Pubblicato il: 24/05/2019 17:35
Promuovere lo sviluppo di un mercato interno dei pagamenti al dettaglio efficiente, sicuro e competitivo, rafforzando così la tutela degli utenti, sostenendo l’innovazione e aumentando il livello di sicurezza dei servizi di pagamento elettronici. E’ l’obiettivo dell’Unione europea, con la direttiva europea PSD2, Payment Services Directive, recepita dal governo italiano, che punta a rappresentare una nuova fase del mondo bancario e finanziario battezzata appunto come ‘open banking’.
Con l’entrata in vigore della PSD2 infatti le banche sono obbligate a concedere l’accesso al conto e ai servizi di pagamento online dei consumatori, sulla base di modalità regolamentate e sicure e con il consenso del cliente.
“Con l’open banking -spiega ad Adnkronos/Labitalia Gianluca Finistauri, head of digital corporate banking Nexi- si chiede alle banche di aprire i propri conti correnti a terze parti, che possono essere società e istituti di pagamento, che quindi possono operare sia per leggere le informazioni che per disporre di bonifici o transazioni senza un accordo bilaterale tra la terza parte e la banca. Questo è l’inizio di un grandissimo cambiamento, con le banche che avranno un’opportunità in più di distribuire i propri prodotti e farsi vedere dai consumatori. Oggi infatti le banche hanno solo i canali ‘proprietari’, come le filiali e l’home banking. Con l’open banking, che significa appunto un mercato aperto, invece prolifereranno le possibilità di terze parti che forniranno servizi ai clienti della banca e quindi opportunità per la banca di aumentare la distribuzione e anche nuovi clienti”.
Pertanto nuove opportunità di sviluppo di business per le banche ma anche occasione per i clienti degli istituti stessi di migliorare le proprie condizioni. E tutto in totale sicurezza. “A prima vista -spiega infatti Finistauri- si può pensare che essendoci delle nuove controparti che accedono ai dati bancari la sicurezza possa essere messa in discussione. La realtà è diversa perchè Eba, l’Autorità bancaria europea, ha pensato a tutto e i tavoli che redigono le specifiche tecniche hanno anche dato il via a un giro di vite sulla sicurezza introducendo quello che si chiama in gergo tecnico ‘Strong Customer Authentication’, che è un insieme di regole molto stringenti su come il cliente partner ha accesso al conto e su come un cliente autorizza una transazione e sui livelli di controlli sia anti frode e di anti inclusione che la banca deve mettere in atto e che rafforzano di molto le pratiche”.
E il mercato è già pronto ad accogliere le novità in arrivo. “La data ufficiale di apertura alle terze parti dell’open banking -sottolinea- è il 14 settembre del 2019. E nonostante ciò il mercato si sta già preparando, si stanno preparando ovviamente le terze parti a fornire servizi ai clienti, e crediamo che le aree di servizio che prolifereranno di più, e da subito, saranno gli aggregatori di conto. Quindi quelle terze parti che tramite app o siti web consentono di dare una vista d’insieme, e di operare, su più conti, al cliente magari ‘multi-bancarizzato'”.
“E la seconda area che crediamo avrà uno sviluppo immediato, anche perchè ci sono già dei player su questo mercato -aggiunge ancora- è il mercato del credito alle piccole imprese. Ci sarà quindi qualche player che collegandosi alle banche dell’azienda, e chiedendo il consenso all’azienda (i dati verranno forniti alle terze parti sempre con il consenso dell’utente) potranno conoscere la sua storia di pagamenti e quindi prendere una decisione creditizia sul cliente, cosa che ad oggi non era possibile. E pensiamo che l’anno in cui ci sarà il picco della diffusione di questi servizi sarà il 2021”.
E l’Italia in questa occasione fa da capofila rispetto agli altri Paesi europei. “Le banche -spiega Finistauri- si stanno tutte organizzando, sono molto avanti e il sistema italiano è forse ancora più avanti degli altri sistemi europei, perchè è l’unico sistema che ha creato un’iniziativa, diciamo cooperativa, tra le banche che si chiama CBI Globe che è un sistema di pubblicazione delle ‘Application programming Interface’ (Api) utilizzato dal 78% delle banche italiane. E quindi tutte le banche insieme per risparmiare sui costi di adeguamento normativo ma anche per dare alla terza parte, quando si collega, la possibilità di trovare tutte le banche”.
Per Finistauri “Tra i grandi paesi europei questa grande iniziativa di sistema credo che siamo stati gli unici ad averla adottata. E quindi l’Italia in questo caso non è indietro rispetto agli altri Paesi. E poi anche le banche hanno capito che è un’opportunità, non è una minaccia, perchè aprendo i canali di distribuzione arriveranno molti più clienti e molti richieste di innovazione di prodotti di quante ne arrivassero con i canali proprietari, come la filiale e l’home banking”.
E Nexi è pronta ad essere della partita “Nexi è uno degli abilitatori, forse il più grande, ma io credo che tutto il sistema sia pronto non solo il nostro. L’Italia è pronta”, conclude.
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