unioncamere sui programmi occupazionali delle imprese, circa il 31% delle assunzioni previste in Veneto si riferisce a figure professionali difficili da trovare; nel resto della penisola la percentuale è del 26%. Le maggiori difficoltà si riscontrano in relazione a profili tecnici e a elevata specializzazione e vanno ricondotte alla mancanza di candidati o a una preparazione considerata non adeguata. La principale causa del mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro risulta, infatti, il disallineamento delle competenze, ovvero il cosiddetto ‘skill mismatch’, che si verifica quando le caratteristiche dei candidati risultano non in linea con le richieste del mondo produttivo. Secondo l’Ocse, l’Italia è uno dei Paesi europei con la quota più elevata di lavoratori con competenze al di sotto (underskilled) o al di sopra (overskilled) di quelle richieste per la posizione occupata.

“In Veneto – conferma l‘assessore regionale alla Formazione e al lavoro, Elena Donazzan – stiamo rivedendo i contenuti dell’offerta formativa professionale, che coinvolge in media 20 mila allievi e rappresenta uno dei punti di forza del sistema educativo regionale. Finalmente, dopo anni, i ministeri dell’Istruzione e del Lavoro hanno aggiornato il repertorio delle qualifiche e dei diplomi, prevedendo nuovi profili tecnici in linea con le attese del mercato del lavoro e in particolari dei settori più innovativi della manifattura e del terziario”.

“Da parte nostra, siamo già pronti a partire con i bandi per i Centri di formazione professionale, perché formulino i nuovi piani di offerta formativa, dettagliando indirizzi e corsi attivabili per il prossimo anno scolastico, possibilmente in partnership con le aziende del territorio. Il secondo importante strumento sono gli Its Academy, i sette istituti veneti di formazione tecnica superiore, parallela ai corsi universitari, che offrono a circa 2 mila allievi percorsi formativi progettati e gestiti direttamente con le aziende, in piena alternanza tra insegnamento teorico ed esperienza diretta di lavoro”.

Il mancato incontro tra domanda e offerta – evidenzia il report di Veneto Lavoro – ha varie sfaccettature: lo scollamento tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro (educational mismatch), fattori geografici legati alla distanza tra il posto di lavoro e la disponibilità del lavoratore a spostarsi (mismatch territoriale), un’offerta economica insoddisfacente e non congrua alle aspettative del candidato (mismatch salariale), condizioni contrattuali non appetibili per il candidato selezionato (mismatch contrattuale), questioni legate alle modalità di ricerca e selezione dei candidati da parte delle aziende (sourcing mismatch). Identificare la causa del mismatch diventa, quindi, il primo passo per individuare una possibile soluzione.

“Aggiornare l’offerta formativa di corsi e diplomi e avvicinarli alle richieste del mondo del lavoro – sottolinea l’assessore – è il primo intervento, indispensabile e indifferibile. Ma bisogna lavorare anche su altri fronti, tra azioni immediate e piani di intervento di medio-lungo termine che tengano conto dei cambiamenti e degli scenari futuri del mercato del lavoro”.

“Tra le azioni immediate – prosegue – rientrano le politiche abitative, quelle infrastrutturali e gli interventi che favoriscono mobilità dei lavoratori, ad esempio fiere del lavoro personalizzate sulla base di specifiche esigenze territoriali, settoriali, professionali o aziendali, percorsi formativi ad hoc per i disoccupati, Academy aziendali per la formazione dei dipendenti, percorsi di supporto alle imprese (soprattutto quelle di piccole dimensioni) nei processi di selezione e gestione del personale”.

“Nel medio-lungo periodo risultano, invece, fondamentali la diffusione di una maggiore conoscenza dei servizi per il lavoro e delle possibilità offerte a imprese e disoccupati. L’obiettivo del sistema regionale dei servizi per il lavoro, che mette in sinergia i centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro e i centri di orientamento, è essere sempre più organizzato, efficiente e funzionale, con linee di intervento incentrate sulla persona e su un giusto equilibrio di politiche attive e passive, in grado di offrire il miglior sostegno possibile alle persone in cerca di occupazione e di supportare le aziende nei processi di reclutamento del personale”, conclude.

 

 

Adnkronos.

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