Pubblicato il: 04/07/2019 15:09
“Cambiare senza rischiare, nel contempo, di stravolgere la straordinaria esperienza, storica, culturale, economica di un ente previdenziale a forte caratterizzazione solidaristica e mutualistica”. E’ l’indicazione che arriva, per il futuro dell’Inps, dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Istituto, Guglielmo Loy, in occasione della presentazione della relazione programmatica 2020-2022 del Civ.
Per Loy, “la relazione programmatica che il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha discusso e approvato non è un mero atto formale”. “È lo strumento – spiega – con il quale i protagonisti della vita economica e sociale, attraverso la propria rappresentanza, intendono contribuire a rafforzare lo strumento principale di sostegno alla crescita sociale, allo sviluppo, alla coesione e alla equità. Lo fa attraverso indicazioni concrete su come il principale gestore delle politiche di aiuto e protezione sociale del Paese, l’Inps, dovrà operare e come potrà modernizzarsi. Un modello antico e moderno nello stesso tempo”.
Un modello “certamente da adeguare, da permeare con le innovazioni normative e le nuove dinamiche sociali, che nel tempo hanno sia implementato la funzione dell’Istituto che espresso nuovi bisogni; non sempre, però, questo processo è stato sostenuto con una adeguata strumentazione”, avverte. “Le criticità vanno affrontate e non sottaciute perché l’Inps, per milioni di cittadini, insieme alla scuola e alla sanità è il simbolo dello Stato. È il veicolo con il quale si misura il diritto di cittadinanza, si misura la fiducia per il presente e, soprattutto per il futuro. Il tutto con il rispetto di chi, attraverso il sacrificio economico, garantisce una adeguata contribuzione senza pesare sulla fiscalità generale”, sottolinea Loy.
Come spiegato da Loy nella relazione programmatica occorre prevedere “la valutazione del modello gestionale, applicato alla prima fase di erogazione delle prestazioni di reddito e pensione di cittadinanza (Rdc e Pdc), al fine di individuare gli aspetti negativi, quelli che vengono valutati positivamente e applicabili, anche, per l’erogazione delle altre prestazioni”.
Secondo il documento, è necessario quindi prevedere “lo sviluppo dell’analisi dei soggetti richiedenti, di quelli beneficiari e, eventualmente, di quelli che intendono rinunciare al Rdc e Pdc, per evidenziare contraddizioni e criticità valutando la necessità di superarle con proposte, anche di carattere normativo, da condividere con gli altri organi di vertice; la predisposizione, nell’ambito delle verifiche trimestrali del processo produttivo e del profilo finanziario, per le quali occorre garantire tempestività e l’aggiornamento dei contenuti, di una puntuale evidenza, anche sui tempi di erogazione delle prestazioni; sulla qualità delle prestazioni, intesa anche come distribuzione percentuale dei tempi di lavorazione di tutte le domande pervenute incrociata con un indice di stratificazione delle giacenze; sul contenzioso, evidenziando le cause di soccombenza dell’Istituto con particolare riferimento a quelle di carattere seriale”.
E poi serve “riproporre agli altri organi di vertice e ai ministeri vigilanti la richiesta di una modifica normativa che permetta la ristrutturazione dello stock dei crediti, con riflessi di maggiore trasparenza e miglior leggibilità del bilancio patrimoniale dell’Istituto, nonché della definizione di una norma in merito alla riduzione degli agi riconosciuti agli agenti della riscossione relativi ai crediti non più esigibili per legge”.
E secondo il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto tra gli obiettivi a breve termine è necessario “potenziare l’efficacia delle attuali funzioni di vigilanza e dei controlli previsti, valorizzando e integrando gli attuali sistemi informatici utilizzati per le denunce contributive, anche attraverso la definitiva unificazione dell’applicativo per tutte le gestioni previdenziali, ivi comprese quelle pubbliche”.
“Occorre, altresì, prevedere, sempre con riferimento all’attività di vigilanza, il miglioramento e il monitoraggio trimestrale del gettito da iscrivere nei bilanci preventivi delle singole gestioni e in quello dell’Istituto, del recupero crediti con l’evidenza di quelli della Pa, del rapporto tra accertato e riscosso e dell’andamento del contenzioso e di carattere amministrativo”, spiega la Relazione.
Adnkronos.