Pubblicato il: 18/09/2019 15:19
Trovare soluzioni pratiche, che sappiano migliorare il reddito netto dei lavoratori e delle famiglie senza penalizzare il welfare, come il ‘contrasto di interessi’ tra chi compra la prestazione e chi la fornisce. Questa la proposta del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, alla luce dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate presentato oggi a Roma, nel corso di un convegno promosso in collaborazione con Cida- Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità.
“Una delle principali criticità italiane – spiega – è forse un sistema che, lungi dal far emergere i redditi, sembra piuttosto incentivare a dichiarare il meno possibile, così da poter usufruire delle agevolazioni fiscali e dei benefici collegati al reddito, che Stato, Regioni ed enti locali erogano sulla base di quanto si dichiara, spesso tramite un Isee facilmente aggirabile, e oltretutto in assenza di una banca dati nazionale dell’assistenza; una seconda nota dolente sta invece nella somma di alte aliquote fiscali sui redditi con doppia progressività che, abbinate ad alte imposte indirette, in primis l’Iva, incentivano a pagare in modo irregolare”.
Ecco perché, secondo Itinerari Previdenziali, “una buona contromisura potrebbe essere un periodo di sperimentazione triennale nel corso del quale le famiglie possano portare in detrazione, entro un dato limite, il 50% delle piccole spese effettuate per la casa, per i figli o per la manutenzione di auto o moto, purché supportate da regolare fattura elettronica (incrocio codici fiscali prestatore-fruitore): con vantaggi ovvi per la famiglia stessa che, grazie alla detraibilità, ne trarrebbe un beneficio in termini di potere d’acquisto a prescindere dal proprio reddito di partenza, ma anche e soprattutto per lo Stato, che potrebbe rientrare, almeno in parte, di Iva e contributi sociali evasi, segnando un punto importante nel contrasto al lavoro nero e al sommerso”.
Adnkronos.