Lo auspica in una nota Dusy Marcolin, presidente della Commissione regionale per le Pari opportunità tra uomo e donna (Crpo Fvg), ricordando che “l’evento, istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e patrocinato dall’Unesco, viene dedicato alle ragazze Stem (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics) e ha una valenza enorme. Serve infatti a ricordarci e a ricordare che le donne non possono più restare ai margini dei settori delle materie tecnico-scientifiche, dalla fisica alla chimica, passando dalla robotica alla matematica, fino alle varie branche dell’ingegneria”.
“Secondo l’ultimo rapporto Unesco, infatti, solo il 33% dei ricercatori sono donne, nonostante rappresentino il 45% delle laureate e il 55% degli studenti di Master. I motivi per cui le ragazze non si avvicinano alle materie Stem – spiega Marcolin – sono dovuti soprattutto a stereotipi e pregiudizi, secondo i quali le donne sarebbero meno portate per la scienza rispetto agli uomini”.
“Niente di più sbagliato – rimarca la presidente della Crpo Fvg – in quanto le donne, quando scelgono di studiare discipline scientifiche, ottengono in media risultati più alti rispetto ai coetanei maschi. Purtroppo, però, gli stereotipi sbagliati, uniti alle scarse prospettive di carriera, portano molte donne a non scegliere le materie scientifiche, mantenendo in questo modo un divario enorme tra i generi. Secondo gli studi, infatti, a 6 anni inizia a radicarsi il pregiudizio che le ragazze siano meno brave nelle materie scientifiche e, già in prima elementare, le bambine cominciano a fare i conti con un sistema che le vuole più portate
per le materie umanistiche, piuttosto che per quelle scientifiche. Il cosiddetto Gender Dream Gap, ossia la differenza di sogni legata al genere”.
“Purtroppo, i numeri ci confermano questa realtà. A 15 anni, in Italia, il divario di genere in matematica – dettaglia Marcolin – è in media tra i più alti dei Paesi Ocse: ben 16 punti di differenza, contro 5, secondo l’ultimo rapporto Unesco. Eppure le differenze sono nulle nei Paesi scandinavi e negli Emirati Arabi. È di tutta evidenza, quindi, che non si tratta di una questione di genere, ma di fattori culturali e sociali”.
“Da qui – conclude la nota della Commissione regionale per le Pari opportunità tra uomo e donna – l’impegno fondamentale per aiutare le ragazze a scegliere liberamente gli studi seguendo le proprie inclinazioni e a far emergere i propri talenti, a dispetto di quanto purtroppo ancora si pensa. Condivido, infine, le parole della professoressa Caputo (capo del Dipartimento di Intelligenza artificiale del Politecnico di Milano) quando dice che ‘le donne sono grandissime creative e hanno una grande capacità di coniugare la voglia di fare bene con la voglia di fare del bene'”.