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Turismo: storyteller raccontano il cuore nascosto d’Irlanda a viaggiatori slow  

Storyteller raccontano il cuore nascosto d’Irlanda a viaggiatori slow

Raccontano miti che si perdono nella notte dei tempi, gesta eroiche di un popolo fiero che si rispecchiano nelle acque di laghi circondati da paesaggi incontaminati. Sono le guide turistiche e ambientali che svelano i tesori nascosti di un territorio ancora tutto da scoprire, veri e propri storyteller che attraverso i loro racconti fanno conoscere al viaggiatore il cuore nascosto d’Irlanda. Un itinerario, quello di Ireland’s Hidden Heartlands, fuori dalle rotte più note dell’Isola, che attraversa le contee dell’Ovest, solcate dal fiume Shannon, dove il proverbiale verde della campagna irlandese si alterna con specchi d’acqua disseminati da centinaia di isolotti.

Su questi percorsi inesplorati il turismo si fa davvero slow e quando si visita uno dei manieri appartenuti all’aristocrazia britannica oppure uno dei tantissimi siti archeologici o le rovine di un’abbazia medioevale, bisogna prendersi il proprio tempo. Ogni luogo, infatti, ha la sua storia da raccontare e a narrarla ci sono loro, gli storyteller: non solo guide professionali, ma narratori pronti a incantare con le storie di questa terra e a illustrarne ogni dettaglio. Perché qui ogni dettaglio ha il suo significato da custodire e valorizzare. Ritmo lento, dunque, ma attivo per un percorso che si snoda fra cittadine affacciate sul fiume e pittoreschi villaggi rurali e che offre anche innumerevoli opportunità per una vacanza sportiva, dalla bicicletta al kayak, come suggerisce Turismo Irlandese (www.ireland.com).

Così, nella contea di Cavan, che conta ben 365 laghi, paradiso per il bird watching, si può partire alla scoperta del Lough Oughter a bordo di canoa, per raggiungere l’isolotto artificiale dove sorge il Clough Oughter Castle e ascoltare dalla voce degli esperti navigatori di Cavanadventure i racconti di capitani e battaglie legati a questo monumento dove ognuna delle pietre rimaste ha una sua storia.

Spostandosi a Nord-Ovest si può percorrere la Cavan way, 26 chilometri tra megaliti, foreste e sorgenti che ha il suo cuore nel Cavan Burren Park, al centro del Marble Arch Caves Global Geopark. Un’area di eccezionale eredità geologica riconosciuta dall’Unesco, che si può percorrere a piedi. In questo altopiano di roccia calcarea, a raccontare di ere glaciali, depositi di arenaria e prime tracce dell’uomo è una guida d’eccezione: Seamus O hUlrachain, custode del parco, che in 30 anni di ricerche da autodidatta è diventato più esperto degli studiosi che periodicamente analizzano l’area. Un po’ geologo e un po’ archeologo, racconta una storia che ha inizio 340 milioni di anni fa, affabulando i visitatori con le sue ipotesi-scoperte che aprono nuove frontiere nell’opera della natura e dell’uomo.

Un’altra attrazione per gli amanti dello slow tourism sono le house boat che solcano il leggendario Shannon: case galleggianti che chiunque può guidare, con cui risalire il corso del fiume e fermarsi nei numerosi centri che si incontrano. Come Carrick-on-Shannon, cittadina di tradizione turistica che vanta uno dei più antichi alberghi del paese, il Bush Hotel che dal 1796 è gestito dalla stessa famiglia, come spiega il titolare Joe Dolan: “Questo albergo parla della storia di questo luogo: ha avuto molte trasformazioni e oggi puntiamo su un turismo slow e sostenibile, per esempio offrendo solo prodotti a km 0”.

In questo centro sullo Shannon, il racconto si intreccia con i luoghi di culto come la Castello Chapel, considerata la seconda cappella più piccola al mondo, fatta erigere da Edward Castello in memoria della sua amata moglie. E soprattutto St. George’s, recentemente restaurata, che ospita un’esposizione tributo a 150 anni di storia, dai caduti nella Grande Guerra agli emigranti. Basta entrare nell’attiguo Visitor Centre per trovare la custode disponibile a raccontare una lunga storia, fatta di difesa della libertà di religione, di lotte e di tanta povertà.

