Pubblicato il: 26/06/2020 17:52
“Possiamo dividere l’avvento del lavoro a distanza in 4 grandi ondate; in questo momento, siamo nel mezzo della terza, che è stata indotta proprio dall’emergenza Covid-19 e sta accelerando la voglia delle organizzazioni di puntare sul lavoro a distanza come la nuova normalità. Ciò a cui i cio di tutto il mondo devono pensare adesso è come raggiungere questo obiettivo”. A dirlo l’esperto Sampath Sowmyanarayan, presidente global enterprise, Verizon Business. “La cosa interessante – afferma – è che, negli ultimi anni, abbiamo già visto i modi tradizionali” di lavorare messi sotto pressione da vari fattori, tra cui l’impatto della sharing economy sullo stile di vita, il graduale declino dell’efficienza del pendolarismo, la lotta per accaparrarsi i talenti millenial e l’impatto della crisi climatica sui viaggi aerei”.
“Forse proprio per questo – sostiene – molti lavori stavano già iniziando a essere abilitati da remoto: dai contact center al servizio clienti, dalla programmazione informatica alle vendite, dal data entry alla fatturazione medica, dalla programmazione alla progettazione. Ciò che sta diventando chiaro “è che la ‘normalità’ post-Covid-19 sarà estremamente diversa. Secondo un recente white paper di Boston Consulting Group ‘l’abitudine al lavoro a distanza ridisegnerà il futuro ambiente di lavoro‘, dove i contratti di collaborazione flessibile saranno sempre più comuni”. “Per la quarta ondata di lavoro a distanza – spiega – quella del post-Covid-19, le organizzazioni che puntano a ottenere un vantaggio competitivo sostenibile dovranno risolvere una serie di sfide che riguardano le tecnologie e le persone, dovranno gestire contemporaneamente l’attrazione e la fidelizzazione dei talenti, l’efficacia dell’impegno dei dipendenti e dei partner in un modo coeso. Alla base di questa nuova ondata di lavoro a distanza, ci sarà l’utilizzo in settori chiave di una serie di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale (ai), il machine learning (ml), il rilevamento e la mappatura degli spazi“.
Ad esempio, “i lavoratori da remoto avranno bisogno di accesso a esperti, gli operatori di call center di un ambiente in cui i problemi di sicurezza e privacy dei dati siano affrontati seriamente e gli insegnanti di un modo per monitorare test ed esami. E’ fondamentale iniziare con le esigenze dell’utente e creare una user experience che includa le tecnologie di supporto per creare un ambiente di lavoro facile da usare e altamente funzionale”. “L’incredibile serie di sfide generate – fa notare Sampath Sowmyanarayan – da una forza lavoro che opera da remoto richiede che tutti i c-level di un’organizzazione, cio, chro, ciso, lavorino insieme per trovare delle soluzioni. Il cio deve essere un partecipante proattivo alla guida del cambiamento e deve dimostrare chiaramente il legame tra l’agenda tecnologica e la proposta di valore dei dipendenti. Permettere a più dipendenti di lavorare a distanza dimostra (nell’ordine di giorni non di mesi) che questo può funzionare, e che quindi può far parte del nuovo piano operativo dell’azienda”. “Certo – assicura – non è che i cio non si trovino a gestire eventi senza precedenti. È che la maggior parte dei piani di continuità aziendale contempla pandemie regionali e si concentra su come le altre regioni del globo possano colmare il rallentamento delle aree colpite. La natura globale della pandemia Covid-19 è senza precedenti e ha colto molti cio impreparati“.
“All’interno di questa nuova ondata – commenta – il ruolo del cio nella gestione dell’agenda rimane lo stesso delle tre precedenti. Dall’obiettivo più ampio delle operazioni di base (come garantire che i sistemi e le procedure tecnologiche siano allineati agli obiettivi aziendali) alla pianificazione per il futuro (come la comprensione delle tecnologie digitali e come utilizzarle in modo economico), il cio svolge ancora un ruolo centrale e a tutto tondo. Ma ora è necessario concentrarsi maggiormente e in modo lungimirante sulla ‘prossima ondata’ di innovazioni tecnologiche, al di là delle priorità attualmente sul tavolo”.
I cio dovranno fare molte nuove considerazioni. – L’infrastruttura di accesso da remoto è abbastanza solida da permettere alla maggior parte dei dipendenti di lavorare a distanza? – Le applicazioni core business sono pronte per il cloud? O si sta facendo affidamento su soluzioni ingombranti che non sono facili da usare come alternativa? – Le soluzioni di collaborazione possono far fronte a un forte incremento dei volumi di traffico mentre gli utenti passano a soluzioni di virtual collaboration? – L’ambiente di lavoro diffuso è davvero sicuro?
“Una volta spostato il perimetro dell’ufficio – chiarisce – sui dispositivi degli utenti, è fondamentale stabilire ambienti sicuri per proteggere i dati dei clienti, quelli finanziari o personali. Nei mesi passati, abbiamo già visto un enorme aumento del crimine informatico che cerca di sfruttare l’emergenza Covid-19. Ciò che è chiaro è che i cio devono cogliere l’opportunità di pianificare ora il futuro delle loro aziende. Devono valutare come realizzare un’architettura di rete che consenta loro di adattarsi rapidamente al nuovo mondo flessibile del lavoro a distanza”.
Adnkronos.