Secondo i dati del rapporto Assalco – Zoomark 2020 3 , si stima che nel 2019 erano presenti in Italia 60,27 milioni di animali d’affezione, confermando un rapporto di 1 a 1 tra gli animali da compagnia e la popolazione residente in Italia (stimata a 60,36 milioni). Sempre secondo il rapporto, i pesci sono gli animali da compagnia maggiormente presenti in Italia, per un totale di 29,9 milioni di esemplari (ovvero circa la metà del totale dei pet che vivono nelle famiglie italiane).
Secondo i dati dell’osservatorio Coop 2020 4 , poi, sono 7,8 milioni gli italiani che, al termine della quarantena, hanno acquistato o adottato un pet (o hanno intenzione di farlo in un prossimo futuro), a dimostrazione di come gli animali di affezione costituiscano una parte importante della vita degli italiani.
“Con un aumento considerevole della presenza di animali d’affezione nelle case degli italiani, è normale che la professione veterinaria sia percepibile come una professione attrattiva” racconta il Dott. Guglielmo Giordano, fondatore e Amministratore Unico di MyLav (https://www.mylav.net/), laboratorio di analisi veterinarie privato con un’esperienza ventennale, a servizio dei medici veterinari, liberi professionisti, di tutta Italia.
“I medici veterinari, infatti, hanno visto nell’ultimo biennio un aumento considerevole degli animali di affezione portati a visita; questo fenomeno è da ricollegarsi anche all’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus e al conseguente isolamento sociale che ha portato, spesso, all’adozione di “animali di famiglia” in grado di colmare quel vuoto causato dall’isolamento e dalla chiusura.
Ovviamente questo “fenomeno sociale” ha destato, oltre allo stupore, anche non poche preoccupazioni che una volta terminata l’emergenza e l’emarginazione, la naturale conseguenza sarebbe stato l’abbandono proprio di quegli animali adottati nell’ultimo anno. Fortunatamente, i segnali che stiamo avendo non vanno in questa direzione, tutt’altro, e questo perché è cresciuta sia la cultura delle persone in genere sia la considerazione che le stesse hanno nei confronti dei pet che non sono più considerati dei semplici “tappabuchi emotivi” bensì dei veri e propri accentratori di affetti ed attenzioni.”
Secondo l’ultimo censimento realizzato da Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani), in Italia sono oggi presenti oltre 8mila strutture veterinarie, delle quali circa 8 su 10 sono strutture di piccole dimensioni e solo in misura residua cliniche e ospedali, capaci di offrire servizi completi e specialistici che il mercato oggi richiede. In questo quadro si è anche registrato un aumento del numero delle strutture private corporate.
Una ricerca condotta da Unioncamere e Anpal 5 ha stimato che, tra il fabbisogno di laureati nel quinquennio 2021-2025 in vari settori, al terzo posto (dopo economia e giurisprudenza) c’è l’area medico-sanitaria, diventata ancora più fondamentale dopo la pandemia di Covid-19. La richiesta annuale media, infatti, è stimata intorno ai 33-35mila laureati. Cambiano però le opportunità, e quindi richieste del mercato nel mondo veterinario, che con l’alto numero di facoltà, ha la necessità di non creare false aspettative, distinguendo tra le diverse realtà che vedono una maggiore o minore possibilità di occupazione e di guadagni per un laureato in medicina veterinaria.
Il settore veterinario vanta un aumento considerevole di donne che si approcciano alla professione.
Sono oltre 33.300 i medici veterinari in italia e il 46,5% di questi sono donne, contro il 53.5% della controparte maschile, numeri che dimostrano come le quote rosa si stiano alzando sempre di più, arrivando ad essere una parte importante in quasi tutte le professioni medico scientifiche.
Secondo i dati dell’ultimo rapporto di Almalaurea 6 , nel 2019 i laureati nella facoltà di Medicina Veterinaria sono stati 953,10 in più dell’anno precedente, e a un anno dal conseguimento del titolo, il 56,5% di loro ha dichiarato di lavorare. Sempre secondo Almalaurea, su 412 Medici Veterinari laureati da un anno, l’82,5% afferma di avere iniziato a lavorare subito dopo la laurea.
Solo il 6,8% sta proseguendo l’attività iniziata prima di conseguire il titolo accademico.
Possono quindi essere diverse le opportunità professionali per chi si laurea in medicina veterinaria: dallo svolgere un’attività libero professionale, dedicandosi ai cani e gatti, o in alternativa alle specie zootecniche, fino a ricoprire i diversi possibili ruoli nel Servizio Veterinario di Sanità pubblica animale, senza escludere la possibilità di trovare un impiego in ambito industriale, formativo o laboratoristico.
La storia di MYLAV, un laboratorio di analisi veterinarie presente in tutta Italia
MyLav è un laboratorio di analisi veterinarie fondato nel 2002 ad Alessano, in Puglia. MyLav, con un’esperienza ventennale di successo nel settore, vuole stimolare i giovani a valutare l’ambito diagnostico laboratoristico di questa professione, che negli ultimi anni ha visto sempre più donne come protagoniste del settore, senza escludere le opportunità per gli uomini.
“MyLav è proprio la dimostrazione che le quote rosa nelle realtà di veterinaria si stanno alzando notevolmente, basti pensare che su 111 collaboratori, quest’anno il 54 % di questi è rappresentato da donne”. conclude il Dott. Giordano.