Archeologia, mito e dimore storiche attendono il visitatore nella contea di Roscommon. A cominciare dal Rathcroghan Visitor Centre, nel villaggio medioevale di Tulsk. Fresco di riconoscimento per la sua esposizione che ricostruisce i primi insediamenti celtici nella zona, in un percorso di storytelling multimediale e interattivo che si conclude con una passeggiata nel sito dove sorgeva il complesso reale di Cruachan, il più grande in Europa, con oltre 60 monumenti protetti. Storia, mitologia, archeologia e letteratura si confondono, dalla regina Medb fino all’eroe bambino Cù Chulainn, passando per guerrieri e battaglie.

Un’area dal grande potenziale turistico, come spiega il manager del Rathcroghan Visitor Centre, Daniel Curley: “E’ la più estesa delle zone archeologiche del paese e attira i turisti che viaggiano da Nord a Sud o da Est a Ovest. Quello del turismo archeologico è un settore ancora poco sviluppato in Irlanda e in particolare in questa zona interna che rischia lo spopolamento. Ma grazie a un progetto europeo, l’unico che lega il turismo al ripopolamento, si punta ora a favorire lo sviluppo delle attività dei farmers legate all’agriturismo e al turismo sostenibile”.

Anche il Medioevo in questa terra ha lasciato le sue tracce, come Boyle Abbey, abbazia cistercense commutata in castello quando, sotto Enrico VIII, i monasteri furono soppressi. Anche qui la guida-storyteller, durante un accurato tour di un’ora, racconta con dovizia di particolari come romanico e gotico convivono in un’unica navata e come i capitelli ancora visibili celano simboli sacri e profani e, ancora, la vita monastica prima e quella aristocratica dopo.

Storie di opulenza e di lotta si possono ascoltare a Strokestown Park, dove sorge un maniero georgiano arredato con pezzi originali del 18° secolo, in cui il tempo sembra essersi fermato agli ultimi inquilini illustri che vi hanno abitato. Riportato al suo antico splendore anche il giardino, dove si può passeggiare tra ninfei e labirinti e una insolita parete di cemento in stile veneziano. Contiguo alla residenza nobiliare è il National Famine Museum, che raccoglie documenti e testimonianze di uno dei periodi più tragici della storia irlandese, quello della grande carestia degli anni 1840. A narrare la storia di questa nobile famiglia, di questo edificio ‘salvato’ in extremis da un imprenditore locale, ma anche della ribellione del popolo contro i lord e dei milioni di cittadini emigrati, fra ricatti e carestia, è in persona il generale manager di Strokestown Park House, John O’Driscoll.

Nella contea di Roscommon a guidare attraverso il Lough Key è una coppia che gestisce il Lough Key boat. Sono loro a raccontare della magica atmosfera dell’isolotto Trinity, con i resti di un’abbazia, e della leggenda amorosa celata in McDermott’s Castle, una fortezza del XII secolo usata dal capostipite della dinastia Moylurg. Una volta sbarcati, il racconto continua nel Lough key Forest Park: 350 ettari di bosco, già tenuta estiva della famiglia di Rockingham, oggi divenuta un parco forestale, che offre un percorso attraverso alberi secolari per il segway, una passerella sospesa tra la foresta e il lago e una torre stile anni Settanta a fare da belvedere nel luogo dove sorgeva la faraonica residenza della famiglia, andata distrutta durante un incendio. Qui anche i sotterranei che erano utilizzati per la servitù e per le derrate alimentari sono spunto per una narrazione, attraverso cui la guida accompagna lungo il tunnel fino alla torre belvedere, costruita in uno stile che oggi farebbe storcere il naso ma che qui appartiene alla storia dell’architettura.

Ed è un ex minatore, a pochi chilometri di distanza, a fare da guida all’Arigna Mining Experience. Una visita in questa architettura del sottosuolo, per vedere gli spazi angusti e oscuri dove si svolgeva il duro lavoro della miniera di carbone, ascoltando dalla voce di uno dei suoi protagonisti il racconto, accompagnato da effetti di luci e suoni, di lunghe giornate di fatica trascorse nell’oscurità. E di quando, negli anni Novanta, la miniera ha chiuso e migliaia di persone persero il lavoro o, meglio, dovettero reinventarselo. Ma questa è un’altra storia da raccontare.

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