Pubblicato il: 13/09/2019 16:59
‘Umanesimo digitale: una nuova agenda per il futuro del lavoro’. Partendo da questo scenario, Unilever Italia e i rappresentanti delle principali organizzazioni sindacali confederali hanno firmato il primo accordo sindacale dedicato all’industria 4.0, siglato da Gianfranco Chimirri, direttore risorse umane di Unilever Italia, insieme a Sara Palazzoli, segretario nazionale Flai Cgil, Roberto Benaglia, segretario nazionale Fai Cisl, e Pietro Pellegrini, segretario nazionale Uila Uil.
Una misura innovativa, si legge in una nota, “inserita nel più ampio progetto ‘Future of work‘ di Unilever Europa, applicato con successo e che ora prende avvio anche in Italia”. “L’agenda rivoluziona il mondo delle relazioni sindacali – spiega – anticipando in modo proattivo le tendenze in atto, mettendo al centro in modo strutturale il concetto di occupabilità e supportando i lavoratori con un percorso personalizzato e continuo di formazione e riqualificazione in stretto contatto con le parti sociali e con le aziende del territorio”.
Unilever Italia, prosegue la nota, “concretizzerà questo nuovo approccio in due progetti pilota nella sede di Roma e nel sito produttivo di Caivano, attraverso una cabina di regia e una commissione tecnica alla quale parteciperanno sia rappresentanti aziendali che del sindacato”. “La fase di co-progettazione delle misure partirà a metà settembre e terminerà a fine dicembre mentre l’attuazione dell’Agenda vera e propria occuperà tutto il 2020”, aggiunge.
“Le attività dell’agenda – sottolinea – coinvolgeranno progressivamente tutte le articolazioni di Unilever in Italia e, con particolare riferimento all’obiettivo di massimizzare l’occupabilità per tutti i lavoratori, le azioni congiunte da realizzare si focalizzeranno sulla acquisizione di abilità digitali e sulla valorizzazione delle human skills, sempre più richieste per ricoprire i ruoli del futuro nel nuovo panorama dell’industria 4.0”.
“Unilever Italia e le organizzazioni sindacali nazionali hanno concordato un nuovo approccio alla gestione delle relazioni sindacali in Italia”, afferma Gianfranco Chimirri, responsabile risorse umane Unilever Italia. “‘Umanesimo digitale: una nuova agenda per il futuro del lavoro’ delinea un approccio incentrato sulle persone nella gestione della digitalizzazione, dell’automazione e del futuro del lavoro. Lavorando insieme ai sindacati abbiamo costruito un nuovo modello che affronti in maniera proattiva le future sfide del mercato del lavoro, in modo da poter garantire a tutti i dipendenti Unilever in Italia un percorso futuro”, spiega ancora.
“Punto di partenza per noi è il miglioramento delle competenze, il loro rinnovamento e un piano personalizzato per garantire una più ampia occupabilità, nonché per identificare nuovi modi di passare da e verso il lavoro con Unilever. Ciò consente a tutte le persone di Unilever di essere completamente attrezzate per prosperare in un momento di cambiamento senza precedenti sul posto di lavoro”, spiega ancora la nota.
Unilever si è impegnata a finanziare il progetto ‘Future of Work’ a livello europeo fino a 30 milioni di euro nel triennio 2019, in linea con gli impegni strategici per tutelare tutte le sue persone e metterle in condizione di affrontare la costante evoluzione del lavoro e di essere veri artefici del proprio futuro. Secondo Sara Palazzoli, segretario nazionale Flai Cgil, “con accordi importanti come questo siamo di fronte a una sfida per essere protagonisti del cambiamento portato dall’innovazione e dalla digitalizzazione, in una ottica di nuova e maggiore capacità di occupazione attraverso l’acquisizione di nuove competenze necessarie ai cambiamenti del lavoro”.
“L’accordo -afferma il segretario nazionale della Fai Cisl, Roberto Benaglia– cerca di anticipare l’imminente transizione tecnologica, organizzativa e digitale che Unilever dovrà gestire nei prossimi anni anche nel nostro Paese e adotta politiche di supporto e sostegno per i lavoratori del gruppo, a partire dalla loro riqualificazione e arricchimento professionale. In questo senso, è un accordo veramente innovativo e apripista, che per una volta vuole tutelare per tempo e nel futuro i lavoratori e non gestire le conseguenze di scelte già avvenute”.
“La Uila è convinta che la negoziazione debba sempre più essere una ‘contrattazione d’anticipo’ che, per l’appunto, legge la realtà, ne assume i mutamenti e predispone soluzioni valide per l’immediato e, soprattutto, per il futuro. L’ ‘Agenda per lo sviluppo del capitale umano di Unilever nell’industria 4.0’ fa proprio questo”, spiega il segretario nazionale Uila-Uil, Pietro Pellegrini.
“La rivoluzione digitale è un vortice di trasformazione che sta inghiottendo il mondo; le aziende di tutti i settori ne sono state, o sono, o saranno influenzate, in modo più o meno significativo. Questo vortice di incertezza spaventa soprattutto per l’impatto che si teme possa avere sui lavori, le professionalità e quindi sull’occupazione in generale. Molte professioni potrebbero scomparire, altre richiederanno aggiornamento significativo delle proprie competenze o nuove nasceranno in futuro, per esempio manutentori di robot, esperti di cyber security e data scientist”, commenta Mariano Corso, ordinario di Leadership e Innovation del Politecnico di Milano.
“Molti analisti -continua Corso- si sono cimentati nella difficile stima dell’effetto che si avrà sull’occupazione; negli scorsi anni era forte il timore che il bilancio netto tra occupazione creata e persa sarebbe stato negativo; oggi, invece, la maggior consapevolezza delle organizzazioni circa le potenzialità offerte da digitale e automazione ha ribaltato la percezione e portato a stime più ottimistiche”. “Focalizzandosi sul contesto italiano, la ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence degli Osservatori Digital Innovation ha provato a fare delle stime per i prossimi anni combinando dati da fonti e ricerche pubbliche con quelli direttamente rilevati di adozione delle imprese”, spiega Corso.
“Nei prossimi 15 anni per effetto dell’invecchiamento della popolazione e dei bassi tassi di natalità, vi sarà un saldo negativo dell’offerta di lavoro che ridurrà di circa 2,9 milioni di lavoratori, parzialmente compensata dal saldo migratorio (+1,5 milioni) per un complessivo decremento di 1,4 milioni di lavoratori”, aggiunge. “Nel contempo, si può stimare un incremento della domanda di lavoro di circa 3,3 milioni di posti di lavoro equivalenti, soprattutto per l’aumento dei consumi e delle aspettative di qualità della vita e il maggior carico assistenziale per una popolazione progressivamente invecchiata. Nei prossimi 15 anni si potrebbe quindi generare un disavanzo di 4,7 milioni di posti di lavoro equivalenti”, conclude Corso.
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